Vittorio Sabadin, La stampa 12/7/2009, 12 luglio 2009
”N. Y. TIMES” 5 DOLLARI PER LA VITA
La decisione del New York Times di proporre ai propri lettori un pagamento di 5 dollari al mese (2,5 per gli abbonati) per accedere al proprio sito web può segnare una svolta decisiva nella tormentata storia dei giornali in crisi. Se avrà successo, confermerà la tesi di quanti sostengono che non bisogna preoccuparsi troppo, perché in futuro i soldi arriveranno dal Web. Se sarà un fallimento, si dovrà dire addio a quella che anche a Rupert Murdoch, il più importante editore del mondo, sembrava l’unica idea buona: smetterla di suicidarsi diffondendo i propri contenuti gratis.
Ma non tutti sono d’accordo, a cominciare dagli stessi lettori del Times. Secondo i primi sondaggi, circa il 70% di chi ha risposto al questionario si è detto contrario al pagamento, anche se 5 dollari al mese non sono considerati una spesa eccessiva. Un articolo dedicato all’argomento dal «Nieman Journalism Lab» di Harvard ha spiegato perché: il problema non sta nel prezzo che si decide di fare pagare, ma nel passaggio stesso dal gratuito al non gratuito, che su Internet causa da solo l’immediata fuga di migliaia di utenti. Secondo l’istituto dell’università americana tanto varrebbe fare pagare di più a quelli che restano, e non dare l’impressione che il New York Times a soli 5 dollari al mese sia come un prodotto difettoso nel cesto dei saldi.
Trovare il punto di equilibrio economico tra incassi ed abbandoni sarà molto difficile anche per il Times, che può contare su una utenza globale. Ma rischia di essere impossibile per i giornali italiani, la cui audience è limitata ai confini nazionali da una lingua che parliamo solo noi.