Egle Santolini, La stampa 12/7/2009, 12 luglio 2009
TWIGGY COMPIE 60 CHILI
C’erano una volta, nella Swinging London dei Beatles e di Mary Quant, le modelle Shrimp e Twiggy, il «gambero» e il «legnetto». Di Shrimp, alias Jean Shrimpton, si sono perse le tracce, dopo che si ritirò a Penzance in Cornovaglia a gestire un hotel di charme sulla spiaggia. Twiggy invece, all’anagrafe Lesley Hornby, non ha inteso sottrarsi all’esame del pubblico. Ora che è arrivata ai 60 anni e ancora più sorprendentemente ai 60 chili, ecco la consacrazione della National Portrait Gallery di Londra: una mostra di suoi ritratti firmati dai più grandi (tra gli altri Cecil Beaton, Richard Avedon, Norman Parkinson, Terry O’Neill, e anche Linda Eastman, l’amatissima prima moglie di Paul McCartney) che non celebra soltanto la prima vera top model britannica ma anche un’età dell’innocenza di vertiginosa eleganza (dal 19 settembre, giorno del compleanno, a marzo 2010, www.npg.org.uk/). Sfilano il primo piano iconico di Barry Lategan, con quelle ciglia finte poi copiate da tutte le ragazze degli anni Sessanta; gli scatti dai servizi di moda a cui s’ispirò «Blow up» di Antonioni; il documento di un incontro a Los Angeles con Sonny and Cher. E poi Twiggy vestita da squaw all’aeroporto di Londra, gazzella metropolitana sul selciato di King’s Road, squisito robot cromato per lo stilista Ossie Clark. Senza l’esilità preraffaellita di questo elfo di North London, si capisce subito che mai alcuna Kate Moss avrebbe potuto aspirare alla notorietà.
Niente bisturi
Quel che più consola, però, è il fatto che Twiggy si sia conservata benissimo. Nessuna traccia aggressiva di chirurgia estetica (il bisturi, se è passato di lì, deve essere stato adoperato da mani leggere e di primissima qualità), un appetitoso aumento di peso, un uso vivacemente British dei colori pastello (nella patria di Queen Elizabeth non si ha paura né del celeste bebè né del peonia). Soprattutto, l’aria pacificata di una perfetta dame inglese di mezza età amante della beneficenza e del giardinaggio. «Grazie a Dio non sono più magra come una volta», ha detto recentemente. «Se lo fossi avrei un aspetto veramente strano. Mi piace mangiare in modo intelligente. E poi fluttuo tra il Pilates, le lezioni di danza e la palestra». Le sue amiche più care sono Cynthia Lennon, prima moglie di John, risposata da molti anni all’italiano Roberto Bassanini, Barbara Hulanicki, la Biba del leggendario store londinese, ora creatrice di borse e arredatrice per miliardari di Miami, e l’attrice Fran Drescher, a cui, che ci crediate o no, durante una crociera avrebbe ispirato la serie televisiva «La tata». Ovviamente ha un sito web, da cui dispensa consigli «per sembrare e sentirsi favolose dopo i 40», prevedibilmente ha firmato astuti contratti pubblicitari (con Marks & Spencer e con una ditta che produce biancheria da letto), spiritosamente è incappata nella giuria di un talent show, «America’s Next Top Model». Ha un marito attore, Leigh Lawson (il suo secondo: era rimasta vedova a 29 anni di Michael Witney, morto di cuore), una figlia trentunenne, Carly, una casa a Kensington, una linea di abbigliamento che porta il suo nome.
La nascita ufficiale del Mito si fa risalire al 1966. Il luogo: un parrucchiere nel quartiere londinese di Mayfair. Il fotografo Barry Lategan, chiamato per riassortire i ritratti promozionali da appendere in negozio, ha deciso che quella studentessa diciassettenne figlia di un falegname e di una commessa dei magazzini Woolworth vale una seduta. Ma ci vogliono sette ore di ripensamenti del coiffeur Leonard per arrivare al taglio corto e sofisticatissimo che fa di Lesley un personaggio: a un certo punto, addirittura, si rischiò la treccia. Fu Twiggy in persona a truccarsi, ornando il contorno inferiore degli occhi con tratti precisi di matita nera. La foto viene appesa al muro e subito notata da Deirdre McSharry del «Daily Express», che la proclama «faccia del ”66». Non un anno qualsiasi: più o meno in quei giorni, i Beatles registrano «Revolver» negli studi di Abbey Road e i Rolling Stones fanno uscire «Aftermath», il primo disco fatto interamente di canzoni di propria composizione. Harold Wilson guida un governo laburista, François Truffaut gira negli studi di Pinewood «Fahrenheit 451», Lynn Redgrave e Charlotte Rampling fanno sognare il pubblico in «Georgy svegliati».
«I Sessanta furono gli anni in cui anche la gente comune poteva fare cose straordinarie», filosofeggia Twiggy. L’impatto della sua immagine in un mondo che viveva di Marilyn Monroe e Diana Dors è oggi difficile da ravvisare. Twiggy non ha né seno né fianchi e di anni ne dimostra dodici. , insieme, perfettamente asessuata eppure sottilmente erotica: e quelle quattro ossa preziosamente addobbate significano, anche, emancipazione sociale, libertà, nascita di una nuova identità femminile. Arrivano le copertine di «Vogue» e di «Tatler», i fotografi più esigenti, la bambola e il gioco di società a lei dedicati, poi l’America e anche il Giappone. Twiggy, che qualcuno definisce «il corpo di un’affamata con il volto di un angelo», è incollata a un fidanzato che le funge da manager, Nigel Davies, che si fa chiamare Justin de Villeneuve e del quale finirà poi per stufarsi e liberarsi.
Dalla moda allo schermo
Il tutto dura appena tre anni. A venti Twiggy chiude formalmente la propria carriera di modella e si dà al cinema, con il musical «The Boyfriend» di Ken Russell. un successo: vince subito un Golden Globe (e quando nell’ 83 debutterà a Broadway, con «My One and Only», sarà subito una nomination al Tony). Non infilerà più un trionfo di quel genere, ma se la cava onorevolmente fino a oggi, tenendosi occupata con grazia fra teatro, set e tivù e soprattutto non fossilizzandosi nel proprio glorioso passato. Il legnetto ha fatto storia, ma non ci tiene a sottolinearlo. «Ho la fortuna di essere spesso di buonumore», riconosce. «La depressione non mi tocca. Ma che nessuno si faccia strane idee, ho avuto una vita piuttosto ordinaria. Niente party fino all’alba, pochi innamorati. La sera mi piace stare a casa a cucire». Qualche mese fa le hanno dedicato una rosa, color albicocca e dal profumo di miele.