Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  luglio 12 Domenica calendario

UNA «COLAZIONE SULL’ERBA» AVVENTURE DI UN CAPOLAVORO


Sono tornata dalla Russia, dove ho visitato il museo Pushkin a Mosca. Tra i tanti quadri impressionisti si trova le «Déjeuner sur l’herbe» di Claude Monet, ma io sono sicura di aver visto lo stesso quadro, grande da riempire una stanza tutta sua, al Museo de la Gare d’Orsay di Parigi qualche anno fa. I russi ritengono di possedere questo quadro dalla fine dell’Ottocento. Ho cercato delucidazioni su internet. Un sito lo colloca al Pushkin di Mosca, un altro al Museo della Gare d’Orsay. Magari lei ne sa qualcosa di più e mi può illuminare.
Monika Tosti
melanietos@hotmail.com

Cara Signora,
Le colazioni sull’erba, tradizionale svago del­la borghesia francese soprattutto nella seconda metà dell’Ottocento, sono state il tema di numerosi quadri. L’archetipo è il «déjeuner» di Edouard Ma­net che fece scandalo al Sa­lone del 1863. Manet si era ispirato al Concerto campe­stre di Tiziano e, per la di­sposizione dei personaggi, a una incisione di Raffaello. Ma aveva vestito i due uo­mini in abiti moderni e col­locato accanto a loro una donna nuda che, il volto so­stenuto dalla mano destra, guarda maliziosamente lo spettatore. Quel nudo par­ve incongruo, se non osce­no, e provocò il veto degli organizzatori del Salon. Ma divenne famoso quando fe­ce la sua apparizione, nelle settimane seguenti, al Salo­ne dei respinti (il Salon des réfusés) insieme a opere di Claude Monet, Camille Pis­sarro, James Whistler.

Due anni dopo, nella pri­mavera del 1865, Monet de­cise di riprendere il tema, forse per rendere omaggio all’amico Manet, forse per dimostrare che anch’egli era capace di affrontare una grande composizione con figure e paesaggi. Co­minciò con alcuni grandi schizzi, uno dei quali finì per l’appunto al Museo Pu­shkin di Mosca, e s’impe­gnò finalmente in un’opera di straordinarie dimensio­ni( 4 metri per 6) che fu per molto tempo la sua passio­ne e il suo incubo. Afflitto da difficoltà economiche e probabilmente insoddisfat­to, dette infine il quadro in pegno al padrone di casa che lo arrotolò e lo mise in cantina. Quando poté recu­perarlo, parecchi anni do­po, Monet constatò che al­cune parti del dipinto era­no state guastate dalla muf­fa, e divise l’opera in tre frammenti. Due di essi ven­nero comperati dallo Stato francese e sono oggi al Mu­seo della Gare d’Orsay, il terzo è andato perduto. Se lei potesse confrontare il quadro di Parigi con quello di Mosca, scoprirebbe che nel primo, a sinistra della si­gnora seduta sull’erba al centro del dipinto, vi è un personaggio che non appa­re nel secondo. un uomo robusto, il volto coperto da una grande barba, che asso­miglia straordinariamente a Gustave Courbet. Si dice che il grande Courbet, nel­l’inverno fra il 1865 e il 1866, abbia fatto visita a Monet nel suo studio e che questi, lusingato, lo abbia inserito nel dipinto.

Un’ultima informazione. Il Monet del Pushkin appar­teneva alla collezione di Ser­gej Ivanovic Shukhin, l’uo­mo che insieme a Ivan Abra­movic Morozov riunì a Mo­sca, prima della rivoluzione bolscevica, una straordina­ria raccolta di opere dell’im­pressionismo francese. Sco­prì Monet durante un viag­gio a Parigi del 1897 e gli comprò tredici quadri fra cui lo schizzo che lei ha vi­sto a Mosca. Nazionalizzate da un decreto di Lenin, le opere delle due collezioni furono esposte per qualche anno in un Museo dell’arte occidentale, aperto a Mosca nel 1922, e divise poi fra il Pushkin e l’Ermitage di Le­ningrado. Ma rimasero na­scoste al pubblico sino alla morte di Stalin e riapparve­ro fra il 1954 e il 1955.