Sergio Romano, Corriere della sera 12/7/2009, 12 luglio 2009
UNA «COLAZIONE SULL’ERBA» AVVENTURE DI UN CAPOLAVORO
Sono tornata dalla Russia, dove ho visitato il museo Pushkin a Mosca. Tra i tanti quadri impressionisti si trova le «Déjeuner sur l’herbe» di Claude Monet, ma io sono sicura di aver visto lo stesso quadro, grande da riempire una stanza tutta sua, al Museo de la Gare d’Orsay di Parigi qualche anno fa. I russi ritengono di possedere questo quadro dalla fine dell’Ottocento. Ho cercato delucidazioni su internet. Un sito lo colloca al Pushkin di Mosca, un altro al Museo della Gare d’Orsay. Magari lei ne sa qualcosa di più e mi può illuminare.
Monika Tosti
melanietos@hotmail.com
Cara Signora,
Le colazioni sull’erba, tradizionale svago della borghesia francese soprattutto nella seconda metà dell’Ottocento, sono state il tema di numerosi quadri. L’archetipo è il «déjeuner» di Edouard Manet che fece scandalo al Salone del 1863. Manet si era ispirato al Concerto campestre di Tiziano e, per la disposizione dei personaggi, a una incisione di Raffaello. Ma aveva vestito i due uomini in abiti moderni e collocato accanto a loro una donna nuda che, il volto sostenuto dalla mano destra, guarda maliziosamente lo spettatore. Quel nudo parve incongruo, se non osceno, e provocò il veto degli organizzatori del Salon. Ma divenne famoso quando fece la sua apparizione, nelle settimane seguenti, al Salone dei respinti (il Salon des réfusés) insieme a opere di Claude Monet, Camille Pissarro, James Whistler.
Due anni dopo, nella primavera del 1865, Monet decise di riprendere il tema, forse per rendere omaggio all’amico Manet, forse per dimostrare che anch’egli era capace di affrontare una grande composizione con figure e paesaggi. Cominciò con alcuni grandi schizzi, uno dei quali finì per l’appunto al Museo Pushkin di Mosca, e s’impegnò finalmente in un’opera di straordinarie dimensioni( 4 metri per 6) che fu per molto tempo la sua passione e il suo incubo. Afflitto da difficoltà economiche e probabilmente insoddisfatto, dette infine il quadro in pegno al padrone di casa che lo arrotolò e lo mise in cantina. Quando poté recuperarlo, parecchi anni dopo, Monet constatò che alcune parti del dipinto erano state guastate dalla muffa, e divise l’opera in tre frammenti. Due di essi vennero comperati dallo Stato francese e sono oggi al Museo della Gare d’Orsay, il terzo è andato perduto. Se lei potesse confrontare il quadro di Parigi con quello di Mosca, scoprirebbe che nel primo, a sinistra della signora seduta sull’erba al centro del dipinto, vi è un personaggio che non appare nel secondo. un uomo robusto, il volto coperto da una grande barba, che assomiglia straordinariamente a Gustave Courbet. Si dice che il grande Courbet, nell’inverno fra il 1865 e il 1866, abbia fatto visita a Monet nel suo studio e che questi, lusingato, lo abbia inserito nel dipinto.
Un’ultima informazione. Il Monet del Pushkin apparteneva alla collezione di Sergej Ivanovic Shukhin, l’uomo che insieme a Ivan Abramovic Morozov riunì a Mosca, prima della rivoluzione bolscevica, una straordinaria raccolta di opere dell’impressionismo francese. Scoprì Monet durante un viaggio a Parigi del 1897 e gli comprò tredici quadri fra cui lo schizzo che lei ha visto a Mosca. Nazionalizzate da un decreto di Lenin, le opere delle due collezioni furono esposte per qualche anno in un Museo dell’arte occidentale, aperto a Mosca nel 1922, e divise poi fra il Pushkin e l’Ermitage di Leningrado. Ma rimasero nascoste al pubblico sino alla morte di Stalin e riapparvero fra il 1954 e il 1955.