Francesco Arcucci, Affari e finanza 13/7/2009, 13 luglio 2009
Dollaro debole e iperinflazione, due miti da sfatare- Le due più facili previsioni del mondo sono attualmente che, da un lato, stia per giungere una nuova ondata inflazionistica e, dall’altro, si stia per assistere ad una nuova forte flessione del dollaro
Dollaro debole e iperinflazione, due miti da sfatare- Le due più facili previsioni del mondo sono attualmente che, da un lato, stia per giungere una nuova ondata inflazionistica e, dall’altro, si stia per assistere ad una nuova forte flessione del dollaro. La prima previsione è basata sul fatto che, per contrastare la crisi finanziaria ed economica, la Fed e le altre banche centrali stanno creando credito a ritmi spaventosi e che i governi stanno aumentando la spesa pubblica, nonostante la contrazione delle entrate fiscali, a ritmi altrettanto rapidi. La seconda previsione si basa sul deficit della bilancia dei pagamenti degli Stati Uniti, sulle richieste di porre fine al dollaro come moneta di riserva da parte della Cina e della Russia e sul fatto che, in base alla teoria quantitativa della moneta, la crescita della massa monetaria negli Usa, più veloce che in altri paesi, si traduce inevitabilmente in vendite di dollari. In realtà gli economisti tradizionali non hanno ancora fatto tesoro degli insegnamenti della storia economica. Le prove empiriche hanno spesso sconfessato le loro teorie per cui dovrebbe essere ormai chiaro che la semplice logica basata sulle regole della fisica newtoniana non funziona (quasi mai) nell’effettuazione di previsioni sugli andamenti dei mercati finanziari. Anzi, nove volte su dieci, ciò che è ovvio è ovviamente sbagliato poiché i mercati sono connaturati ai paradossi. Così io credo che queste previsioni sull’inflazione o sull’iperinflazione prossima ventura si dimostreranno errate. Infatti, una volta che si è messa in moto la deflazione creditizia, come è avvenuto da due anni a questa parte, essa deve fare il suo corso. La Fed e le altre banche centrali possono fare ogni sforzo per sostituire le banche e gli altri intermediari finanziari; i governi possono fare di tutto per sostituire le spese dei consumatori e delle imprese, ma senza la cooperazione della gran massa della popolazione questi tentativi sono destinati a fallire. La deflazione continuerà. Credo che altrettanto errate siano le previsioni sulla debolezza del dollaro. Il dollaro americano negli ultimi 40 anni circa, da quando è crollato il sistema monetario internazionale del gold exchange standard di Bretton Woods ed è stato sostituito da un sistema monetario basato sul dollaro inconvertibile e fluttuante (dollar standard), ha perso circa i due terzi del suo valore. Facendo gli opportuni calcoli, se fosse esistito allora l’euro (che è pari a quasi 2 marchi) ci sarebbero voluti 2 milioni di euro (cioè 4 milioni di marchi) per acquistare un milione di dollari, mentre oggi ne bastano (al cambio di 1,40) 714.000. Il tutto è avvenuto in assenza di una sostanziale maggiore inflazione negli Stati Uniti rispetto all’Europa (parlo di quella germanica cui Italia, Francia e Spagna si sono legate monetariamente solo negli ultimi 10 anni). Anzi può dirsi che il costo della vita, specialmente per il cibo, l’energia e molti manufatti è cresciuto in America meno che da noi. Come si spiega, quindi, che il dollaro si sia così indebolito e la moneta europea si sia così rafforzata? L’unica spiegazione consiste nella funzione di riserva del dollaro americano: indebolendo la propria moneta gli Stati Uniti si sono finanziati presso il resto del mondo e hanno ridotto il peso reale del loro debito estero. Ora che si sta assistendo ad una implosione del sistema finanziario americano e la stessa funzione del dollaro come moneta di riserva viene messa in discussione, è molto probabile che il dollaro recupererà gran parte di questa svalutazione di quasi il 70% accumulata nel tempo. Nel 2000 l’euro valeva 0,83 dollari. Da allora si è iniziata una cavalcata dell’euro che lo ha portato, nel luglio 2008, a 1,60. A mio avviso, è molto probabile che, dati anche i nuovi rapporti di forza a livello globale, l’euro si indebolisca e nell’arco temporale di alcuni anni scenda almeno sotto la parità. Il che riporterebbe il valore del dollaro ai livelli di alcuni decenni fa. noto che il mercato è la sintesi dell’intelligenza di tutti gli operatori e che proprio per questo riesce a intravedere le condizioni economiche che si manifesteranno più avanti. A mio avviso, questo è ciò che succederà anche sul mercato dei cambi. La combinata intelligenza degli operatori del mercato in presenza di una straordinaria sottovalutazione del dollaro sospingerà ben presto la moneta americana verso l’alto e quella unica europea verso il basso.