Marco Belpoliti, La stampa 13/7/2009, 13 luglio 2009
E ORA IL CORVO VOLA IN CITTA’
Il primo che ho visto a terra, quasi a terra, e non più solo in volo nel cielo, o appollaiato sulle antenne televisive, stava becchettando dentro un cestino dell’immondizia fissato ad un palo. Sollevava i lembi di un sacchetto di plastica, e intanto ingurgitava qualcosa. Non più il minuscolo passerotto, bensì un volatile di proporzioni ben maggiori con le ali nere e il corpo grigio: un corvo. Ho sobbalzato, perché poco più in là c’erano altri due suoi compagni che attendevano di prenderne il posto. Ho guardato meglio, se per caso scorgevo anche la macchina da presa del remake di Gli uccelli. No, niente cinema, tutto vero. I corvi sono arrivati sino a noi e adesso abitano in ampie colonie le nostre città. Quando sono giunti? Un anno o forse due. Da tempo si avvicinavano ai centri abitati, e come i gabbiani - il loro contrario, per via del colore -, si nutrono dei nostri avanzi. La loro presenza ha qualcosa di sottilmente lugubre, sia per via del piumaggio sia per i simboli che veicolano: in molte culture il corvo è un messaggero di morte; o quanto meno degli déi. Nei paesi orientali, Cina e Giappone, sono invece ritenuti uccelli del buon augurio, segni di virtù e simboli del sole e della luce. Tuttavia non riesco a dimenticare i corvi nei libri di Primo Levi: si nutrono di cadaveri e aleggiano nei pressi del Lager. Per quanto carichi di simbolismo positivo, a Tokyo hanno cominciato a combatterli. Meglio: a catturarli.
Tutto è cominciato nel 2001, quando la loro presenza è diventato un problema per gli abitanti della città giapponese (a metà degli anni ottanta erano circa 7 mila, nel 2000 superavano le 30 mila unità). Erano arrivati ad attaccare i passanti, come nel film di Hitchcock. Così hanno installato delle grandi trappole nei parchi cittadini e ridotto in poco tempo la popolazione pennuta. La causa principale della loro presenza sono ovviamente i rifiuti, quelli sparsi per terra, e soprattutto quelli dei cestini, che non vengono svuotati la notte dagli addetti alla nettezza urbana. Si tratta solo di un difetto di pulizia, rimediabile con un po’ di impegno a Milano come a Roma, oppure, come insinua il film di Hitchcock, di un segno evidente dell’apocalisse prossima ventura?