Francesco Spini, La stampa 13/7/2009, 13 luglio 2009
LA CINECITTA’ PADANA SU MISURA PER BOSSI
In fondo lo diceva già il Duce: «Il cinema è l’arma più forte». Ottant’anni più tardi Umberto Bossi concorda. Quindi: anche la Padania avrà i suoi film e soprattutto la sua Cinecittà. O meglio, come l’ha battezzata tempo fa il Senatùr, «Milano Cinema». Dice Bossi: «Finora davamo i soldi alla Cinecittà romana e poi facevano film che ci insultavano. Ora facciamo i film noi sulla nostra storia». E dunque via: la Cinecittà milanese apre i battenti oggi, con l’apertura di una prima ala restaurata dell’ex Manifattura Tabacchi, 85 mila metri quadri nella periferia nord del capoluogo lombardo, a cavallo tra i quartieri di Niguarda (noto per l’ospedale) e Bicocca. Un’idea che ha molti padri: c’è Bossi, ovviamente, che ha lanciato la sua campagna cinematografica con «Barbarossa», il film che racconta le gesta della Lega Lombarda che sconfiggerà l’imperatore a Legnano al grido di «libertà, libertà, libertà». Per lui è motivo di orgoglio mica da ridere. «Ci teniamo molto - aveva detto al raduno di Pontida - perché si racconta la nostra storia che in genere viene falsificata da Cinecittà, dai romani. E’ il primo film della Cinecittà milanese che è stato fatto da un regista nato a Monza, Renzo Martinelli». La nuova Cinecittà, insomma, gli serve per riscrivere la storia in chiave padana, con film da contrapporre - per cultura e messaggi - alle pellicole romane e romanocentriche.
Ma a staccare il biglietto della Milano cinematografica c’è pure Roberto Formigoni che oggi la inaugurerà insieme con il sindaco Letizia Moratti. Per il governatore lombardo la parola d’ordine è marketing territoriale. Grazie al nuovo polo e alla scuola di Cinema del Centro Sperimentale guidato da Francesco Alberoni che vi troverà posto, vuole nuove professionalità in grado di confezionare prodotti multimediali - per il grande schermo, certo, ma anche per la tv e per Internet - che possano dare lustro al territorio regionale. Come quello che la Regione aveva ottenuto nel film «The International», dove pure Formigoni aveva girato un piccolo cameo. Dopotutto, gli 8,7 milioni di euro per trasformare l’ex Manifattura Tabacchi in questa cinelandia nuova di zecca li ha sganciati tutti il Pirellone.
La prima a trasferirsi sarà la Fondazione Cineteca Italiana guidata da Cristina Comencini: gli unici pronti sono gli uffici vicini all’ingresso. La regista, al telefono, si mostra entusiasta. «E’ un fatto estremamente importante», dice. Del resto, prosegue, «ci sono dei documenti che rivelano come mio padre Luigi già nel 1945 chiedeva che la Cineteca diventasse parte integrante delle istituzioni. E’ una cosa molto bella perché porta a compimento il lavoro di pionieri come mio padre, Alberto Lattuada e mio zio Gianni», fatto di 20 mila titoli, pellicole rare, altre restaurate raccolti dagli Anni 30 in avanti. «E’ stata la prima Cineteca italiana una delle prime al mondo».
Il rischio è che la politica ci metta il cappello sopra e tutti si ricordino di «Milano Cinema» come di una improbabile Hollywood padana. «E’ un rischio che non vedo - risponde la regista -. Sono una che lavora a Roma ma di famiglia milanese. Roma e Milano hanno ognuna la propria storia del cinema da sviluppare senza antagonismi. Non ci sarà una politicizzazione: la Cineteca continuerà a lavorare in totale autonomia creativa». In rapida successione arriveranno qui anche il Centro sperimentale di Cinematografia, la civica scuola di cinema, il museo del cinema legato alla Cineteca, e la Lombardia Film Commission, che opera per promuovere le nuove pellicole in territorio lombardo. Scordatevi però le mille luci degli studios. Tutt’attorno all’ingresso, dove ancora c’è la scritta «Manifattura Tabacchi»: solo cantieri e vetri rotti. Nel malandato complesso resiste un centro anziani e la sua bocciofila: «Speriamo che ci costruiscano presto la nuova sede. Altrimenti dove andiamo a ballare la domenica?».