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 2009  luglio 13 Lunedì calendario

LA CIA PARALLELA GUIDATA DA CHENEY


’Hanno violato la Costituzione un Watergate”

NEW YORK
Il Congresso non doveva sapere. E’ questa la direttiva che Dick Cheney, ex vicepresidente degli Stati Uniti e falco neocon, aveva dato otto anni fa riguardo al nascente programma antiterrorismo al quale l’attuale capo della Cia Leon Panetta ha messo termine meno di un mese fa. Di conseguenza gli alti ranghi di Langley non informarono Capitol Hill sugli sviluppi del progetto, perché a loro avviso le informazioni raccolte non erano tali e tante da richiedere una verifica in Congresso. A sostenerlo è il «New York Times», che riporta indiscrezioni sulle dichiarazioni del numero uno dell’Agenzia Leon Panetta alle commissioni servizi segreti di Camera e Senato. Il diretto coinvolgimento di Cheney è destinato a scatenare nuove polemiche, mentre la Cia si barrica sulla difensiva spiegando che «non è abitudine dell’agenzia discutere di che cosa è stato detto negli incontri secretati».
Le polemiche sul ruolo dei servizi negli anni della presidenza Bush rischiano di creare un bufera politica e impongono spiegazioni immediate, motivate anche dal fatto che Panetta ha sospeso il programma non appena ne è venuto a conoscenza, il 23 giugno scorso. Determinante è stata la sua testimonianza alle due commissioni in udienze separate e a porte chiuse. La bufera sul ruolo della Cia e la completezza delle informazioni date al Congresso sui programmi di sicurezza e antiterrorismo è scoppiata lo scorso maggio, quando il presidente della Camera Nancy Pelosi aveva accusato l’intelligence di non avere rivelato, nel 2002, di avere sottoposto a waterboarding, la tecnica dell’annegamento simulato, un prigioniero sospettato di avere legami con gruppi estremisti.
L’Amministrazione Obama è sempre più intenzionata a fare piena luce sui segreti che hanno caratterizzato l’intelligence nell’era Bush, soprattutto per quanto riguarda le controverse tecniche di interrogatorio. Per il ministro della Giustizia, Eric Holder, è tempo di fare luce su quelle pratiche, sapere chi le ha autorizzate e per quale ragione. Holder si accinge a nominare un procuratore speciale per un’inchiesta specifica. A rivelarlo sono fonti interne all’Amministrazione, secondo cui Holder è determinato a chiarire ogni singolo aspetto della vicenda anche rischiando polemiche che potrebbero nuocere alla presidenza Obama. Secondo «Newsweek», per ritorsione alcuni ambienti repubblicani ostacoleranno in Congresso la riforma della della Sanità. «Il ministro ha un dilemma da sciogliere - scrive il settimanale -: se sia più giusto seguire la Legge o seguire il presidente».
Holder, 57 anni, primo afro-americano alla carica di Attorney General, è tra gli uomini di fiducia di Obama. «Mi riconosco in lui e nei suoi valori di riferimento, e credo nella sua politica. Intendo impegnarmi affinché abbia successo» ha detto a «Newsweek». Allo stesso tempo, però, si rende conto che se sulla tortura andrà fino in fondo, com’è suo dovere, potrebbe mettere a rischio la solidità dell’inquilino della Casa Bianca, in particolare su temi importanti come Sanità e Energia. Ma è un rischio che non può impedire di far emergere verità importanti, a suo dire. Per questo è deciso ad andare fino in fondo sulla vicenda degli interrogatori della Cia. La crociata è destinata a scontrarsi con molte realtà: da una parte i repubblicani, secondo i quali gli interrogatori sono avvenuti in tempi eccezionali, dopo attacchi terroristici, e dunque sono giustificabili per superiori ragioni di sicurezza. Dall’altra alcuni democratici e quella parte della stessa Amministrazione Obama, secondo la quale non servono polemiche per fatti che riguardano il passato.