Giovanni Pons, Affari & finanza 13/7/2009, 13 luglio 2009
JAMES MURDOCH, IL GIOVANE DELFINO E’ GIA’ UNO SQUALO
La corsa alla successione in News Corp
«BSkyB è una public company e James è stato selezionato dal board tra altri 200 candidati. Ha fatto esperienza risanando Star Tv, è un ragazzo giovane e brillante, lo giudicheremo poi». Con queste parole sul profilo professionale del figlio, Rupert Murdoch concludeva l’intervista concessa a Repubblica nel novembre 2003, pochi mesi dopo la partenza ufficiale di Sky Italia nata dalla fusione tra Stream e Telepiù, i due esperimenti di pay tv italiana che fino a quel momento avevano collezionato soltanto perdite. Proprio in quel periodo James era sotto attacco da parte di media e investitori anglosassoni: il mercato non aveva infatti gradito la sua investitura a capo dell’inglese BSkyB, la tv a pagamento che aveva già raggiunto un grande successo con 7 milioni di abbonati (oggi sono più di 8). James all’epoca aveva solo trent’anni e proveniva da un’esperienza a Star Tv, la controllata asiatica dell’impero News Corp, di cui era riuscito a raddrizzare i conti. Ma il mercato riteneva che James non avesse l’esperienza manageriale sufficiente per guidare un gruppo complesso come BSkyB e considerava poco rispettosa degli investitori di minoranza una governance formata da padre (presidente) e figlio (amministratore delegato) collocati nelle due posizioni chiave dell’azienda e senza un controllo da parte di manager esterni alla famiglia. Non vi erano i necessari "check and balances", caratteristica presente nelle società quotate anglosassoni con larga diffusione delle azioni tra il pubblico. Ma Rupert tirò dritto per la sua strada confermando la fiducia a James proiettandolo su un percorso che prima o poi potrebbe sfociare nell’impegnativa sfida di raccogliere l’eredità del padre alla guida operativa di tutto il gruppo News Corp.
In effetti Rupert non ha ancora effettuato la scelta definitiva ma James appare in pole position rispetto al fratello Lachlan, di un anno più vecchio di James, e alla sorella Elisabeth. Lachlan era partito bene facendo esperienza alla News Corp Australia ma poi è entrato in rotta di collisione con il padre a causa della mancata approvazione di alcuni ricambi manageriali che erano sotto la sua competenza. Lachlan ha così lasciato il gruppo ed è tornato in Australia dove ha cominciato a lanciare attività in proprio utilizzando comunque i soldi della Fondazione Murdoch finanziata dal padre. Lo stesso ha fatto fin da subito Elisabeth che dopo qualche anno di esperienza in proprio si trova ad avere una società di format televisivi che sta trovando il suo spazio di mercato, una sorta di concorrente di Endemol. Ma entrambi potrebbero tornare in gara al momento opportuno, come dimostra il fatto che alla cena al Castello Sforzesco di Milano che ha raggruppato tutto il top management e i clienti di News Corp in Italia, erano presenti anche Lachlan ed Elisabeth.
James è meno diplomatico del fratello, ha uno stile di condotta manageriale e un profilo sicuramente aggressivo come quello del padre ma anche più "politically correct". sposato con Kathryn Hufschmid, una ex modella e marketing manager dell’Oregon che ora lavora per la Clinton Climate Initiative, il braccio ambientale della Fondazione dell’ex presidente degli Stati Uniti. un osservatore attento dell’evoluzione delle nuove tecnologie, tanto che si sarebbe trovato a suo agio nella Silicon Valley al tempo del boom della new economy, hanno detto coloro che lo conoscono bene alla giornalista Sophie Barker che gli ha dedicato un lungo articolo sul magazine Intelligent Life. più manager amante dei dettagli che giornalista all’inseguimento degli scoop ed è comunque riuscito a imprimere un’impronta forte alla sua gestione di BSkyB. Sia dal punto di vista del business, sapendo sposare la pay tv con Internet fino a sconfinare nella banda larga e nella telefonia, sia per quel "killer instinct" necessario per essere protagonisti nelle acque agitate del mondo del business editoriale e dei media. Alla fine del 2006, infatti, James, senza farsi notare e in pochissimi giorni, rastrellò in Borsa un pacchetto del 17% di Itv, la rete commerciale inglese che intendeva fondersi con la Virgin Media di Richard Branson dando vita a un agglomerato che poteva impensierire il quasi monopolio di Murdoch nella pay tv inglese. Il piano di Branson era quello utilizzare le risorse di Itv raccolte nella free Tv per investire nella pay. James fiutò il pericolo e si comportò da vero monopolista spendendo la bellezza di 940 milioni di sterline per l’operazione e ingaggiando una guerra con Branson. Ma l’autorità antitrust inglese comprese fin da subito l’arbitrarietà della mossa obbligando BSkyB a vendere una parte della sua quota in Itv: un’uscita non ancora completata che se dovesse avvenire comporterebbe la registrazione di una corposa minusvalenza (circa 600 milioni di sterline) visto il forte calo dei valori di Borsa intervenuto negli ultimi due anni.
A dicembre 2007 sembrava che la scelta di Rupert fosse ormai cosa fatta, con la promozione di James a capo di tutte le attività europee e asiatiche. «James è un giovane manager pieno di talento, che sa combinare in una rara miscela la prospettiva internazionale con la capacità di migliorare i risultati operativi», spiegava Rupert ai suoi azionisti nel discorso di investitura, questa volta senza dover sopportare proteste di alcun tipo. In realtà il test di James continua, come dimostra lo scandalo di questi giorni in Gran Bretagna per l’inchiesta di Scotland Yard sulle intercettazioni che sarebbero state operate dai giornali del gruppo News Corp, cioè The Times, The Sun, News of the World, ai danni di personaggi famosi e politici. Rupert ha già tenuto a far sapere che se delle irregolarità sono state compiute queste sono state fatte a sua insaputa, come dire che tocca a James gestire questo pentolone in ebollizione che non si esclude possa portare a qualche intervento delle authority inglesi sui giornali del gruppo.
L’altro difficile banco di prova per James riguarda proprio l’Italia, dove la concorrenza avviata nel 2003 con Mediaset sta diventando sempre più agguerrita. «Faremo concorrenza a Mediaset anche se dovremo lavorare parecchio diceva Rupert nell’intervista del 2003 la prima cosa da fare in Italia è guadagnare, poi tra tre anni si vedrà. Berlusconi è un uomo moderno, di ampie vedute, il business è business. Di certo non lo distruggeremo». Ora, quasi sei anni dopo quelle parole, il rapporto tra Sky e Mediaset si può riassumere in un "A la guerre comme a la guerre". Le sciabole hanno cominciato a incrociarsi con il provvedimento sull’innalzamento dell’iva dal 10 al 20% per la pay tv promosso dal governo Berlusconi. James non ha creduto più di tanto alle spiegazioni dell’entourage del presidente del Consiglio, che addebitava la colpa alla necessità di introdurre le regole europee in materia. E ha scatenato una battaglia a colpi di spot antigovernativi che ha messo a dura prova i più che decennali rapporti tra Rupert e Silvio. Non a caso James nella sua battaglia italiana ammicca alla sinistra ed è tentato di gridare allo scandalo per l’inciucio che sta per andare in onda tra Rai e Mediaset con la formazione di una nuova piattaforma satellitare che porterà i canali generalisti dei due gruppi fuori da Sky. Un autogol soprattutto per la Rai che perderà circa 500 milioni di ricavi e un altro punto a favore di Pier Silvio Berlusconi che ha fortemente creduto nel lancio di Premium, la pay tv di Mediaset che in prospettiva può dar fastidio a Sky. Inoltre l’estate potrebbe portare a un’ulteriore inasprimento dei rapporti competitivi, almeno su altri due fronti. Quello dei film, se è vero che la Medusa, la casa di produzione cinematografica di Mediaset, potrebbe decidere anch’essa di dare l’addio a Sky che a quel punto dovrebbe trovarsi un’alternativa. E sull’acquisto dei diritti Tv per le partite di calcio. Sta partendo l’asta per la contrattazione collettiva dei diritti 20102012 su un prezzo base di 1,8 miliardi ma c’è da aspettarsi che Sky chieda un riequilibrio degli esborsi visto che Premium sta ottenendo una forte crescita di abbonamenti. Come è ormai chiaro a tutti l’antico confronto amichevole tra Silvio e Rupert si è ormai trasformato in terra italiana in un duello all’arma bianca tra James e Pier Silvio in cui la posta in gioco è anche la futura guida dei gruppi News Corp e Mediaset.