Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  luglio 13 Lunedì calendario

PATENTE A PUNTI, FINITO L’EFFETTO PRUDENZA


Gli automobilisti si destreggiano tra bonus e corsi di recupero Su Internet un punto costa 400 euro. In arrivo le modifiche

Il primo luglio la patente a punti ha compiuto sei anni. Sei anni di punti tolti e riottenuti, ricevuti in bonus e persino venduti e acquistati su Internet, sei anni appena, che ne fanno un istitu­to giovane ma che ha già perso parec­chio smalto.

I primi due anni il tasso di incidentali­tà diminuì di colpo. Se nel 2002 il nume­ro di incidenti stradali fu di 265.402, già nel 2003, con l’entrata in vigore della pa­tente a punti, la cifra scese a 252.271, me­no 4,9%. I morti furono 6980 nel 2002, 6563 nel 2003, meno 6%. Anche l’anno dopo la percentuale scese, meno 3,5% gli incidenti, meno 6,7% le vittime della strada. Ma già nel 2005 il numero degli incidenti si abbassò solo di 1,4 in percen­tuale, e nel 2006 di appena lo 0,8%.

Il bonus
Oggi, non c’è più tutta questa paura di perdere punti: la facilità con la quale si possono riguadagnare (basta dichiara­re di aver fatto un minicorso di cinque lezioni in una scuola guida), il bonus di due punti ogni due anni agli automobili­sti virtuosi (e a quelli che semplicemen­te non sono mai incappati nella rete dei controlli?), ha annacquato l’effetto. Per non parlare del mercato nero dei punti in vendita on line , una «moda» partita dalla Spagna arrivata in breve anche da noi.

Funziona così: dopo la sentenza della Corte Costituzionale del 2005, per le vio­lazioni con perdita di punti, quando non è stata possibile l’immediata contestazio­ne, il proprietario del veicolo ha 30 gior­ni per comunicare chi era alla guida. Co­sì l’automobilista ormai sprovvisto di punti li compra da quello «virtuoso», che si rende disponibile a dichiararsi «colpevole». I prezzi? Le cifre che girano su Internet vanno fino a 400 euro a pun­to se stai a zero, 1400 per 4 punti.

Secondo i dati della direzione genera­le della Motorizzazione civile nel 2003 il totale dei punti persi è stato di 4 milioni 428.902, le infrazioni un milione 134.549, nel 2004 sono saliti rispettiva­mente a 8 milioni 740.709 e 2 milioni 285.787. Da allora restano alti. Nel 2008 i punti tolti sono stati 8 milioni 971.814 e quasi 2 milioni le infrazioni. Per i primi cinque mesi del 2009, i dati Polstrada di­cono che polizia stradale e carabinieri hanno decurtato un milione 572.426 punti ed elevato oltre un milione di mul­te.

Gli italiani quindi hanno ripreso a in­frangere il codice della strada, al punto che si sono resi necessari nuovi interven­ti normativi. Sono stati questi a permet­tere di riguadagnare terreno nel 2007 (i dati complessivi del 2008 non sono anco­ra disponibili perché mancano le polizie locali che rappresentano il 55 per cen­to): 230.871 incidenti stradali (meno 3% rispetto al 2006) e 5131 morti (meno 9,5%).

«La vera spallata non l’ha data la pa­tente a punti ma il giro di vite sulla gui­da in stato di ebbrezza, la confisca del­l’auto, l’enorme aumento dei controlli della polizia stradale e dei carabinieri e il Tutor sulle autostrade – spiega Giorda­no Biserni, presidente dell’Asaps, l’asso­ciazione dei sostenitori amici della poli­zia stradale ”. La patente a punti? Qual­che risultato positivo s’è visto. Ma si po­teva fare meglio. All’inizio ha prodotto una sua efficacia dissuasiva, poi col tem­po gli italiani si sono ingegnati. In tanti hanno adottato il sistema dell’addebito dei punti al nonno patentato, alla mam­ma, al cittadino extracomunitario che collabora col datore di lavoro. Tanto poi ogni due anni di buona condotta i punti si riguadagnano. Insomma, bisogna tro­vare il modo di ridare vigore alla patente a punti».

Il tasso di incidentalità
E gli incidenti e i morti diminuiti? «Noi abbiamo un elemento indicatore che è estremamente significativo: il tas­so di incidentalità – replica il capo del­la Polizia stradale Roberto Sgalla ”. Tut­te le misure prese in questi anni hanno innescato questo circuito virtuoso. Cer­tamente non sarà soltanto la patente a punti, certamente hanno avuto il loro pe­so i Tutor e il massiccio incremento dei controlli, siamo passati infatti dai 200 mila del 2006 agli 800 mila del 2007 al milione e 400 mila del 2008. E nei primi sei mesi di quest’anno abbiamo fatto già 734.539 controlli, con un incremento del 19,2% rispetto ai primi sei mesi dello scorso anno. A noi interessa la diminu­zione degli incidenti, dei morti e dei feri­ti, e anche la patente a punti ha fatto la sua parte. All’interno di una strategia complessiva » .

Ma allora funziona o no questa paten­te a punti? Giordano Biserni argomenta così il suo scetticismo: «Alla data del 31 marzo 2009, secondo i dati da noi elabo­rati sono stati prelevati 50 milioni 174.111 punti dalle patenti dei 35.587.248 conducenti del nostro Paese. Appena 1,4 punti a testa per ogni condu­cente.

Su 12.635.550 di infrazioni con co­sto punti, a fine 2008 11.735.862 di italia­ni hanno ricevuto la comunicazione di aver perso questi punti. Sapete quanti hanno fatto il corso per riaverli? Solo 205.958, appena l’1,7 per cento. I punti totali recuperati sono stati solo 1.327.655, solo il 2,6 per cento dei 50 mi­lioni persi » .

Zero punti
Come mai? Troppo difficili i corsi di recupero? «Semplicemente si sono ac­corti che quasi mai c’è bisogno di fare corsi per recuperare i punti, ogni due an­ni senza infrazioni se ne guadagnano due». Ma quanti sono quelli che hanno dilapidato tutto il patrimonio? Appena 99.857, che in 6 anni hanno dovuto rifa­re tutto da capo, lo 0,28 per cento dei 35 milioni di patentati. Capitalizzando pun­ti con i bonus, poi, ci si può pure permet­tere di fare qualche infrazione «gratis», ogni tanto. Anche la politica, quindi, ha finito per ammettere che la patente a punti così com’è non va bene. Lo dice, per esempio, il presidente della commis­sione Trasporti della Camera Mario Val­ducci. «Stiamo approvando un impor­tante testo di modifiche al Codice della strada che porterà altri risultati positivi. Non abbiamo affrontato in questo testo la verifica della patente a punti ma molti sono convinti che qualche correzione ci vuole. Io credo che debba essere tolto il sistema dei bonus».

Pure il ministro dei Trasporti Altero Matteoli, rimetterebbe mano all’istituto ma lascerebbe i bonus. « giusto gratifi­care chi si comporta bene. La patente a punti è stata una legge geniale che all’ini­zio ha dato risultati eccezionali, poi la gente si è abituata e ora ha un potere de­terrente minore. Io ritoccherei senz’al­tro il sistema di riaccreditamento dei punti. Troppo facile dimostrare di aver fatto 5 lezioni in una scuola guida per riaverli, spesso quelle lezioni nemmeno si fanno, si paga e si ottiene la certifica­zione, stiamo quindi studiando un siste­ma di riaccreditamento più severo. Con un esame vero e proprio. Ce ne occupere­mo nella legge delega del governo sulla riforma complessiva del codice della strada ».