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 2009  luglio 12 Domenica calendario

LETTERE DI PROVENZANO A DELL’UTRI – ”UNO DEI FIGLI DI SILVIO DOVEVA ESSERE UCCISO, PER RICORDARE ”CERTI VANTAGGI AVUTI” DAL PADRE ”IRRICONOSCENTE” - MA L’EX SINDACO MAFIOSO DI PALERMO VITO CIANCIMINO MORTO A FINE 2002- INTERVENNE PER FERMARE L’ATTENTATO…

Giovanni Bianconi per il Corriere della Sera

La «lettera del mistero» - proveniente da Bernardo Provenzano, indirizzata a Marcello Dell’Utri e destinata a Silvio Berlusconi - conteneva una minaccia all’attuale presidente del Consiglio sventata da Vito Ciancimino. Uno dei figli del premier doveva essere ucciso, per ricordare «certi vantaggi avuti» dal padre «irriconoscente», ma l’ex sindaco mafioso di Palermo morto a fine 2002 intervenne per fermare l’attentato.

Parola di Massimo Ciancimino, figlio di Vito e condannato in primo grado per riciclaggio, che fra tentennamenti, contraddizioni e timori di nuove imputazioni ha fornito questa versione finale (almeno per ora) ai pubblici ministeri che indagano sulle trattative tra Cosa Nostra e lo Stato nella stagione delle stragi.

La lettera trovata nel 2005 tra le carte di Ciancimino senior ed esaminata solo oggi, mutilata di una parte, fa riferimento all’«onorevole Berlusconi » e a un «triste evento» ai suoi danni. Ciancimino jr ha spiegato che la vittima designata era un figlio di Berlusconi, e che suo padre era invece favorevole a un richiamo meno drastico all’attuale premier; una «tastata di polso» che servisse a «scuoterlo».

«Usava l’espressione siciliana ’bisogna andargli a toccare il polso’, per instradare - ha raccontato al procuratore aggiunto di Palermo Ingroia e al sostituto Di Matteo in un interrogatorio della scorsa settimana -... Poi i discorsi che dicevano che il soggetto era irriconoscente, si stava scordando di certe situazioni, di certi vantaggi avuti, di certe robe varie... ’Tutto dopo’, diceva mio padre».

I pm chiedono a quale «soggetto» si riferisce e Ciancimino jr risponde: «Al dottor Berlusconi». I magistrati domandano se fosse «irriconoscente nei confronti di Cosa nostra» e lui frena: «Di personaggi che si vede... Però non posso dire... Non so altro...». Dichiara esplicitamente di aver paura ad affrontare questo argomento, il figlio del sindaco mafioso, che il giorno precedente era stato un po’ più esplicito sulla provenienza della minaccia e sul ruolo svolto da suo padre.

«Sicuramente arrivava da Provenzano », dice della lettera ritrovata; e Vito Ciancimino s’era speso «per un cambio di atteggiamento... Si vantava di aver scongiurato un evento, perché diceva sempre ’mi dovrebbero dare una medaglia’».

La lettera ritrovata solo a metà, in cui si ipotizza che Berlusconi «vorrà mettere a disposizione una delle sue reti televisive », per Ciancimino jr fu scritta dopo che suo padre entrò in carcere (a fine ’92), perché lui andò a ritirarla a casa di Vito Lipari (altro condannato per mafia, considerato il gestore dei patrimoni dei boss Riina e Provenzano), alla presenza dello stesso Provenzano, la portò in prigione da suo padre, che la lesse senza fare commenti e gliela fece consegnare a un uomo non ancora identificato.

Il destinatario era Dell’Utri, cofondatore di Forza Italia tra il ’93 e il ’94 e oggi senatore del Popolo della libertà, condannato in primo grado per concorso in associazione mafiosa. Da lui il messaggio sarebbe dovuto arrivare a Berlusconi.

Ieri quel pezzo di carta, insieme ai due verbali di Massimo Ciancimino, è stato portato dall’accusa al processo d’appello contro Dell’Utri. La corte deciderà a settembre se accettarlo e ascoltare il figlio dell’ex sindaco. Il quale ha rivelato di essere stato il «postino» di almeno altre due lettere provenienti da Provenzano. Una, sempre diretta a Dell’Utri, consegnata «subito dopo» che Riina aveva fatto recapitare il papello con le richieste allo Stato per far cessare le stragi di mafia; un’altra destinata invece Ciancimino sr, ricevuta insieme a dei soldi, «circa 50 milioni di lire».

Chi abbia materialmente scritto la lettera riferita all’ «onorevole Berlusconi» è ancora un mistero; Ciancimino jr dice di non saperlo (in un primo momento, mentendo, aveva detto che l’autore era suo padre) e i pubblici ministeri hanno già disposto una perizia grafica. Così come resta misterioso il motivo per cui ne è stata trovata, nella perquisizione del 2005, solo una parte; Massimo Ciancimino ricorda di averla a suo tempo vista tutta intera e nascosta tra i volumi dell’enciclopedia Treccani della casa romana affacciata su piazza di Spagna.

Di certo c’è che non è stato lui a tirarla fuori, e che quando i magistrati gliel’hanno fatta vedere s’è spaventato, ha chiesto una pausa, poi ha cominciato a mentire e infine ad ammettere le bugie e correggere il tiro spiegando di avere «molta paura, perché questo documento rappresenta un periodo attorno al periodo stragista di mio padre... Ero convinto che non venisse mai fuori... un discorso cento volte più grande di me».

Giovanni Bianconi per il Corriere della Sera, rilanciato da dagospia 12.7.9