CARLO BONINI, rep.it, Fiorenza Sarzanini, corriere.it, 11 luglio 2009, riscrittura, 11 luglio 2009
Luca Bianchini, 33 anni, «lo stupratore del garage» incastrato dal Dna, autore di almeno quindici aggressioni
Luca Bianchini, 33 anni, «lo stupratore del garage» incastrato dal Dna, autore di almeno quindici aggressioni. «State sbagliando, avete preso un abbaglio» ha detto durante l’interrogatorio. Oltre a lavorare come ragioniere alla "Metropolitane srl.", società privata di manutenzione, il Bianchini era iscritto fuoricorso a Giurisprudenza e, da circa un anno, era coordinatore del circolo del Pd del Torrino, zona periferica molto vicina al quartiere Ardeatino dove vivono i genitori e dove sono stati commessi almeno due stupri. Il pizzino nel suo comodino: «1. Guarire definitivamente dalla malattia prima possibile. 2. Essere sereno e libero la sera quanto torno a casa. 3. Avere tanti rapporti con donne grandi e stare tranquillo senza impulsi a breve». I risultati delle analisi di laboratorio avevano confermato che ad aver violentato una studentessa il 3 luglio a Tor Carbone, una giornalista alla Bufalotta un mese dopo e un’altra donna all’Ardeatina, il 5 aprile scorso, era stato lo stesso uomo. Bianchini, figlio unico di una famiglia modesta, visse in zona fino a poco tempo fa, quando scelse di andare a vivere da solo. Nel 1996 aggredì la vicina del piano di sotto. La reazione della donna e di suo figlio di 10 anni, che si aggrappò con tutta la forza che aveva ai suoi capelli, lo mise in fuga dopo averle assestato una coltellata. Venne scagionato dal gip Antonio Trivellini che lo ritenne incapace di intendere e di volere. L’avv. Francesco Caroleo Grimaldi ebbe a ridire: «In sostanza, si è stabilito che un ragazzo assolutamente normale può aggredire una donna oggetto delle sue fantasie erotiche e rimanere impunito in quanto la scienza ufficiale giustifica tutto con la teoria del raptus». Luca fu mandato in un Centro di igiene mentale dove rimase sotto osservazione. Di notte con nastro adesivo e passamontagna aggrediva alle spalle, mentre le vittime posteggiavano nel garage condominiale. Chiudeva loro la bocca con del nastro adesivo grigio e le minacciava con un taglierino. Poi le violentava sui sedili dell’auto per fuggire infine su una Smart, intravista da una delle vittime. Gli uomini della Mobile sono risaliti alla sua identità proprio attraverso la vecchia auto. Luca abitava in quaranta metri quadri a Cinecittà alle spalle della sede dell’American Express. Un ordine gelido per un corridoio lungo e stretto, un bagnetto, un cucinotto con balcone, una stanza da letto spoglia e un salone. Senza quadri, senza foto, senza poster. Due televisori: uno in salone e l’altro in camera da letto. L’ex fidanzata: "Praticamente, non facevamo mai nulla. Mi parlava solo di politica. Il massimo era accompagnarlo qualche sera al Parco della Caffarella, dove gli piaceva molto passeggiare in silenzio fumandosi un sigaro". Luca , sovrappeso e con il passo caracollante, l’ovale rotondo e la calvizie precoce compensata da baffi sottili era in possesso di lunghe candele per riti esoterici, fascette nere di plastica che come fossero manette stringeva ai polsi delle sue vittime prima di cominciare a palparle e leccarle sul collo. Quando non costretto a fuggire avvolgeva la sua vittima in una premura protettiva: dopo la violenza - racconta una di loro - mi rivestì con delicatezza, tanto da farmi sentire una bambina". Il 26 giugno a mezzanotte e un quarto registrò sul suo telefonino un video dove si vede il pavimento e in sottofondo lui ossessivamente ripete «bella, bella, bella». Scaricava da internet tutto quello che riguardava la storia dei seriali. Sul comodino, il saggio di Massimo Picozzi "Criminal profiling". Tra i libri di giurisprudenza Franco Pola, "Ladri di piacere, stupri e violenze su donne". Nella videoteca accanto ad "Arancia Meccanica" di Stanley Kubrick, "snuff movies": "Stupri gallery", "La violenza dei gatti", "Violentata sulla sabbia", "La belva con il mitra". E "Realmente stuprate". CARLO BONINI, rep.it, Fiorenza Sarzanini, corriere.it, 11 luglio 2009