Francesco Semprini, La Stampa 11/07/2009, 11 luglio 2009
General Motors e il governo degli Stati Uniti hanno firmato alle 6.30 il dossier per il completamento della vendita degli asset buoni della casa automobilistica alla nuova Gm controllata per il 60,8% dal Tesoro
General Motors e il governo degli Stati Uniti hanno firmato alle 6.30 il dossier per il completamento della vendita degli asset buoni della casa automobilistica alla nuova Gm controllata per il 60,8% dal Tesoro. Un annuncio inatteso visto che l’appello presentato da alcuni clienti giovedì sera faceva pensare a un ritardo di qualche giorno. «Da oggi inizia una nuova era», spiega in conferenza stampa l’amministratore delegato Fritz Henderson che ringrazia per il sostegno ricevuto durante «questa storica trasformazione», e promette di lavorare duramente per dar vita a una società di successo. Di evento storico si tratta non solo perché il colosso di Detroit risorge dalle ceneri della bancarotta, ma anche perché è stato protagonista di una ristrutturazione molto veloce, ben più rapida delle attese. Positivo anche il giudizio del Tesoro americano secondo cui la nascita del nuovo produttore di auto «ha salvato decine di migliaia di posti di lavoro». Dal tribunale fallimentare di New York esce una nuova Gm controllata per il 60,8% dall’amministrazione Usa, per l’11,7% dal governo federale del Canada e da quello statale dell’Ontario, mentre il fondo pensionistico del sindacato United Auto Worker (Uaw) è titolare del 17,5%. Il restante 10% rimane nelle mani dei vecchi creditori. Dalle aule della corte esce soprattutto una società più piccola, focalizzata sui clienti e sul rispetto dell’ambiente e molto meno indebitata. L’esposizione passa da 176 a 48 miliardi di dollari (undici solo di obbligazioni), il numero di impiegati si riduce da 91 mila a 68500, i brand sono dimezzati a quattro e la rete dei rivenditori ristretta da 5900 a 3600 unità. Più snella anche la struttura gestionale con il 35% dei manager in meno ed Edward Whitacre, ex amministratore delegato di At&t, alla presidenza del consiglio di amministrazione. «Ho accettato il lavoro perché la maggior parte degli americani vuole una Gm di successo. Tutti noi vogliamo vincere, e vinceremo», dichiara perentorio in conferenza stampa. Per vincere Gm deve «cambiare la propria cultura» e mettere «al centro del suo universo» i clienti, ribadisce Henderson che assicura come la società sarà impegnata in modo costante ad ascoltare i consumatori, a rispondere ai trend del mercato: «L’obiettivo é produrre le migliori auto del mondo». Per questo un ruolo strategico spetta a Bob Lutz, che nonostante i suoi 77 anni, è stato chiamato per dirigere il marketing e individuare le strategie di vendita, una scelta che non è stata accolta di buon grado da tutti. Polemiche a parte i vertici di Detroit presentano due nuove iniziative, da una parte lo sbarco online del sito «Tell Fritz» (Dillo a Fritz), con il quale i consumatori potranno chiedere informazioni ai vertici della società. Dall’altra la possibilità di acquistare vetture tramite Ebay. Certo è che di iniziative ne serviranno visto che entusiasmi a parte Gm si trova ad affrontare il calo di vendite maggiore dell’ultimo quarto di secolo. A serrare le fila è lo stesso Henderson spiegando che gli ultimi cento giorni hanno mostrato a tutti che una realtà pachidermica come era Gm prima «può oggi muoversi velocemente». Il riferimento è ai quaranta giorni trascorsi in bancarotta, rispetto ai 42 della sorellina più piccola Chrysler. Un punto d’orgoglio per il ceo che mette a tacere chi urla i rischi di un governo grande azionista. L’amministratore delegato assicura che il Tesoro non interverrà nella gestione ordinaria del gruppo e promette di restituire gran parte dei 50 miliardi ricevuti da Usa e Canda «prima del previsto», ovvero prima del 2015, mentre il ritorno in Borsa potrebbe arrivare già l’anno prossimo.