Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  luglio 11 Sabato calendario

Voci dalla nottata infinita. Speaker di bordo: «Ci scusiamo per il ritardo, il volo Ap6860 verrà dirottato su Milano Malpensa

Voci dalla nottata infinita. Speaker di bordo: «Ci scusiamo per il ritardo, il volo Ap6860 verrà dirottato su Milano Malpensa. Da lì un servizio navetta proseguirà per Torino». Passeggero in penultima fila: «Vergogna, dovevate fallire». Lo speaker: «La compagnia proteggerà chi vuole sbarcare con il primo volo utile». Quando? Quale? A che ora? Venti minuti di confusione totale. Nessuno risponde. Sulla pista dell’aeroporto di Fiumicino sono già state accumulate più di due ore di ritardo. Sono le 23,30. Finalmente un’hostess azzarda: «Domani mattina alle 8,40». Rabbia, urla: «Buffoni!». «E io come faccio?». «Vi rendete conto che state campando con i nostri soldi». «Ho pagato 280 euro questo biglietto!». «Siete uno schifo!». Interviene il comandante: «Se questo è il clima, non si parte, chiamo la polizia». Arriva la polizia, con calma. Mentre il comandante commenta pubblicamente: «E poi questo è un volo altamente a rischio. Lo sanno tutti che l’aeroporto di Torino chiude alle 23,30. Un atterraggio su due è dirottato altrove». Sommessamente, un passeggero distinto, con i giornali spiegazzati nella tasca della giacca blu, annuisce: «Infatti la scorsa settimana sono arrivato a casa alle 5 e mezzo del mattino». I poliziotti a- scoltano, prendono nota. Sono già tre ore di ritardo. Interviene il caposcalo di Fiumicino: «Cambio programma. Atterraggio a Genova o in un altro aeroporto, proseguirete in pulmino». «Ma è sicuro?», domanda un ragazzo più che perplesso, sfinito. Risposta del caposcalo: «Di sicuro c’è solo la morte». Scongiuri collettivi. Passa uno steward in vena di confidenze: «Non ne posso più, tutti i giorni rischio le botte». L’invalido A mezzanotte, diciassette passeggeri su ottantasette decidono di scendere. C’è anche un anziano invalido. Lo portano giù a braccia, il figlio con tre passeggeri volontari, perché non si trova l’auto del soccorso medico con la scala. Un avvocato si insinua preoccupato nella calca, durante le incerte operazioni di sbarco: «E se cade?». Il comandante: «Finché il portellone è aperto, la responsabilità è del caposcalo». Il caposcalo non sente, è impegnato con la radio. I passeggeri tornano al loro posto, nessuno ha più il coraggio di parlare. Ed è lì, in quel preciso momento, di fronte a quell’anziano signore scaricato sulla carrozzella in mezzo alla pista, in attesa di qualcuno che lo riporti nella città da cui voleva partire, che il comandante ha un guizzo d’orgoglio: «Dipendesse da noi - dice a mezza voce - ce ne dovremmo andare tutti a casa. una situazione vergognosa».  la Cai. l’ennesimo volo per Torino che si è trasformato in una prova di conclamata inefficienza. Un incubo di rabbia e frustrazione, per i passeggeri. Partenza prevista alle 21,40 di giovedì, con arrivo alle 22,55. Partenza effettiva a mezzanotte e mezza. Arrivo in pulmino, via Genova, alle 4,35 di venerdì mattina. E non è neppure il record dei ritardi. «La cosa più spaventosa è stato l’arrivo all’aeroporto di Genova - racconta un passeggero del volo Ap6860 - all’una e mezza di notte era tutto buio. Il deserto. Non c’era nessuno a dare spiegazioni. Siamo usciti fuori come dei sopravvissuti, davanti al cavalcavia: nessun pullman all’orizzonte. Dopo un po’ che giravamo in tondo, abbiamo notato sulla destra, vicino al parcheggio, una specie di scuolabus bianco, con nessuno a bordo. A quel punto è comparso l’autista». Beffa finale: «Dopo due ore abbondanti di viaggio gli abbiamo chiesto se potesse lasciarci in centro a Torino, visto che sapevamo che a Caselle non avremmo trovato nessuno, non c’è neanche un albergo. Ma lui ha detto che il suo compito era accompagnarci all’aeroporto». Ovviamente chiuso, deserto, senza un bar, con due taxi per settanta persone. Con l’ultimo sforzo da fare. L’avvocato che si era intromesso nelle discussioni a bordo si chiama Sergio Bellotti, 40 anni, del Foro di Roma. Ha resistito fino all’ultimo, perché non poteva proprio farne a meno: «Avevo un’udienza importantissima a Torino, con la presentazione di quaranta parti civili. Non fossi arrivato in tempo sarebbe stato un problema enorme». Ma ora che ha fatto il suo lavoro, stanco e inferocito, medita una riscossa: «Ci hanno trattati in modo incivile. Colpisce il menefreghismo, l’incapacità di dare informazioni, la totale disorganizzazione. Di sicuro chiederò i danni alla Cai. E forse la mia sarà anche una forzatura, ma mi chiedo se questo trattamento - di fatto, una costrizione - non configuri il reato di violenza privata. C’è qualcosa che mi puzza di illecito, oltreché di illegittimo. Non è stato un viaggio: è stato un sequestro di persona». Più in generale: «Un Paese che non riesce a garantire la libertà di movimento, ha veramente poche possibilità di sviluppo». Vittime illustri L’avvocato si aggiunge al coro dei furibondi. Il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, nei giorni scorsi aveva riassunto la sua opinione davanti alla platea dell’Unione Industriale: «Il malfunzionamento della Cai è veramente scandaloso». Vittime illustri: Roberto Benigni, Giancarlo Caselli, Luca Barbareschi. Mesi di ordinario disservizio. Solo due esempi. Il 21 giugno, 17 ore di ritardo sul Roma-Torino. Il 28 giugno, 7 ore di ritardo sul Napoli-Torino. Il direttore operativo di Cai, Giancarlo Schisano, aveva detto: «Ci assumiamo tutte le responsabilità, speriamo di risolvere presto i problemi, stiamo riorganizzando il ”giro macchine”, aggiungeremo velivoli». Ma ogni giorno continua ad avere le sue sorprese, una media sempre altissima di voli in ritardo. Il procuratore Raffaele Guariniello ha aperto un’inchiesta. Ipotizza una violazione del Codice del consumatore, dovuta alla negligenza della Cai. Mentre l’avvocato Bellotti, per la cronaca, ieri pomeriggio è tornato a Roma in treno. Cinque ore di viaggio previsto, più mezz’ora di ritardo: bazzecole.