Irene Maria Scalise, la Repubblica 11/07/2009, 11 luglio 2009
SOLO IL TEENAGER NON CONOSCE LA CRISI
Non conoscono la parola crisi. S´interessano solo del loro piccolo mondo fatto di mode, sms, lifestyle e tendenze. Sono gli adolescenti: generazione sbilanciata tra presente e futuro ma, comunque, senza preoccupazioni di soldi.
Per loro la casa è assicurata, non ci sono mutui da pagare o impegni finanziari da onorare. Ed è boom di acquisti. L´adolescenza non è solo una fase di passaggio ma uno stato mentale. Un nirvana privo di responsabilità fatto di desideri e, immediatamente, di soddisfazioni. Secondo il Financial Times i ragazzi inglesi e americani sembrano programmati per comprare. E, in Italia, le cose non vanno diversamente. Per la moda, i giochi, le vacanze. Non solo. Spesso sono arrivati tardi, da genitori che hanno aspettato di essere economicamente tranquilli prima di metterli al mondo, e che ora sognano solo di accontentarli. Dunque, per loro la parola sacrificio non esiste. In più vestirsi come gli altri, sentire la stessa musica, aiuta ad essere inseriti nella tribù.
Ogni famiglia spende, mensilmente, da un minimo di 200 a un massimo di 800 euro per ciascun figlio. Mentre un ragazzo, per i 5 anni del liceo, costa 50 mila euro. I giovani tra i 18 e i 25 anni investono, in beni non primari, una media di 6 mila euro l´anno. «I genitori sono abituati a dare ai loro figli la possibilità di scelta sin da piccoli», spiega Simona Ironico che insegna Sociologia dei Consumi all´Università Iulm e Sociologia della Moda all´Istituto Marangoni, «le mamme preferiscono dare carta bianca anche ai più piccoli e questo li educa ad avere le idee ben chiare circa i loro desideri in fatto di abiti e di oggetti tecnologici». E anche se la famiglia sta vivendo un periodo economicamente difficile i tagli, mamma e papà, preferiscono farli su altre cose. Per la Ironico: «I genitori sacrificano i loro desideri e spendono meno per un viaggio o per un proprio lusso. Regalare un sogno ad un figlio è molto più facile anche perché, se per acquistare una borsa da signora firmata ci vogliono 500 euro, per un paio di jeans bastano 80 euro».
Anche l´ultima edizione di Pitti immagine conferma che quella dedicata ai figli non è una fascia particolarmente sensibile alla crisi generale. Il rallentamento del fatturato generato dall´abbigliamento junior è solo dello 0,1% inferiore rispetto ai due anni precedenti. E, soprattutto, è il risultato di una cifra globale "ragazzi" in cui pesano più le voci dei consumi per neonati rispetto a quelle per adolescenti. «I figli appaiono ai genitori come fragili e assicurargli un look adeguato, nel gruppo di amici, sembra rasserenare i genitori», prosegue la Ironico, «i ragazzi hanno un talento particolare per chiedere. Sanno come insistere, negoziare e spesso, per sfinimento, gli adulti cedono magari in cambio di un rientro anticipato il sabato sera che gli farà dormire sonni tranquilli». Una grande impennata, nei consumi under 20, arriva dal boom delle catene di abbigliamento come H&M e Zara che hanno raggiunto una copertura di mercato di più del 40%. Ed è la vera globalizzazione. Ritrovare la stessa maglietta negli scaffali di Roma, Milano, Parigi e New York aiuta i giovani a sentirsi parte del mondo.
Come stilista, e come padre, anche Elio Fiorucci conferma che dire no ad un figlio teenager non è facile: «Ci sembra che negare qualcosa equivalga a rovinargli la vita. Forse ci sentiamo in colpa perché li abbiamo messi in un mondo difficile». In più, secondo il designer, spesso la spesa leggera spinge i grandi ad acconsentire ad un capriccio: «Sapendo che con solo venti euro per una maglia puoi regalare a tuo figlio un´emozione, e che lui sarà felice di indossarla per tutta l´estate, sei più disposto a spendere». Per Fiorucci le più inguaribili consumatrici sono le ragazze: «Arrivano nei negozi in tre o quattro e si condizionano a vicenda. Quello che decide il gruppo è legge».
A frenare la mania dello shopping non contribuisce la mancanza di senso reale. Secondo il Financial Times, per esempio, i giovani sembrano ignari che l´Inghilterra stia affrontando la peggiore recessione dalla seconda guerra mondiale. Esattamente come accade in Italia. «I ragazzi non leggono i giornali e la parola crisi è un concetto vago», conclude la Ironico, «non pensano che, un loro atteggiamento responsabile, potrebbe aiutare la famiglia».