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 2009  luglio 09 Giovedì calendario

HONDURAS NEL VILLAGGIO DI CONTADINI CHE NON TRADISCE ZELAYA


A Lepaguane, nel cuore del paese sudamericano, sono tutti pronti a combattere per il presidente deposto Ieri la gente ha salutato per l´ultima volta il ragazzo morto negli scontri: "L´esercito ha sparato per ucciderlo"

Tra colline e vallate i cowboy allevano bestiame e coltivano fagioli, pomodori e mais
"Ora stiamo meglio ma arrivano questi mascalzoni golpisti per rubarci il poco che abbiamo"

Isis Obed l´hanno seppellito in cima alla collina fuori dal paese sotto un mango grande e solitario che sfida l´orizzonte. A cinque chilometri da qui c´è Lepaguane, il villaggio dov´è nato Manuel Zelaya, il presidente estromesso dal golpe di Micheletti. La regione si chiama Olancho ed è il cuore dell´Honduras, un susseguirsi di colline e vallate patria dei vaqueros, i cowboy locali, che allevano bestiame e coltivano fagioli, pomodori, mais, banane. Le strade sono solo in terra battuta che diventa fango melmoso vicino ai ruscelli e gli uomini vanno a cavallo con in testa il cappello bianco di fili di giunco intrecciati, lo stesso che porta sempre il presidente Zelaya. Il babbo di Isis Obed, David Murrillo, è un pastore evangelico. Ha 57 anni e dodici figli. Isis era il sesto. David si rifiuta di parlare con la stampa honduregna e, mentre piange, abbraccia i giornalisti stranieri arrivati fin qui. «Ditela almeno voi la verità, raccontate che mio figlio è stato ammazzato da un francotiratore dell´esercito. Io l´ho visto quando prendeva la mira e gli sparava in testa, per ucciderlo».
Neppure ad attraversarlo tutto, l´Olancho, trovereste qualcuno che oggi non si batta per il ritorno di Zelaya. Sebastian Sanchez, 60 anni, spiega: «Mel (è un diminutivo di Manuel) è stato il primo presidente che si è messo dalla nostra parte. Con lui al potere qui per la prima volta sono arrivati gli aiuti internazionali, abbiamo avuto i semi e i fertilizzanti per il mais e per i fagioli, ha aumentato i salari, ci ha difeso». Sebastian ha una coppia di buoi ed ara la terra. Prende 250 pesos (9 euro) al giorno ma un bracciante a giornata ne prende appena 70 (2 euro e mezzo). Accanto a lui, Gilda s´infiamma: «Dopo l´uragano Mitch, dieci anni fa, che qui ha distrutto tutto abbiamo dovuto aspettare l´arrivo di Mel per risollevarci dalla fame. Adesso questa regione produce, esportiamo alimenti in Salvador e in Nicaragua, è tornata un po´ di ricchezza ed ora che il lavoro è fatto arrivano questi mascalzoni, questi ciccioni di deputati golpisti, per rubarci quel poco che abbiamo».
In queste aree contadine la religione cattolica ripiega, da tempo è esploso il fenomeno degli evangelici. Solo a Santa Cruz del Guayape ci sono quattro chiese evangeliche e soltanto una cattolica. Il 90% degli uomini e delle donne non si sposano e vivono insieme in quella che chiamano «union libre» (unione libera), una formula di convivenza legalmente riconosciuta. Che qui però non ha nulla di moderno o rivoluzionario: è l´ultima frontiera del machismo perché spesso gli uomini mantengono quattro o cinque donne in «union libre». Raramente i bambini vanno a scuola, pascolano nell´aia con i maiali e le galline. La scuola è lontana, anche cinque chilometri a piedi, e i genitori preferiscono tenere i ragazzini a lavorare nelle loro piccole fattorie. E l´analfabetismo dilaga.
Marcelo Mendoza, 59 anni, è un piccolo commerciante. Compra dai contadini e rivende nei mercati di Tegucigalpa. Conosce Mel fin da ragazzo e giura sulla sua onestà. Domenica era alla marcia, vicino all´aeroporto. «Gorilletti (è il soprannome che usano per il presidente de facto) ha anticipato di quattro ore il coprifuoco e mentre tornavo a casa mi hanno arrestato. Ma io non mi piego, continuerò ad andare a tutte le manifestazioni finché Mel non sarà di nuovo il presidente». Dalla capitale a Santa Cruz non c´è l´ombra di un soldato. «Qui non ci sono mai venuti», conferma Sebastian. Ma non vuol dire che la gente non sia impaurita. «Contro di noi - dice José, un giovane maestro - i golpisti sventolano il fantasma del socialismo, di Chavez, eppure noi vogliamo solo redistribuire il prodotto interno dell´Honduras. Come mai in questo paese c´è un 3% di ricchissimi, un 60% di poveri e un 20% di indigenti?»
Negli anni Ottanta, ai tempi di Reagan e Oliver North, l´Honduras era la retroguardia dell´esercito "Contras", gli antisandinisti, finanziati dalla Casa Bianca con i dollari della vendita illegali di armi all´Iran, che da qui penetravano nel Nicaragua di Ortega e Sergio Ramirez. L´esercito honduregno collaborava, addestrava e proteggeva i Contras. Oggi Obama vuole imporre il ritorno al potere di Zelaya e la strategia della Casa Bianca è molto diversa da quella di venticinque anni fa ma sul bossolo del proiettile che ha ucciso Isis Obed c´è scritto «LC 1983», viene da una delle tante casse di munizioni per i mitragliatori M16 regalate all´Honduras per combattere i sandinisti.