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 2009  luglio 09 Giovedì calendario

IL VASO GRECO ERA UNA STAR IN USA MA IN ITALIA VIENE DIMENTICATO


Il vaso di Eufronio, l´antico capolavoro greco opera di uno dei più grandi scultori dell´antichità, rubato nei pressi di Cerveteri, poi finito al Metropolitan di New York e restituito all´Italia dopo un lungo braccio di ferro, è ora «in una galleria sempre deserta» del museo di Villa Giulia a Roma. Finché è rimasto nella Grande Mela, attirava migliaia e migliaia di visitatori.
Lo scrive il New York Times in un reportage da Roma firmato da Michael Kimmelman. Il giornalista racconta che, un anno dopo il suo rientro in Italia, salutato con molto clamore, il vaso greco è chiuso nel museo, in quella che gli appare «un´ingombrante teca di vetro circondato da piccole luci natalizie». Secondo Kimmelman, inoltre, il reperto sarebbe collocato «in una galleria sempre deserta». Nel museo il cratere passerebbe pressoché inosservato, sostiene ancora il giornale americano, sistemato in mezzo ad altre opere dello stesso tipo, «non rappresentando una grossa novità per gli italiani».
La vicenda rischia di alimentare le polemiche sulla valorizzazione dei beni culturali in Italia. Sul rilievo che i nostri musei sono in grado di assicurare ai materiali esposti. Una questione di sistemazione, di collocazione, più che di sicurezza o di tutela. Ma tanto basta, agli occhi del quotidiano americano, per segnalare il destino di un´opera d´arte antica, trafugata in Italia nel 1971 e finita attraverso i canali dei mercanti in uno dei più grandi musei del mondo.
«Non condivido affatto questo giudizio», è la replica di Anna Maria Moretti, Soprintendente per l´Etruria meridionale e direttrice del Museo di Villa Giulia. «Il vaso di Eufronio è nel piano nobile del palazzo, al centro di una sala a fianco di un´altra che ospita l´Apollo di Veio. Non è affatto in un luogo secondario, tantomeno poco visitato. Credo che il giornalista americano sia andato al museo alle 9 del mattino. In questo periodo c´è un calo di visitatori che riguarda tutti i beni culturali del nostro paese. D´altronde, quando alcuni anni fa sono stata al Metropolitan, il vaso di Eufronio non era in una condizione molto diversa».
Il vaso, risalente al 515 a.C., venne trafugato da una tomba di Greppe Sant´Angelo, frazione di Cerveteri, nel 1971, zona di scavi etruschi. Autori del furto furono un gruppo di tombaroli. Il grande cratere attico di ceramica (è alto 45,7 centimetri, per 55,1 di diametro) è il solo integro dei ventisette dipinti da Eufronio, il più abile del cosiddetto Gruppo dei Pionieri, come furono definiti i primi pittori tardo-arcaici che svilupparono la tecnica a figure rosse. Sul lato principale del cratere è raffigurata la scena di uno degli episodi della guerra di Troia: la morte di Sarpedonte, l´eroe figlio di Zeus e Laodamia che combatteva come alleato dei Troiani. Giovani in atto di armarsi prima della battaglia ornano invece il lato secondario del vaso.
Il vaso era stato acquistato nel 1972 dal Met, che era consapevole del fatto che si trattava di un´opera rubata. L´ex direttore del museo di New York, Thomas Hoving, lo definiva una "hot pot" (pentola bollente) e lo aveva voluto fortemente, tanto da sborsare un milione di dollari all´antiquario americano Robert Hecht Jr, che lo aveva a sua volta comprato da un mercante d´arte italiano, Giacomo Medici, condannato in primo grado dalla giustizia italiana a 10 anni di carcere.
Trentasei anni dopo, nel gennaio del 2008, il vaso di Eufronio tornò in Italia, dopo una lunga trattativa. Il reperto venne esposto nella mostra «Nostoi, i capolavori ritrovati» (che raccoglieva altre settanta opere recuperate in tutto il mondo), allestita al Quirinale. Il giorno stesso del suo arrivo a Roma, l´allora ministro dei Beni Culturali, Francesco Rutelli, esibì il vaso davanti alle telecamere della Rai, nello studio del Tg1: «Si tratta di una grandissima vittoria», disse allora Rutelli, «una volta tanto parliamo delle cose buone che il nostro paese sa fare».
Il reperto è prezioso, oltre che per il perfetto stato di conservazione, perché porta indicate le firme di Eufronio stesso e di Euxitheos come vasaio, segno che questi riconobbero l´opera come una delle loro creazioni migliori.
Le trattative fra le autorità italiane e il museo americano sono state lunghe e serratissime e iniziate praticamente all´indomani dell´acquisto da parte del Met. L´accordo venne firmato nel febbraio del 2006.
In Italia la vicenda dei beni trafugati ebbe diversi risvolti giudiziari. Nel 2005 venne infatti celebrato un processo a Roma a carico dell´ex curatrice del Paul Getty Museum di Los Angeles, Marion True, e dell´intermediario svizzero Emanuel Robert Hecht. Dovevano rispondere di associazione per delinquere, ricettazione, relativamente al commercio di beni archeologici e omessa denuncia di reperto. La vicenda riguardava molti beni archeologici trafugati in Italia, "ripuliti" in Svizzera e poi rivenduti a collezionisti e grandi musei internazionali. Quello stesso anno era stato condannato a dieci anni di reclusione con rito abbreviato Giacomo Medici, romano residente a Ginevra, ritenuto dall´accusa fra i più grandi trafficanti italiani di reperti archeologici trafugati dai tombaroli.