Mario Porqueddu, Corriere della sera 9/7/2009, 9 luglio 2009
PANAMA, SI’ AL SUPERCANTIERE PER L’AMPLIAMENTO DEL CANALE
La cordata con l’italiana Impregilo verso la commessa
MADRID – Ha il sapore delle imprese che hanno segnato il Novecento. Sarà una delle più grandi opere di ingegneria civile della storia, destinata a ridisegnare la geografia dei trasporti via mare. Sta per prendere il via l’ampliamento del Canale di Panama. Con l’apertura di una terza via d’acqua che grazie a un nuovo sistema di chiuse consenta anche ai cargo di ultima generazione, troppo grandi per attraversare il canale così com’è oggi, di passare dall’Oceano Pacifico all’Atlantico senza doppiare l’America Latina. La sfida è fare tutto questo entro il 2014, e cioè 100 anni dopo che il canale, costruito dagli Stati Uniti a partire dal 1904, entrò in funzione.
Ieri a Panama sono state aperte le buste con le offerte dei tre concorrenti in gara per aggiudicarsi la gigantesca commessa. La migliore è risultata quella della cordata guidata dalla spagnola Sacyr Vallehermoso e partecipata al 48% dal gruppo di costruzioni italiano Impregilo (con loro ci sono anche la portoghese Somague, la belga Jan de Nul e la panamense Cusa). Il consorzio si impegna a realizzare l’opera per 3,12 miliardi di dollari, circa 2.244 milioni di euro. Cifra inferiore agli obiettivi dell’Autorità del Canale (Acp), che aveva come target massimo di spesa 3,48 miliardi di dollari, e a quelle indicate delle due concorrenti, la cordata dei colossi spagnoli Acs, Fcc e Acciona, e quella capitanata dal gruppo statunitense Bechtel alleato con le giapponesi Taisei e Mitsubishi. L’offerta economica conta per il 45% nella valutazione complessiva, l’altro 55% riguarda la proposta tecnica. Ma secondo Adriano Espino, responsabile dell’Acp per il progetto, il gruppo italo-spagnolo accreditato di 4.088,5 punti è in vantaggio anche da quel punto di vista. L’aggiudicazione vera e propria avverrà nelle prossime settimane, e gli sconfitti hanno la possibilità di fare appello, ma salvo sorprese clamorose il risultato non cambierà.
L’opera è monumentale: si calcola che verranno utilizzate 230 mila tonnellate di acciaio e 800 mila «tonnellate metriche» di cemento. L’inizio dei lavori è previsto per dicembre. L’obiettivo è consentire il passaggio di 330 milioni di tonnellate di merci, equivalenti a 14 mila transiti, ogni anno. Il doppio rispetto a oggi.
Da quando è stato aperto, lungo gli 81 chilometri del canale di Panama sono passate circa 1 milione di navi. In quelle acque si muove il 5% del commercio mondiale. Ma ora le strutture sono obsolete e il traffico è vittima di continui imbottigliamenti. I cargo capaci di trasportare fino a 12 mila container, chiamati per l’appunto post-Panama, hanno pescaggio e misure tali da non poter sfruttare il canale. Per questo si costruisce una terza via.
La commessa per cui concorrono Sacyr e Impregilo è la tranche più grossa di un progetto di espansione da 5,25 miliardi di dollari. Dovranno essere costruite due chiuse, una sul lato caraibico del canale e una su quello bagnato dal Pacifico, e una serie di enormi vasche che raccoglieranno l’acqua necessaria ad alzare il livello nel tratto navigabile. Ma il fascino di questa impresa non sta solo nelle difficoltà tecniche da superare. Dopo poco meno di un secolo, si tornerà a scavare tra la Baia di Limon, lo stretto di Culebra, la zona di Gamboa e il lago Miraflores, nomi che evocano la corsa verso il progresso che alla fine del 1800 chiamò sull’istmo centroamericano Ferdinand de Lesseps, costruttore del canale di Suez, e Gustave Eiffel. I loro tentativi fallirono. L’opera fu portata a termine dagli Usa, che nel 1999 ne hanno ceduto la ricca gestione alla Repubblica panamense. Adesso tocca a un consorzio europeo fare un pezzo di storia.