G.Cap., Corriere della sera 9/7/2009, 9 luglio 2009
RUBBIA: C’E’ IL RISCHIO CHE RESTI UN’UTOPIA
MILANO – Professor Carlo Rubbia, è una richiesta seria il taglio dell’80 per cento dei gas serra per il 2050 oppure è una proposta politica talmente lontana che permette di sfuggire ai problemi?
«L’obiettivo suggerito è da vedere solo come un’indicazione simbolica, potrebbe essere maggiore o minore, ma non è questo l’importante. Determinante è invece che si cominci subito a fare qualcosa. sotto gli occhi di tutti la necessità di cambiare l’atteggiamento finora seguito: dobbiamo rimettere in sesto questo pianeta».
Per scendere nel concreto, che cosa bisogna fare?
«Sono indispensabili delle scelte tecnologiche, altrimenti tutto rimane un’utopia. Si devono sviluppare nuove tecnologie e utilizzare quelle esistenti già efficaci».
Quindi?
«Le scelte ambientali sono scelte economiche, cioè destinare risorse allo sviluppo delle tecnologie senza le quali non si producono cambiamenti. Ora siamo in una fase di transizione, ci sono incertezze ma tutti in realtà vogliono le stesse cose».
Quali sono?
«Controllare il mercato che ne deriva. Oggi sul fronte tecnologico- ambientale c’è una forte competizione fra i Paesi e tutti puntano ad avere la supremazia perché significa conquistare nuove aziende, nuovi posti di lavoro. Ma per emergere bisogna investire in campi nuovi».
Cè una via unica da seguire?
«Non c’è un asso pigliatutto. Ogni Paese deve partire dalla propria realtà. In Brasile possono coltivare canna da zucchero in quantità per produrre biocombustibili perché hanno grandi distese di terreno. In Europa è improponibile».
Per gli europei cosa è meglio?
«Le tecnologie solari, eoliche e il nucleare. Ma dovranno essere un solare e un nucleare nuovo. Per questo, prima di tutto, bisogna investire in ricerca per innovare. Ad esempio l’impiego del torio invece dell’uranio. Ne serve meno nel reattore ed è abbondante in natura, si trova facilmente persino sugli Appennini ».