Marco Valsania, ཿIl Sole-24 Ore 9/7/2009;, 9 luglio 2009
ROYAL DUTCH SCALZA WAL-MART
L’europea Royal Dutch Shell ha scalato la classifica delle 500 aziende più grandi al mondo. La rivista «Fortune» ha consegnato al colosso petrolifero anglo-olandese il trofeo per la conquista del primo posto tra le Global 500, grazie a un fatturato annuale aumentato del 28,8% a 458,36 miliardi di dollari. Royal Dutch Shell ha scalzato il re dei grandi magazzini a basso costo Wal-Mart, scivolato al terzo posto dopo due anni consecutivi al vertice. E ha battuto un altro gigante dell’oro nero, l’americana ExxonMobil, inchiodata al secondo posto. L’azienda del Vecchio continente ha superato la diretta rivale di 15 miliardi di dollari nel giro d’affari. E promette, a detta di Fortune, di difendere la sua ascesa con strategie aggressive: tra queste un investimento da 18 miliardi in Qatar, per un impianto battezzato Pearl GTL che dovrebbe essere pronto nel 2010 e trasformare gas naturale in diesel pulito.
Con poche eccezioni la graduatoria del 2009 ha premiato i protagonisti dell’energia su scala internazionale. Ben sette delle prime dieci posizioni, calcolate tenendo conto del giro d’affari dell’anno scorso, sono state appannaggio di gruppi del settore: oltre a Royal Dutch Shell e ExxonMobil compaiono la britannica Bp e le statunitensi Chevron e ConocoPhillips, la francese Total e la cinese Sinopec. Le eccezioni, assieme a Wal-Mart, sono rappresentate dall’ottavo posto della finanziaria Ing e dal decimo della casa automobilistica giapponese Toyota. Proprio per numerose aziende dell’auto, soprattutto americane, la classifica di Fortune ha segnato un brusco declino. Se la stessa Toyota è arretrata di cinque posizioni, la crisi ha visto General Motors precipitare dal nono al 18esimo posto, alle spalle della prima delle società italiane, l’Eni. E seguita al 19esimo posto da Ford, che a sua volta ha perso sei posizioni.
E’ stata una classifica punitiva anche per molti gruppi finanziari americani. Citigroup, che ha avuto bisogno di ingenti soccorsi del governo, è caduta al 39esimo posto dal 17esimo precedente. E Bank of America, a sua volta aiutata dai soldi del contribuente, ha battuto in ritirata accontendosi del 37esimo posto dopo essere stata 28esima. Le classifiche per profitti e perdite hanno a loro volta mostrato i destini divergenti di grandi aziende e interi settori. I colossi petroliferi hanno guidato la graduatoria degli utili come già quella generale: a dominare è stata ExxonMobil, con un aumento dell’11,4%a 45,22 miliardi di dollari, seguita dalla russa Gazprom e da Royal Dutch Shell. Nel gruppo delle prime dieci, però, sono entrate società di altri settori: Microsoft è stata settima, seguita da General Electric, Nestlè e Industrial & Commercial Bank of China. La parata delle perdite più devastanti è stata invece affollata di finanziarie e banche americane e europee nelle posizioni di testa: è stata guidata dal gruppo di mutui immobiliare Fannie Mae, con 58,7 miliardi di passivo. A ruota hanno seguito Royal Bank of Scotland, General Motors, Citigroup e Ubs.