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 2009  luglio 09 Giovedì calendario

L’I-PHONE VIOLATO DA HACKER QUINDICENNI

tempo di vacanze, non c’è niente da fare. Vogliamo passare un po’ di tempo a irritare Steve Jobs? Sette quindicenni annoiati hanno fatto proprio così, anche se irritare Steve Jobs, a.d. di Apple , non era la loro intenzione dichiarata. Quello che li divertiva era trovare un modo per penetrare nelle barriere di sicurezza dell’iPhone 3GS della terza generazione, uscito il 19 giugno, e scaricarvi i programmi di software che volevano, non solo quelli messi ufficialmente in vendita dalla società produttrice. Per il gruppetto di teenager guidati da Ari Weinstein è stata una bella soddisfazione dimostrare nel giro di solo sette giorni di essere più bravi dei programmatori che guadagnano fior di soldi in una delle società high tech più famose del mondo. Per la Apple, criticata per le limitazioni imposte sugli iPhones e presa di mira per protesta dagli hackers, è stato un altro colpo al cuore. Non solo deve battagliare con i professionisti del "jailbreaking", la tecnica di entrare nei "buchi" di sicurezza, che tra l’altro consente di sbloccare gli iPhones e farli funzionare in ogni Paese con qualunque operatore. Adesso deve fare i conti anche con i ragazzini. E non solo con i ragazzini, ma anche con un’opinione pubblica sempre più dalla parte degli hackers che dalla loro. Una situazione che inizia a rassomigliare a quella in cui si dibatte ormai da anni la Microsoft, invisa per il suo arrogante strapotere e punita a colpi di virus da hackers in cerca di vendetta. «Buon per loro» è stato il commento di un lettore alla notizia delle imprese di Ari Weinstein & Co riportata dal Wall Street Journal. «Bravi! Se fermiamo questi ragazzi, fermiamo anche il passo dell’innovazione»ha detto un altro. «Potere agli hackers! Aiutano ad accrescere la sicurezza online, inventano nuovi software e costringono aziende come la Apple e la Microsoft a lavorare più sodo».
Ari Weinstein, liceale di Filadelfia, è proprio il tipo di persona di cui Steve Jobs dovrebbe aver paura. Non solo per la sua abilità di hacker, ma anche perchè a solo 15 anni si è coperto le spalle ed è stato attento a non commettere un reato. L’accorto ragazzino ha fatto le sue ricerche e ha concluso che il legittimo proprietario di un iPhone ha il diritto di modificarlo e scaricare quello che vuole. Un avvocato gli ha dato ragione; la Apple sostiene invece che modificare un iPhone viola il Digital Millennium Copyright Act. L’Ufficio Brevetti degli Stati Uniti emetterà una sentenza in autunno. «La Apple non ha il diritto di dirmi cosa mettere nel mio iPhone - ha dichiarato Ari, hacker dall’età di sette anni - . E in ogni caso io lavoro per aiutare gli altri».
Grazie al suo lavoro, chi utilizza il programma da lui ideato può modificare l’iPhone ed eliminare i messaggi pubblicitari dal browser installato nell’apparecchio; oppure può usare il telefono come modem per computer. Tutte funzioni utili e legali, ma non disponibili per decreto della Apple Inc. L’inflessibilità della Apple, nonché l’odiata regola di poter usare l’iPhone esclusivamente con un unico operatore cellulare in Usa, la AT&T, stanno fomentando una ribellione online. Presto anche l’amministrazione Obama potrebbe dare una mano ai ribelli, se l’antitrust dovesse decidere quest’autunno che la regola dell’operatore unico è illegale. Quello che gli hackers vogliono dalla Apple è un po’ di comprensione. Dopo tutto, come ricorda un altro lettore del Wall Street Journal, anche Steve Jobs da ragazzino era un hacker.