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 2009  luglio 09 Giovedì calendario

IL CAMBIO DI TONO DEL GOVERNATORE

Non credevano ai loro occhi e alle loro orecchie i banchieri quando ha preso la parola il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi. Che, pur ripetendo giudizi in gran parte già formulati in passato, ha usato toni insolitamente aspri. Fin dall’inizio quando ha messo in chiaro che «il credito al settore privato rallenta ancora », che «la contrazione riguarda le imprese » e non le famiglie, che «è particolarmente intensa la decelerazione dei prestiti erogati dai gruppi bancari maggiori ». Quindi basta con le pantomime sulle cifre: la stretta c’è, vediamo come superarla.
Sistemate le quantità, tocca ai prezzi. «L’aumento del rischio di credito ”ha detto il governatore’ si è tradotto in un ampliamento del divario nel costo del credito tra piccole e grandi imprese, con effetti negativi per chi oggi ha maggiormente bisogno di accedere al finanziamento bancario». Traduzione: sono capaci tutti di dare i soldi solo alle grandi imprese sulle quali non si rischia nulla.
Ma le bastonate non si sono esaurite qui. La redditività è calata e calerà ancor di più: cari banchieri, impegnatevi di più nel contenimento dei costi. E ancora: nel decidere sulla concessione dei crediti usate tutte le informazioni disponibili, integrate i «metodi statistici di scoring (che perdono parte della loro capacità predittiva nei momenti eccezionali come quello attuale) con la conoscenza diretta del cliente, delle sue effettive potenzialità di crescita e di redditività nel lungo periodo». Non lasciate fare ai computer, metteteci la vostra capacità, la vostra professionalità.
Alla seconda pagina delle 13 previste, il sudore cominciava a imperlare la fronte di molti banchieri. Ma Draghi, imperturbabile, ha continuato nella sua filippica.
«Ho già detto, e torno a ripeterlo, che è necessario comunque un rafforzamento» del capitale. Sbrigatevi quindi a emettere i Tremonti bond e a fare tutto quanto contribuisce a migliorare i coefficienti patrimoniali. E sappiate che«in questa fasela Banca d’Italia non consente alle banche il rimborso anticipato di strumenti patrimoniali senza un piano di sostituzione con risorse equivalenti per qualità e quantità».
Una vera e propria stoccata è arrivata con un fuori programma. Dopo aver ricordato che le banche italiane hanno partecipato con meno del 3% alla operazione di finanziamento da 442 miliardi della Bce ha alzato gli occhi dal foglio e ha detto: «Come mai la partecipazione è stata così bassa? Visto che era tanto conveniente, sarebbe interessante capire perché ». Quanto agli stipendi dei manager, attenzione: c’è una task force della Vigilanza che potrà eccepire sugli schemi di remunerazione che non legano il reddito ai rischi e ai risultati.
E sul riciclaggio: «Occorre cambiare passo» perché «le banche sottovalutano la necessità di un assoluto rispetto delle norme».
Il colpo finale è sulla commissione di massimo scoperto: ve l’avevo detto all’inizio del 2007, toglietela, non è difendibile sul piano della trasparenza e dell’efficienza. «La ripetuta azione di
moral suasion sortiva effetti solo
nei confronti dei gruppi maggiori ». Così è dovuto intervenire il legislatore. «Ora le banche – ha concluso Draghi – sostituiscano spontaneamente, una volta per tutte, le commissioni complesse e opache con commissioni ragionevoli sui fondi messi a disposizione. Ma non il 4% – haaggiunto abbandonando di nuovo la traccia scritta ”, non è possibile in un periodo come questo».