Sante Moretti, liberazione 08/07/2009, 8 luglio 2009
Nei giorni scarsi è apparso sul Corriere della Sera un lungo articolo a sostegno dell’aumento dell’età di pensione per le donne del Senatore del Pd Pietro Ichino
Nei giorni scarsi è apparso sul Corriere della Sera un lungo articolo a sostegno dell’aumento dell’età di pensione per le donne del Senatore del Pd Pietro Ichino. Un lungo giro di parole per proporre al Pdl una comune iniziativa per eliminare questa "discriminazione" e non è ben chiaro se è a danno delle lavoratrici o dei lavoratori. Come è noto per la sola pensione di vecchiaia le donne possono pensionarsi a 60 anni (gli uomini a 65) ma possono rimanere al lavoro: sono libere di scegliere. Per correggere questa "discriminazione" si prende a pretesto una sentenza della Corte di Giustizia europea del novembre 2008 che condanna l’Italia a rimuovere questa differenza di trattamento. Intanto la sentenza si limita al pubblico impiego ma viene presa a pretesto per un aumento generalizzato dell’età di pensionamento. Enrico Letta, Casini, Ichino, Bonino ed altri accusano il Governo di non utilizzare la crisi economica per intervenire radicalmente sulle pensioni considerate troppo onerose e generose. A questi signori ricordiamo che il bilancio dell’Inps è in attivo pur coprendo il deficit del Fondo dei dirigenti d’azienda superiore ad un miliardo di euro all’anno, pagando decine di migliaia di pensioni d’oro, caricandosi oneri assistenziali; ma soprattutto che 5 milioni di pensionati che percepiscono meno di 500 euro al mese e che il numero più alto di persone che stanno precipitando nella povertà sono anziani. Ma ad una domanda non rispondono mai: ma in passato il non rispetto delle sentenze della Corte di Giustizia europea da parte dell’Italia che cosa ha comportato, quali sanzioni? Mi riferisco alla tortura, all’ambiente, all’immigrazione. Sostiene il nostro che il privilegio dell’età pensionabile fa sì che in Italia ci siano nel mercato del lavoro 4 milioni di donne se, a parità di popolazione si facesse il confronto con l’Inghilterra. Dove troverebbero lavoro 4 milioni di donne ultrasessantenni? Veramente si pensa che se ci fosse lavoro e fosse regolarmente pagato, se ci fossero strutture sociali adeguate, se non venisse caricata sulla famiglia la cura dei figli, degli anziani, dei malati, le donne continuerebbero a fare le "vagabonde" perché tali le considerano codesti signori. Si dice: "ma il coniuge?" certo c’è ancora una mentalità secondo cui alla casa ed alla famiglia deve pensare la donna. La maggioranza dei congedi parentali viene usufruita dalle donne sia perché percepiscono un salario inferiore al coniuge che lavora e sia perché il coniuge per tirare avanti la famigla deve ammazzarsi di lavoro straordinario e cercare "lavoro" aggiuntivo. La proposta su cui lavorano alacremente ed in modo bipartisan prevede uno "scambio" tra l’innalzamento dell’età pensionabile con il riconoscimento ai fini previdenziali dei periodi dedicati alla cura dei figli. Estendere la contribuzione figurativa a tutte le madri anche se non impegnate in un rapporto di lavoro. Allungare il periodo dei congedi per la coppia se lavora riconoscendo una indennità e una contribuzione pari al 60% in rapporto al numero dei figli. Questo scambio, a mio parere, non provocherebbe certamente un aumento dell’occupazione delle donne, semmai è un incentivo a stare più a lungo fuori dalle aziende con gravi conseguenze sull’importo della pensione al momento della maturazione del diritto. Sembrano dimenticare che vigendo il sistema contributivo una contribuzione figurativa ridotta avrà come conseguenza un assegno pensionistico di 400/500 euro. Il senatore Ichino ha capito che con quella proposta non si va da nessuna parte e si inventa un’altra proposta "una detassazione selettiva dei redditi da lavoro femminile". Concretamente, dato che su 1000 euro di stipendio gravano 110 euro di imposta, propone di ridurre l’imposta a 10 euro, così le lavoratrici saranno incentivate a non utilizzare i congedi parentali che diventerebbero più convenienti se utilizzati dal coniuge. Costo dell’operazione 4 miliardi. Ma quattro miliardi indicano che la riduzione della ritenuta fiscale è limitata ad un certo numero di lavoratrici: quali, cosa significa "riduzione selettiva"? Rimane per noi un mistero… Il Sen. Ichino o c’è o ci fa. Propone di recuperare i 4 miliardi sui 70 che ogni anno lo stato rimborsa all’Inps. Quei 70 miliardi sono le indennità (e sono una miseria) agli invalidi civili, ai ciechi e sordomuti, la decontribuzione a favore delle aziende, la parziale copertura degli interventi assistenziali. Secondo il Senatore i lavoratori dipendenti ed il mondo del precariato (gestioni attive) dovrebbero pagare la detassazione del salario delle lavoratrici. Il senatore democratico per "salvare" il governo da possibili sanzioni (quali?) generosamente si inventa mille marchingegni per giustificare l’aumento dell’età di pensione per le donne e mentre si dovrebbe sanare una disparità donna-uomo rispetto all’età pensionabile se ne propone un’altra con una minor ritenuta fiscale. Al Pd ed al Pdl l’aumento dell’età di pensione delle donne importa ben poco, è il pretesto per un aumento generalizzato dell’età per il diritto alla pensione e per ridimensionare il sistema pensionistico pubblico in coerenza con le scelte economiche del governo e di Confindustria; non solo per aiutare i mercati finanziari preoccupati del mancato decollo delle pensioni integrative. Abbiamo proposto già da due anni che siano i lavoratori e le lavoratrici a decidere quando pensionarsi. Non solo che l’età per il diritto alla pensione non sia uguale per tutti: va fortemente ridotta per le attività usuranti, e anche per quelle manuali, ripetitive, pesanti. Senatore Ichino, compagni o amici del Pd, a quando una proposta di aumento generalizzato degli importi pensionistici?