Giuseppe Scaraffia, Femme Fatale, Vallecchi 2009, 170 pp. 10 , 9 luglio 2009
VERSIONE CORTA - LIBRO IN GOCCE "FEMME FATALE"
di GIUSEPPE SCARAFFIA. VALLECCHI 2009. -
FATALE «Tutte le donne sono fatali. Si comincia col dovere loro la vita e finiscono per causare la nostra perdita». (Antoine Blondin)
OSSIMORO La donna fatale è cangiante e multiforme: artificiale e naturale, frigida e libertina, nomade e stanziale, spregiudicata e cattolica, sperperatrice e risparmiatrice, tempestosa e annoiata, voluttuosa e sanguinaria.
FIAMMA Le chiamavano ”allumeuse”, parola francese derivante dal verbo ”allumer”, che significa: ”colei che accende” o, meglio, ”donna che si compiace nello stuzzicare i desideri maschili per il solo divertimento di farlo, senza dare nulla in cambio e senza coinvolgersi in alcun tipo di relazione”.
INQUIETUDINE «Ella metteva anche negli spiriti più ottusi o fatui un turbamento, una inquietudine, un’aspirazione indefinibile» (Gabriele d’Annunzio descrive Elena Muti, Il Piacere)
PROFONDITA’ Nelle femme fatale la profondità della scollatura coincideva con l’ampiezza della libertà.
SINTESI «L’amore è un colpo di reni e un colpo di spugna» (Sarah Bernhardt)
BISOGNO Il bisogno di sedurre era l’unica passione della celebre allumeuse parigina Madame Récamier. Seduceva anche solo ascoltando. Doveva sempre rispecchiarsi negli occhi offuscati dalla passione di un ammiratore, e sostare tranquillamente sull’orlo di quell’abisso. Senza limiti di sesso: anche le donne si innamoravano di lei.
INVIDIA Queste donne straordinarie, sempre oggetto di accuse di immoralità, sempre accusate di essere delle Messalina, la moglie adultera dell’imperatore Claudio, di cui si disse ”Lassata viris, nondum satiata” (stanca, ma non sazia)
DECANDENZA Lou von Salomè aveva ardenti relazioni con le donne, e rapidi ”festini”, dedicati a rapporti estemporanei con uomini comuni, subito dimenticati: «La migliore cosa al mondo, che procura soddisfazioni divine e ci rigenera ogni volta».
ECCENTRICITA’ Sarah Bernhardt dormiva in una bara foderata di raso bianco, tra una funebre abbondanza di fiori, e non si perdeva un’esecuzione capitale; La Contessa Potocka (Emanuela Pignatelli) non toglieva mai le sue collane di perle: «Il loro contatto mi è necessario per non morire». Tutto il resto, gli abiti, la biancheria, i fiori, doveva rapidamente sparire, regalato o buttato via; Ad Alma Mahler, moglie del compositore Gustav Mahler, non bastavano gli uomini normali, voleva i geni: «Basta un solo sguardo di un uomo di genio per farmi impazzire. Che sarà di me?».
VAMPIRA Una delle ”varianti” della femme fatale è la donna vampiro. Un esempio venne da Cristina di Belgioioso, donna circondata da un alone sulfureo: il contrasto fra il nero intenso degli occhi e dei capelli, il pallore immobile del viso, la facevano sembrare un fantasma. Durante una delle innumerevoli soirée nel suo salotto, uno dei presenti bisbigliò: «Com’è bella!». Un altro replicò: «Sì, doveva essere proprio bella, da viva».
CATEGORIE La Belgioioso divideva gli uomini in tre categorie: «Mi ama, mi ha amato, mi amerà».
CATTIVERIA Un giorno, dopo una vivace disputa teologica con il filosofo Caro, la Contessa Potocka si era affacciata alla ringhiera, mentre lui scendeva le scale, e gli aveva sputato sulla testa calva, gridando: «Questo è per la vostra idea di Dio!».
BAMBOLE La Contessa Potocka mandò a Guy de Maupassant sei bambole profumate, copie delle dame che voleva invitare a cena con lui. Lo scrittore gliele rimandò tutte con la pancia gonfia di stracci, e un biglietto eloquente: «Tutte in una sola notte».
PIOVRA Alma Mahler al suo secondo marito, l’architetto Walter Gropius: «Voglio risucchiarti da tutte le parti come una piovra. Le nostre due perfezioni devono generare un semidio». Lo tradì dopo tre mesi.
DEPRESSIONE Il 28 ottobre 1814 lo scrittore svizzero Benjamin Constant, talmente abbattuto per l’amore non corrisposto che provava per Madame Récamier, rimase immobile su una sedia per cinque o sei ore.
SUCCHIARE La contessa di Castiglione stava succhiando un sorbetto ai fiori d’arancio: «Le piace succhiare, contessa?» chiese un gentiluomo della corte di Napoleone III. «Dipende da cosa» rispose ridendo la dama.
SELVAGGIA Vittorio Emanuele II, Re d’Italia, sulla Castiglione: «Era una giumenta araba che bisognava tenere a freno, ma riusciva in ogni caso a buttarvi per terra». E lei, di lui, annotò nel suo diario: «L’ho accompagnato in giardino, dove mi ha f... cinque volte».
INVESTIMENTO La Castiglione si concesse per una notte intera a Lord Hertford, per un milione di franchi. L’inglese, per approfittare dell’investimento, sottopose la contessa a tutte le pratiche dell’erotismo, costringendola a letto per i restanti tre giorni, per rimettersi.