Sergio Romano, Corriere della sera 8/7/2009, 8 luglio 2009
L’AUSTRIA DEL TERZO UOMO UN PAESE FRA DUE BLOCCHI
Dopo la guerra Austria e Germania furono divise in quattro zone di occupazione e le due capitali, benché occupate dall’Armata rossa, spartite tra i quattro.
Perché Stalin accettò un’enclave come Berlino Ovest, foriera di pericoli strategici, politici ed economici? Come poté accettare che anche la Francia ottenesse parte notevole dei territori del Terzo Reich? Ho sempre pensato che la Repubblica democratica tedesca sia nata come ritorsione alla creazione della Repubblica federale e che Stalin avrebbe preferito (alla faccia dei comunisti tedeschi) una Germania unita ma saldamente neutrale anche se capitalista. forse sulla base di queste considerazioni che nel ”55 cessò il regime di occupazione in Austria in cambio di una eterna neutralità?
Aine Bertocci
aine.bertocci@virgilio.it
Caro Bertocci,
Il regime d’occupazione dei due Paesi venne deciso quando i vincitori non avevano ancora smesso di collaborare e fu una formula temporanea, in attesa della soluzione definitiva. La Francia fu ammessa alla spartizione grazie a Churchill, convinto che un alleato sminuito e umiliato non avrebbe dato alcun contributo alla sicurezza del continente. Non fu generosità, ma illuminato interesse. In Germania la convivenza durò sino al blocco di Berlino nel 1948 e s’incrinò definitivamente con la costituzione dei due Stati tedeschi nel 1949. vero, la Rdt fu per molti aspetti la risposta sovietica alla politica degli Alleati nella Germania occidentale. Ma l’Urss, nella sua zona, aveva già promosso la formazione di un partito socialista unificato (Sed), dominato dai comunisti, e gettato le basi di uno Stato satellite.
In Austria i rapporti fra gli occupanti furono migliori. Il treno di Zurigo, su cui viaggiavo nel 1949, dovette fermarsi al confine con la zona sovietica, dove i passaporti vennero controllati dai soldati dell’Armata rossa. L’albergo dove passai le mie prime giornate viennesi era nella zona sovietica della capitale e veniva invaso ogni sera da un gruppo di rumorosi ufficiali sovietici. I grandi alberghi del Ring, dal Sacher all’Imperial, ospitavano i comandi degli occupanti. La bandiera che sventolava su un pennone del palazzo imperiale, accanto ai colori austriaci, era quella del Paese che esercitava a turno la presidenza del comando quadripartito. Il pattugliamento della Innere Stadt (il vecchio centro cittadino all’interno del Ring) era assicurato da jeep in cui sedevano i soldati delle quattro potenze occupanti. Tutto era, più o meno, come in un film di Carol Reed con Orson Welles e Alida Valli («Il terzo uomo ») che si proiettava allora sugli schermi europei. I sovietici misero le mani su qualche cittadino del blocco comunista fuggito in Austria, ma lasciarono che il Paese si governasse da sé senza troppe interferenze.
Il quadro cambiò nel febbraio 1955, quando Nikita Kruscev disse al cancelliere austriaco Julius Raab che l’Urss avrebbe ritirato le proprie truppe se l’Austria avesse proclamato la sua neutralità. Raab colse al volo l’occasione offerta da una fase in cui vi furono effettivamente segnali di «disgelo» e l’Austria divenne nuovamente sovrana alle 12 del 27 luglio 1955. Quel giorno ero a Innsbruck nella zona d’occupazione francese. Salii sul tetto del palazzo in cui lavoravo e, al suono delle campane della Hof Kirche, assistetti all’ammainabandiera del tricolore francese sul palazzo occupato dagli uffici dell’Alto commissario.