Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  luglio 08 Mercoledì calendario

«REGALI E FESTINI IN CAMBIO DI APPALTI» I PM SPIEGANO IL «SISTEMA TARANTINI»


«Gianpi» e la cocaina agli amici. Corruzione per il nipote di Matarrese

BARI – Ai primari e ai direttori delle Asl che dovevano acquistare i prodotti della sua azienda avrebbe versato mazzette, ma anche costosi regali. Pagava lui i viaggi a Cuba, le va­canze a Riccione e a New York, auto di grossa cilindrata, buoni benzina, cene per decine di ospiti. Si occupava di fare pressioni sui politici per favorirli nelle nomine e negli incarichi. E quando organizzava le feste per gli amici più intimi nella sua villa di Giovinazzo, la cocaina non sarebbe mai mancata. Eccolo il «sistema Tarantini» svelato dalla procura di Bari. Il pub­blico ministero Roberto Rossi chiude il primo filone di indagine sulla Tecnohospital e accusa Gianpaolo Tarantini, 35 anni, di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione insie­me a suo fratello Claudio e a Salvatore Greco, il politico del Pdl soprannominato Tato, nipo­te di Antonio Matarrese e coordinatore della campagna elettorale di Raffaele Fitto con la li­sta «La Puglia prima di tutto».

La rete che porta a Patrizia
L’imprenditore accusato di induzione alla prostituzione per aver portato ragazze a paga­mento nelle residenze di Silvio Berlusconi de­ve rispondere anche di detenzione di stupefa­centi ai fini di spaccio. Le carte processuali che riguardano la sua attività dal 2001 al 2006, sve­lano la rete dei suoi contatti per procurarsi la polvere bianca, gli ordinativi di dosi fatti al te­lefono, la lista degli ospiti. Tra i nomi citati c’è quello di Massimo Verdoscia. Max, l’uomo che presentò a Tarantini Patrizia D’Addario, la donna di 42 anni che ha raccontato di aver pre­so mille euro per partecipare a una serata orga­nizzata a palazzo Grazioli a metà ottobre scor­so e di essere tornata quindici giorni dopo per trascorrere la notte con il presidente del Consi­glio. Di quell’incontro intimo, avvenuto men­tre era in corso l’elezione di Barack Obama, ha conservato le registrazioni che ha poi conse­gnato alla magistratura. E per dimostrare di es­serci stata si è anche ripresa con il telefonino in bagno e nella camera da letto. Anche il no­me di Tato Greco è legato a quello di Patrizia: fu proprio lui a candidarla nella lista di Fitto per il comune di Bari. Inizialmente ha negato addirittura di conoscerla, ma è stato smentito da un sms di auguri che le inviò lo scorso Nata­le, ben prima che la vicenda venisse scoperta dai pubblici ministeri.

Affari e mazzette: il socio occulto
Negli atti depositati ieri Greco viene defini­to «socio occulto della Global System Hospi­tal », società che fa capo ai fratelli Tarantini. Scrive il pubblico ministero nel capo di impu­tazione: «I tre sono associati, operando con­giuntamente e allo stesso fine anche se con re­lativa autonomia ma con un comune collega­mento reso evidente dal medesimo modus operandi sul territorio regionale, quali promo­tori fra loro e con altre persone al fine di realiz­zare rilevanti illeciti profitti mediante la com­missione di un numero indefinito di reati con­tro la pubblica amministrazione, in particola­re mediante condotte illecite a danno del servi­zio sanitario nazionale, il turbamento della li­bertà degli incanti, la falsificazione di provve­dimenti amministrativi ovvero a mezzo di atti corruttivi diretti a pubblici ufficiali o incarica­ti di pubblico servizio». Un sistema che – que­sta è la tesi della Procura – Tarantini avrebbe continuato a utilizzare anche dall’estate del 2008, quando divenne assiduo frequentatore di Silvio Berlusconi. Secondo l’ipotesi accusa­toria l’imprenditore ingaggiava ragazze da por­tare nelle residenze del premier per ottenere vantaggi economici e per questo gli viene con­testato il reato di induzione e favoreggiamen­to della prostituzione. Oltre a Patrizia, altre donne hanno già confermato ai pubblici mini­steri di aver preso soldi per andare a Palazzo Grazioli e Villa Certosa, ma in alcune telefona­te intercettate si parlerebbe anche di serate nel­la residenza di Arcore.

L’incarico per la Nazionale
Con i medici e i dirigenti delle Asl Taranti­ni sapeva essere convincente quando si tratta­va di piazzare protesi e altri articoli sanitari. E infatti loro giustificavano gli ordinativi effet­tuati con procedura d’urgenza grazie a una for­mula standard: «Si tratta di prodotti unici, in­sostituibili ed infungibili». Sono venti i pro­fessori che adesso dovranno difendersi dal­l’accusa di averlo fatto in cambio di mazzette. La maggior parte ha ottenuto soldi e regali, qualcuno ha preferito invece una raccomanda­zione. il caso di Vincenzo Petruzzi, che nel 2003 era direttore sanitario della ex Ausl Ba­ri5. L’uomo è accusato di aver «compiuti atti contrari ai suoi doveri accettando la promes­sa rivoltagli da Salvatore Greco circa il suo per­sonale interessamento presso i vertici della Le­ga Calcio, sotteso a farlo tornare a ricoprire un ruolo di caratura internazionale, mondia­­le, presso la sede di Coverciano, visto che il Petruzzi ha fatto parte dello staff medico della Nazionale di Calcio».

Telefonate e cocaina
Sono state le conversazioni intercettate a ri­velare i contatti di Tarantini con una rete fidata di spacciatori, ora finiti con lui nell’inchiesta. Sono una ventina le feste che avrebbe organiz­zato tra il 2002 e il 2003 dopo aver acquistato la cocaina e in due casi avrebbe provveduto a far­la recapitare a casa ai suoi amici. «Bartolomeo Rossini – è scritto nel capo di imputazione’ deteneva e spacciava cocaina a Gianpaolo Ta­rantini il quale, oltre a consumarla in proprio, la cedeva gratuitamente ad altri in occasione di incontri conviviali che organizzava nella sua villa di Giovinazzo o presso la Masseria Torre Coccaro, ai quali partecipava tra gli altri la sua compagna Angela De Venuto e, almeno in due occasioni, Verdoscia con sua moglie».