Varie, 8 luglio 2009
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Adelson Sheldon
• Dorchester (Stati Uniti) 4 agosto 1933. Imprenditore • «[...] il re dei casinò di Las Vegas, uno che [....] si faceva chiamare Sheldon III: non per motivi dinastici, ma perché a fine 2007 Forbes l’aveva incoronato terzo uomo più ricco d’America, con un patrimonio personale di 27 miliardi di dollari. [...] in poco più di un anno il figlio di un tassista ebreo lituano che [...] cominciò a guadagnarsi da vivere a Boston vendendo giornali, è passato da una ricchezza spropositata alla distruzione del 95 per cento del suo patrimonio. [...] Con l’impennata dei prezzi dei carburanti prima e con la crisi finanziaria poi, gli americani hanno ridotto i loro pellegrinaggi a Las Vegas. Un guaio doppio per Adelson che non solo aveva costruito giganti come il “Palazzo” e il “Venetian” - 4000 suite e 19 ristoranti [...] ma aveva inventato il business delle “convention” aziendali e delle fiere, come quella dell’elettronica che si tiene in gennaio. Il crollo del sistema creditizio ha fatto precipitare soprattutto questo business. [...] oltre ad essere un imprenditore [...] è pure un repubblicano a trazione integrale: uno impegnato nella difficile impresa di spostare più a destra l’Aipac, la lobby degli ebrei americani che ha un’enorme influenza sulla Casa Bianca. [...] Adelson non ha mai tentato, neanche tatticamente, il dialogo coi democratici. E nemmeno loro hanno mai provato ad avvicinare un miliardario divenuto celebre per frasi come “l’Islam radicale e la legge che dà ai sindacati piena libertà di accesso nelle aziende sono le due principali minacce che pesano sulla nostra società” [...] Adelson si considera, in fondo, un benefattore: uno che ha creato decine di migliaia di posti di lavoro. Certo, il gioco d’azzardo non è un modello di crescita virtuosa della società [...] è stato per decenni un super-ricco che nonostante i miliardi e il “jumbo jet”, un Boeing 747 lungo 70 metri usato come aereo personale, ha avuto sempre il “complesso di Calimero”: la sensazione di non essere mai preso abbastanza sul serio, di essere maltrattato, come nella sua infanzia a Boston, dove “noi ragazzi ebrei venivamo sistematicamente picchiati dai nostri coetanei irlandesi”. La sua rivincita era stata quella di aver affiancato Warren Buffett e Bill Gates in cima alla classifica dei miliardari, di essere diventato il grande finanziatore della lobby ebraica, addirittura di aver avuto un ruolo nella disputa delle Olimpiadi del 2008 a Pechino: fu, infatti, proprio lui, l’imprenditore che sta costruendo una nuova Las Vegas a Macao, ad aiutare il governo cinese ad evitare che il Congresso Usa lanciasse un’offensiva contro l’assegnazione dei Giochi a un Paese responsabile di gravi violazioni dei diritti umani. I democratici avevano presentato una risoluzione in questo senso, ma Adelson attivò il suo amico Tom DeLay, allora capo della maggioranza repubblicana: il veto alla Cina finì in un cestino. [...]» (Massimo Gaggi, “Corriere della Sera” 8/3/2009).