Varie, 8 luglio 2009
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Ackermann Josef
• Mels (Svizzera) 7 febbraio 1948. Banchiere. Amministratore delegato di Deutsche Bank, il più importante istituto di credito tedesco. Principale imputato del processo Mannesmann, «il più spettacolare del dopoguerra tedesco» • «[...] Il superbanchiere, all’epoca membro del board del colosso della telefonia, è accusato di aver autorizzato gratifiche d’oro, da 57 milioni di euro, agli ex capi del gruppo. [...]» (Marika De Feo, “Corriere della Sera” 25/11/2006) • «È uno scontro tra titani quello [...] tra Josef Ackermann [...] e il governo di Angela Merkel. Uno scontro deciso tra due visioni opposte: economia sociale di mercato contro liberismo anglosassone. [...] Ai tedeschi questo svizzero algido non è mai andato giù. Troppo arrogante. Il gesto di vittoria che fece quando fu assolto al processo Mannesmann fu per loro ben più di una caduta di stile, piuttosto un insulto all’intera nazione. Poi è arrivata la crisi. Per un certo tempo [...] Ackermann è stato un interlocutore privilegiato del governo. Certo è stato il primo a sollecitare lo stato a intervenire; è stato interpellato per la messa a punto del fondo per le banche (Soffin); per ben due volte è corso in aiuto dello stato, la prima nell’estate del 2007 quando stava per affondare l’istituto di credito pubblico Ikb, la seconda, quindici mesi dopo, con la Hypo Real Estate. Ma poi sono bastate un paio di uscite per azzerare il credito di benevolenza. Ha sbagliato previsioni, ma soprattutto ha commesso di nuovo errori di stile. Proprio quando la cancelliera, Angela Merkel, esprimeva tutta la sua irritazione perché le banche non approfittavano del Soffin, lui se ne usciva dicendo: “Personalmente mi vergognerei se Deutsche Bank fosse costretta ad attingere al fondo”. Berlino reagì seccata, lui si corresse pubblicamente. [...]» (“Il Foglio” 17/1/2009).