Financial Times, 8 luglio 2009, 8 luglio 2009
”Beyond petroleum”, al di là del petrolio, pochi slogan sono stati più efficaci, nel migliorare l’immagine di un’impresa, come quello adottato da British Petroleum nel luglio di nove anni fa
”Beyond petroleum”, al di là del petrolio, pochi slogan sono stati più efficaci, nel migliorare l’immagine di un’impresa, come quello adottato da British Petroleum nel luglio di nove anni fa. Oggi Bp ha l’immagine della compagnia petrolifera più ambientalista. Anche troppo: a maggio il direttore esecutivo Tony Hayward ha spiegato che quando è arrivato, nel 2007, in azienda ”c’erano troppe persone che lavoravano per salvare il mondo”. Hayward lega i futuro di Bp al petrolio e al gas, ”dna della nostra compagnia”. L’ufficio di Bp ”Helios”, la divisione energie rinnovabili, è al sesto piano del County Hall, palazzo edoardiano un tempo sede del Greater London Council. L’ufficio è ancora chiuso, gli investimenti sono ridotti al minimo e l’amministratore delegato è andato in pensione anticipata. Bp sta guidando la ritirata dalle energie rinnovabili. Da sole e vento l’azienda ottiene meno dell’1% del suo fatturato, e nessun utile. Quest’anno investirà in rinnovabili solo il 5% dei suoi 20 miliardi di spese. Le rinnovabili non sono redditizie senza sussidi. Per questo Bp investe meno, e ritorna a puntare sul petrolio. ”Facciamo quello che sappiamo fare meglio” spiega un dirigente. Difatti il gruppo inglese la settimana scorsa è stato il primo ad aggiudicarsi la gestione di un pozzo a Baghdad, da quando la guerra in Iraq è iniziata.