Francesco De Leo, Il Riformista 08/07/2009, 8 luglio 2009
Quello che si apre oggi all’Aquila sarà il G8 della recessione. I rappresentanti degli otto Grandi avranno il compito di trovare un piano di azione comune sulla crisi economica, climatica e su quella politica, rappresentata dal dossier Iran
Quello che si apre oggi all’Aquila sarà il G8 della recessione. I rappresentanti degli otto Grandi avranno il compito di trovare un piano di azione comune sulla crisi economica, climatica e su quella politica, rappresentata dal dossier Iran. Alla vigilia del vertice, mentre il presidente francese Nicolas Sarkozy è tornato a chiedere l’immediato rilascio della ricercatrice Clotilde Reiss, per cinque mesi lettrice all’Università di Isfahan e arrestata, mercoledì scorso per "spionaggio", all’aeroporto di Teheran, Barack Obama ha continuato ad adottare nei confronti dell’Iran la sua politica del bastone e della carota. Se nel discorso pronunciato alla New Economic School di Mosca ha ribadito con forza la linea della sua Amministrazione nei confronti del nucleare iraniano - «Dobbiamo essere uniti nell’impedire all’Iran di acquisire l’arma nucleare» - ha utilizzato gli schermi della Cnn per assicurare che gli Stati Uniti non hanno «assolutamente» dato alcun via libera agli israeliani per liberare la comunità internazionale dal pericolo di un Iran nucleare. «Assolutamente no! molto importante… voglio essere il più chiaro possibile su questo», ha risposto a una domanda che chiedeva al presidente di esprimersi sulle dichiarazioni del suo vice, Joe Biden, che all’Abc aveva definito Israele uno Stato sovrano a cui gli Usa, anche se in disaccordo, «non avrebbero potuto impedire un attacco contro Teheran». Gli iraniani si erano già scaldati, diffondendo, attraverso il presidente della commissione Esteri e sicurezza del Parlamento, Alaeddin Boroujerdi, una dichiarazione di fuoco. «Penso che America e Israele siano perfettamente consapevoli delle conseguenze di una decisione così sbagliata», aveva dichiarato all’Isna. «Si metterebbe a rischio l’intero Medio Oriente e il mondo. Se un attacco israeliano dovesse avvenire, la Repubblica Islamica dell’Iran risponderebbe su scala totale e in modo deciso». Il presidente della Repubblica, Mahmoud Ahmadinejad, nella spasmodica ricerca di legittimità, ha intanto ieri invitato Obama a un dibattito pubblico, davanti alla stampa internazionale. «Tenendo conto dei nostri interessi islamici nazionali, andrò alle Nazioni Unite e inviterò Obama a parlare, per trattare tematiche che hanno causato un lungo dissidio tra i nostri due Paesi». Intanto i tre politici iraniani, Mousavi, Karroubi e Khatami, irriducibili nel contestare l’esito del voto del 12 giugno e il presidente eletto con i brogli, si sono riuniti ieri a Teheran e hanno diffuso un comunicato apparso su Qalamnews, il sito di Mir Hossein Mousavi. « in corso il martirio di persone accusate soltanto di protestare contro le irregolarità delle elezioni. Abbiamo assistito ad atti selvaggi compiuti da elementi in borghese sostenuti dalle forze di sicurezza. Se fosse stata prestata la minima attenzione ai diritti del popolo, non fossero state dette menzogne e non fosse mancato di rispetto alla gente - dice il testo - questo movimento pacifico non avrebbe portato a una crisi nazionale». I tre leader riformisti, esponenti di una corrente politica, gli eslahtalaban, falcidiata da assassinii, agguati e arresti, hanno fatto appello alle autorità di Teheran perché rilascino le persone arrestate e provvedano al ritorno, nelle loro basi, delle forze militari e di sicurezza. In attesa di una risposta al loro appello, continuano a giungere dall’Iran notizie angoscianti. Un membro dello staff elettorale di Mousavi, Hamid Maddah, dopo essere stato arrestato nella moschea Gowharshad, sarebbe morto in carcere sabato scorso a causa delle ferite riportate durante interrogatori effettuati sotto tortura. Ieri pomeriggio a Roma il Nobel per la Pace, Shirin Ebadi, ha rivolto dinnanzi alla commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, un accorato appello alle autorità italiane perché non dimentichino le atrocità che continuano a verificarsi nel suo Paese. Dall’Iran, attraverso i blog, rimbalza una trovata della gente. Quando in tv parla il dittatore, ci si precipita ad accendere contemporaneamente tutti gli elettrodomestici a più alto consumo energetico. Per incanto, va via la luce… e con lei Ahmadinejad.