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 2009  luglio 09 Giovedì calendario

ALESSANDRO LONGO PER L’ESPRESSO 9 LUGLIO 2009

Internet ha fatto bing Oggi i motori di ricerca sono stupidi robot. Ma domani risponderanno in modo più sensato e umano. E’ la sfida del web semantico. Che parte da Microsoft
Arriveremo al punto che prima di un appuntamento romantico chiederemo a Internet: "Caro motore di ricerca, che ne dici, è il partner che fa per me?". Il motore - Google o un suo concorrente - farà una rapida ricerca su siti Web, blog, social network. Studierà per noi tutto quello che ha fatto il nostro partner o che altri dicono su di lui-lei. Farà un confronto con i nostri gusti e passioni, che ha imparato a conoscere forse meglio di noi stessi. E alla fine darà il responso.
Questo fenomeno ha già un nome e molte applicazioni. Si chiama ricerca semantica. Invece di fornire una lista di siti, il motore offre risposte pratiche, che elabora con un’analisi delle informazioni trovate sul Web. In altre parole, il motore fa il lavoro al posto nostro, traducendo le informazioni in una forma adatta a farci prendere una decisione. Nelle scorse settimane, qualcosa ha reso evidente che sarà anche questo il futuro della ricerca su Internet: il gigante Microsoft si è impegnato con tutte le proprie forze in questa direzione. E ha lanciato il motore Bing. Ci crede a tal punto che intende spendere 100 milioni di dollari per pubblicizzarlo. "Oggi i motori di ricerca fanno un lavoro decente nell’aiutare le persone a navigare nel Web e a trovare informazioni. Ma non fanno un buon lavoro nel permettere loro di usare le informazioni che trovano", spiega il numero uno di Microsoft, Steve Ballmer. Bing è definito un "motore decisionale". Scriviamo alcune parole nella barra della ricerca. Bing capisce così i nostri scopi e ci guida verso una decisione informata. Per esempio, scriviamo il nome di un’automobile e ci offre un manuale, una recensione, un sito dove comprarla. Scriviamo Venezia e Bing ci offre foto, consigli su hotel, ristoranti. Fino a farci acquistare un volo, prenotare una stanza.
A oggi, le aree in cui Bing si offre come moderna Sibilla Cumana sono salute, viaggi, shopping, notizie, sport. Lo sforzo è proprio quello di rendere i motori di ricerca un oracolo dalla risposta pronta per i piccoli e grandi dubbi. Ce n’è bisogno? Microsoft ne è convinta e cita un rapporto dell’osservatorio Comscore secondo cui il 30 per cento delle ricerche rimane senza risposta e quindi lascia gli utenti con un pugno di mosche in mano. Il 66 per cento delle ricerche richiede che l’utente faccia più tentativi prima di ottenere le risposte volute.
I primi riscontri di pubblico stanno dando ragione a Microsoft. La quota di mercato di Bing è in rapida crescita. Ha catturato il 12,1 per cento delle ricerche negli Usa, nell’ultima settimana, contro il 9,1 per cento di fine maggio (quando è stato lanciato). Niente male, in un universo in cui Google ha una quota schiacciante (65 per cento, negli Usa, contro il 20,1 per cento a Yahoo!). "E’ quello che gli utenti aspettavano da anni", dice David Berkowitz, guru di motori di ricerca dell’agenzia di marketing newyorchese 360i. "E’ una mossa che influenzerà le future versioni di Google e di Yahoo!, il modo con cui funzionano i motori. Google cataloga l’informazione, Bing risponde", aggiunge Shar Vanboskirk, analista dell’osservatorio di ricerca Forrester Research.
Berkowitz e Vanborskirk tuttavia concordano su un punto: Bing non toglierà lo scettro a Google, almeno sul breve. Ma l’entrata in scena di Microsoft è un colpo per tutti i nuovi motori di ricerca che facevano dell’innovazione semantica il loro carattere distintivo. Come Wolfram Alpha, creato dallo scienzato britannico Stephen Wolfram e uscito in primavera. Fornisce risposte veloci a domande come "quanto tempo dura il viaggio tra Palermo e Roma?", dopo aver consultato un selezionato gruppo di siti. Di qualche giorno fa è anche Hunch, motore creato da Caterina Fake, una delle fondatrici di Flickr. Aiuta a prendere una decisione rispondendo a una domanda che dobbiamo formulare (in inglese). Hunch però va istruito: all’inizio ci fa domande, per capire i nostri interessi e in base a questo poterci rispondere bene.
Come si vede, dietro c’è sempre lo sforzo di avvicinare le logiche e il linguaggio della macchina alla sfera di senso umana. Invece Google appare più vicino alla freddezza di un robot. Ma cneh Google sa che serve un’iniezione di umanità. Di recente ha aggiunto altre funzioni, come la "wonder wheel", che guida la ricerca attraverso percorsi concettuali e tematici. Sperimenta anche con la ricerca semantica. Un esempio è Squared, lanciato qualche giorno fa e ancora a uno stadio sperimentale. Mentte i risultati in forma di griglia, per facilitarne l’utilizzo. Per esempio, se scriviamo "restaurants" e "New York", crea una tabella con il loro elenco, le specialità, i prezzi, i numeri di telefono, gli indirizzi.
I social media sono parte integrante di questa rivoluzione. Esistono già siti (Collecta, OneRiot) per cercare informazioni all’interno dei social network. E così avere notizie aggiornatissime su quello che pensa il Web di un certo tema. Si inseguono le voci secondo cui anche Google sta per lanciare un motore di questo tipo. La battaglia tra i giganti è solo all’inizio.