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 2009  luglio 07 Martedì calendario

Di (santa) Maria Goretti traboccavano, negli anni Cinquanta, i sussidiari delle elementari e le lezioni delle maestre

Di (santa) Maria Goretti traboccavano, negli anni Cinquanta, i sussidiari delle elementari e le lezioni delle maestre. Era l’unica modalità conosciuta e condivisa, allora, per impartire alle ragazzine un’educazione sessuale di base. Anche se, per la verità, i lunghissimi racconti sulla povera ragazza massacrata a colpi di punteruolo, la morte dopo una straziante agonia, il pentimento di Siminelli e la sua (di lui) espiazione non chiarivano affatto, agli ottenni o novenni sui banchi, quale fosse l’oggetto reale del contendere, insomma che cosa precisamente il carnefice volesse dalla sua vittima. La risposta più chiara della signora Sestilia C. (la mia maestra), quando la interrogai in proposito, fu che «aveva cercato di toglierle la sua purezza» - e la «purezza è il tesoro vero e impagabile di ogni donna». Ancora la faccenda rimaneva alquanto misteriosa. Ma un’impressione terribile, intanto, si conficcava nella sub-coscienza, ispirava incubi, alimentava inclinazioni al martirio. Saremmo state capaci, in circostanze analoghe, di reggere il confronto, di sacrificare la vita alla "perdita della purezza", insomma di seguire quel modello? Ancora non sapevamo che il giovane Enrico Berlinguer, segretario della Fgci, aveva indicato alle ragazze comuniste due modelli ideali: la staffetta partigiana Irma Bandiera e, appunto, santa Maria Goretti. E lo aveva fatto fin dal 1947, nel mezzo dell’era di Pio XII, in piena guerra fredda, in una quasi guerra civile tra l’Italia democristiana e quella socialcomunista. Intuivamo, però, che il ventre profondo del Paese era quello, al di là delle ideologie, e non faceva sconti. Ora, a più di mezzo secolo di distanza da quegli anni, monsignor Crociata (nomina sunt omina?) rilancia con forza la vicenda di (santa) Maria Goretti, in termini nient’affatto banali. «Ci fa affiorare, questa festa - dice l’alto prelato - parole desuete come castità, purezza, verginità, parole che ci fanno arrossire». Ci fa riflettere sull’essenza della libertà e sul corpo, che non può mai esser ridotto a oggetto di consumo, come capita in questa epoca di «gaio e irresponsabile libertinaggio». Poi, il segretario della Cei sferra a Berlusconi e al berlusconismo l’attacco più duro che sia stato pronunciato da molti mesi a questa parte. Altro che le demagogie di Di Pietro, altro che le battutine petulanti di Franceschini: qui il corpo martoriato di Maria Goretti, contadina frusinate che preferì morire piuttosto che subire uno stupro viene brandito contro i corpi mercificati e profumati di veline, minorenni ed escort. Quasi un’epica contro l’edonismo, la corruzione, il degrado morale e spirituale del nostro tempo (il libertinaggio «non è una questione privata»). Qui c’è un fatto politico di prima grandezza: la rottura "definitiva" tra Chiesa cattolica e Governo, già in corso sui migranti, ora si celebra in nome del corpo femminile "puro". Le conseguenze di questo evento complicano assai il già confuso quadro attuale. Da quando si è imposta la centralità della "questione morale" (leggi villa Certosa), la guida dell’opposizione è stata presa saldamente in mano dai cattolici, anzi dal Vaticano - ed ora, dopo la celebrazione di Ferrera Latina, si delinea, nientemeno, che un compromesso storico di nuovo conio, anzi di ritorno. Allo stesso tempo, mentre il Pd si squassa tra laici e clericali (e basta una Paola Binetti a mandarlo in tilt), il centrodestra tende ad assumere la leadership di un anticlericalismo virulento quasi quanto quello dell’"Asino" (Bossi, Maroni e ora Calderoli non ci vanno certo meno leggeri di Podrecca). Tutto si mischia, le fantasie sui letti a tre piazze vagano per le tendopoli, l’etica spunta ad ogni attimo, quasi come l’immagine di (santa) Maria Goretti del mio sussidiario, nelle pieghe della crisi della sinistra e della frattura dell’ordine razionale delle cose. Ma tutto questo accade sullo sfondo di una crisi economica e sociale gravissima, e chiacchieratissima, ma che non è in cima alle preoccupazioni di nessuno. Che l’Italia sia oggi una maionese impazzita? Non lo so. So solo che tra il "modello Goretti" e quello "Letizia-D’Addario" mi ci sento proprio stretta.