Varie, 7 luglio 2009
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Abramowitz Max
• Chicago (Stati Uniti) 23 maggio 1908, Pound Ridge (Stati Uniti) 12 settembre 2004. Architetto • «Conseguita la laurea in scienze presso l’università dell’Illinois nel 1929, per due anni (1931-32) fu lettore nella scuola di architettura della Columbia University. Approfondì le sue cognizioni nel campo delle discipline architettoniche frequentando l’École des Beaux-Arts di Parigi e compiendo viaggi di studio per l’Europa e nel Medio Oriente. Nel 1934, al suo ritorno negli Stati Uniti, entrò a far parte dello studio di W. K. Harrison del quale diventò successivamente socio. Architetto definito “europeizzante” (B. Zevi), di vaga tendenza lecorbusiana, deve la sua notorietà sia al successo della sua organizzazione professionale sia al contributo da lui dato alla soluzione del problema della facciata per la allora nuova tipologia edilizia del grattacielo. Sue opere principali sono: l’edificio per gli uffici amministrativi della Aluminium Company of America a Davenport (Iowa), il grattacielo rivestito in pannelli di alluminio costruito, sempre per l’Alcoa, a Pittsburgh (1951), il progetto esecutivo su impianto volumetrico ideato da Le Corbusier per il palazzo delle Nazioni Unite a New York (1953-57), la chiesa presbiteriana di Stanford nel Connecticut (1958), l’edificio per la Ibm a New York (1958), il Faculty Center e la Goldfarb Library della Brandeis University a Waltham nel Massachusetts (1960), la Dag Hammarskjöld Library per le Nazioni Unite (1961), la sala per concerti e il teatro d’opera nel Lincoln Center (1962-63), l’aeroporto intitolato a Fiorello La Guardia (1963), la Amsterdam Plaza per la Columbia University (1964), tutti a New York, il centro spettacoli dell’università dell’Illinois costituito dalla grande sala per concerti, dal teatro del festival, dal teatro di posa e danza e dal teatro studio a Urbana-Champaign (1969), la scuola per le Nazioni Unite a New York (1976)» (Garzantina Architettura).