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 2009  luglio 07 Martedì calendario

L’AFFAIRE AGNELLI ARRIVA IN PROCURA – L’AVVOCATO GAMNA SPORGE DENUNCIA CONTRO IGNOTI PER ”ESTORSIONE IN CONCORSO E CONTINUATA” – GIALLO: DOVE è FINITA LA CONSULENZA PAGATA DA MARGHERITA AGNELLI (15 MLN ࿬) ? – AVV. CHIOMENTI PRONTO A CONTRO-DENUNCIARLO…

Fabio Sottocornola e Franco Stefanoni per "Il Mondo"

1 - L’AFFAIRE AGNELLI ARRIVA IN PROCURA...
Una denuncia contro ignoti con l’ipotesi di «estorsione in concorso e continuata» e una causa civile con richiesta milionaria di risarcimento. In entrambi i casi il protagonista è, o meglio dire sarebbe, l’avvocato Emanuele Gamna, 57 anni, coinvolto nella disputa ereditaria aperta da Margherita Agnelli de Pahlen (il Mondo 26 e 27). Gamna avrebbe preparato una denuncia da consegnare alla procura della Repubblica di Milano per sostenere di essere stato vittima di «forti pressioni» psicologiche nell’ambito del suo mandato.

Ma un fascicolo autonomo sarebbe stato aperto anche dal pubblico ministero Eugenio Fusco (dal 30 giugno è in ferie), che avrebbe assegnato alla Guardia di finanza l’acquisizione di materiali. Gamna ha affidato la sua difesa al collega Giuseppe Jannaccone, che però non vuole aggiungere altro: « una storia troppo delicata, non posso dire nulla».

Ma allo stesso tempo, Gamna potrebbe essere oggetto di un’azione legale da parte dello studio Chiomenti, di cui l’avvocato è stato a lungo socio. Chiomenti sta infatti valutando di presentare una richiesta di risarcimento danni, affidata al legale e docente dell’Università Cattolica Vincenzo Mariconda. Da Chiomenti, uno dei più prestigiosi e discreti studi legali italiani, fanno sapere che lo scoppio della vicenda che vede coinvolto Gamna ha creato sconcerto e molta irritazione.


Gianni Agnelli
A caldo, a metà giugno, mentre venivano appresi dalla lettura del Mondo i risvolti e l’inedita ricostruzione della saga Agnelli, i partner della law firm hanno deciso di agire d’urgenza, con la convocazione dell’assemblea dei soci per varare «l’allontanamento immediato dallo studio per fatti gravissimi» di Gamna. Una soluzione netta, con pochi precedenti. Ma non solo: Chiomenti ha intenzione di difendersi a tutto campo. «Ulteriori azioni non sono escluse», aggiungono infatti nello studio.

2 - LA GAMNA DEI SOSPETTI...
Per comprendere le ragioni di tanto allarme bisogna fare qualche passo indietro. Tutto è iniziato con la divisione del patrimonio di Gianni Agnelli, a capo del sistema Fiat, scomparso il 23 gennaio 2003. In un primo tempo la figlia Margherita ha accettato un patto successorio che prevede l’ottenimento di una quota ereditaria contro la rinuncia ad altri diritti. Si tratta di un cosiddetto accordo tombale, con Margherita che esce per sempre dalla società Dicembre, capofila della catena di controllo Fiat.


Gabetti Grande Stevens
Dal punto di vista legale, l’erede Agnelli ha avuto al proprio fianco l’avvocato ginevrino Jean Patry e appunto Gamna. Quest’ultimo, figlio di Federico, già presidente del collegio sindacale di Ifi (holding del gruppo Fiat), conosce bene le vicende della famiglia torinese. Emanuele è marito di Raimonda Lanza di Trabia, figlia del nobile siciliano Raimondo, grande amico di Susanna Agnelli (scomparsa il 16 maggio 2009), sorella di Gianni.

Inoltre, il pugliese Pasquale Chiomenti, fondatore dell’omonimo studio, è stato a lungo il legale di riferimento della Fiat, prima che al suo posto da Napoli arrivasse Franzo Grande Stevens. Insomma, tra Gamna e gli Agnelli c’è familiarità. dunque grazie a lui, e a Patry, che dopo dieci mesi di negoziati Margherita Agnelli de Pahlen a inizio 2004 chiude la partita ereditaria, ottendendo, stando ai carteggi rivelati dal Mondo, 1 miliardo e 166 milioni.

Per la consulenza legale la figlia dell’Avvocato versa 25 milioni di euro, 15 dei quali attribuibili a Gamna. Denaro che tuttavia non risulterebbe in via ufficiale e che sarebbe probabilmente rimasto nell’ombra se, a fine maggio 2007, non fosse nel frattempo deflagrata a Torino la querelle giudiziaria che ha opposto e oppone tuttora Margherita a Grande Stevens, Gianluigi Gabetti e Sigfried Maron, ovvero i professionisti che secondo l’erede sono i gestori del patrimonio paterno.


Gianluigi Gabetti - Copyright Pizzi
Margherita chiede loro di chiarire l’eventuale esistenza di altri asset patrimoniali di cui potrebbe essere stato titolare il padre Gianni. Proprio tra le pieghe del procedimento torinese prende corpo la questione della parcella da 25 milioni. Margherita, attraverso i nuovi avvocati Charles Poncet e Girolamo Abbatescianni, solleva il problema: come si giustifica tale «astronomica» cifra e quale strada ha intrapreso?

Della parcella, bonificata su un conto cifrato della banca Pkb di Lugano di cui Patry nel 2004 è presidente, risultano fatturati solo 10 milioni, cioè la parte dell’avvocato elvetico. Il resto? Sparito, e a nulla serve un’istanza di sequestro avanzata da Margherita. Poncet, nel tempo, chiede più volte come la somma sia stata ripartita. La faccenda finisce anche in tribunale a Ginevra, con Patry che si difende riportando gli atti che riguardano il pagamento che gli compete, ovvero di 10 milioni.

Quanto a Gamna, è Poncet che, della primavera 2008, in uno scambio epistolare con la società Edifin service presieduta da Serge de Pahlen (marito di Margherita) indica come «scandalosamente elevato» l’onorario intascato dal precedente legale della sua cliente, che avrebbe «abusato della sua fiducia per estorcere il consenso». Da qui, secondo Poncet, l’esigenza di recuperare il denaro da parte della figlia dell’Avvocato.


ANNA DE PAHLEN - Copyright Pizzi
Il legale svizzero spinge per trovare un accordo con Gamna, ma quest’ultimo sembra tergiversare. C’è anche il progetto di presentare un affidavit (dichiarazione giurata) sul tema da far firmare a Gamna, nel frattempo difeso dall’avvocato ginevrino Marc Bonnant. A conti fatti, però, Poncet considera l’affidavit un «esercizio di equilibrismo» e Gamna «in combutta con la vostra parte avversa», cioè Gabetti e Grande Stevens. Dunque, a giudizio del consulente di Margherita, Gamna sarebbe stato con un piede in due scarpe.

Viene anche presentato un esposto all’Ordine forense di Milano. Intanto, del contenuto dell’affidavit con la versione di Gamna, così come del resto della vicenda, Chiomenti sostiene di non aver saputo nulla. Poncet, a inizio 2009, avrebbe inviato una missiva allo studio per spiegare come stavano le cose. Viene riferito che i soci, per tutelarsi, avrebbero reagito incaricando un legale svizzero. Ma Chiomenti, interpellato, smentisce: «Abbiamo scoperto la cosa solo a maggio. La lettera di Poncet era stata occultata».




[06-07-2009]