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 2009  luglio 07 Martedì calendario

LA FRONDA DEL CLERO IRANIANO

La teocrazia islamica in Iran è sotto attacco ideologico: dopo che domenica un gruppo di religiosi riformisti della città santa di Qom ha messo in dubbio la va-lidità del voto del 12 giugno, la guida suprema iraniana,l’ayatollah Ali Khamenei, che ne aveva ratificato la regolarità durante il famoso sermone all’Università di Teheran, si è sentito messo in discussione come mai era avvenuto nei 30 anni dalla fondazione della Repubblica islamica.
Per uscire dalla grave situazione di incertezza giuridica oltre che politica (è come se in Italia una sentenza della Corte costituzionale non venisse accettata come legittima da parte dei giudici costituzionali) Khamenei, che per ora ha vinto la battaglia sulle strade ma non ancora la guerra contro i riformisti, ha spostato il problema all’esterno, lanciando un nuovo monito all’Occidente perché non interferisca negli affari interni del Paese.
«Ammoniamo i leader di alcuniPaesi occidentali a non interferire negli affari interni dell’Iran, o la nazione reagirà», ha detto la guida suprema citato dalla tv di Stato. «I dirigenti dei Paesi arroganti, quelli che hanno messo il naso negli affari interni della Repubblica islamica, dovrebbero essere consapevoli del fatto che qualunque siano le differenze all’interno del popolo iraniano, la gente serrerà il pugno contro loro», ha ribadito Khamenei.
Ma il gruppo di religiosi riformisti della città santa di Qom, mettendo in dubbio la regolarità delle elezioni presidenziali del 12 giugno,ha sfidato proprio l’autorità ultima di Khamenei e la legittimità del prossimo governo che sarà guidato dal presidente Mahmoud Ahmadinejad. Quando Khomeini, il fondatore del regime iraniano, espose nel 1979 la sua personale interpretazione dell’Islam politico secondo cui i giuristi islamici ricevono direttamente da Dio il potere di governare e di essere gli arbitri ultimi, mise la figura della guida suprema al centro del sistema di potere sciita.
I religiosi,riuniti nell’Associazione degli insegnanti e ricercatori del seminario di Qom, esprimendo dubbi sull’imparzialità del Consiglio dei guardiani, hanno messo in discussione proprio l’autorità della Guida suprema. I religiosi di Qom hanno sfidato Khamenei sul piano teologico, mentre le proteste popolari dopo il discorso dello stesso Khamenei sono andate ancora più avanti affermando che la legittimità del voto non discende dalla volontà divina ma dalla volontà popolare. Ecco perché Khamenei reagisce con forza puntando l’indice contro gli stranieri:ha capito che è l’esistenza del regime ad essere a rischio.
In questa strategia rientra anche l’arresto di cittadini stranieri. Una studentessa universitaria francese si trova in carcere dal primo luglio, con l’accusa di spionaggio. Lo ha detto il ministero degli Esteri francese. «La Francia condanna fermamente l’arresto e la detenzione da parte dell’Iran di una universitaria francese», afferma un comunicato del ministero. La giovane donna è stata arrestata all’aeroporto mentre stava lasciando il paese dopo avervi trascorso cinque mesi. L’ambasciatore iraniano a Parigi è stato convocato ieri dal ministero.