Alberto Statera, Affari & finanza 6/7/2009, 6 luglio 2009
OLTRE IL GIARDINO
Il familismo amorale del capitalismo italiano in lite per le eredità-
Due saghe familiari che si consumano in queste settimane a cavallo tra denaro, potere e gossip intimo contribuiscono a raccontare la modesta qualità dell’esiguo capitalismo italiano che, scomparsa quella che autocelebrativamente si definiva l’"ala nobile", rivela un’immagine con tratti evidenti di meschinità.
Due donne diverse tra loro, ma entrambe ferite, facendosi scudo della prole ne sono le eroine guerriere. La prima, Margherita Agnelli De Pahlen, è la figlia di Gianni Agnelli, per decenni re d’Italia senza corona per prestigio, ricchezza e carisma. L’altra, Veronica Lario Berlusconi, è la seconda moglie del nuovo re senza corona, che ha ormai cumulato su di sé, non certo il prestigio, ma una quantità di potere persino più grande di quello che ebbe l’Avvocato.
Margherita ha sempre sofferto per la preferenza dimostrata dal padre nei confronti dei suoi figli di primo letto John, Lapo e Ginevra, rispetto ai cinque nati dal secondo matrimonio. E adesso ha rimesso in discussione gli accordi ereditari che dovrebbero averle fruttato circa un miliardo di euro, ciò che ha portato alla ribalta anche sepolte storie di maitresse del defunto genitore.
Veronica, oltre alle legittime proteste per gli stili di vita del marito che la inducono ora a chiedere il divorzio, si batte per far assegnare ai suoi figli la stessa quota di patrimonio e di potere che è nelle mani dei figli di primo letto Marina e Pier Silvio. Il primo figlio maschio del premier è a capo della Fininvest e la primogenita, oltre a dirigere la Mondadori, nell’ottobre scorso è entrata nel Cda di Mediobanca, ha scalato cioè il cosidetto Salotto buono da cui, nei lunghi anni in cui faceva perno su Enrico Cuccia e Gianni Agnelli, suo padre si sentiva ingiustamente respinto.
Veronica, ben prima della crisi Noemi, vigilava non solo sugli aspetti patrimoniali, ma anche su quelli di potere per i suoi figli, tanto che il giorno successivo alla nomina di Marina nell’Olimpo di piazzetta Cuccia, con sorprendente tempismo, la 24enne Barbara dichiarò la sua intenzione di entrare in Mondadori. Ma la futura eredità dei figli di Veronica, come rivela Filippo Astone in un libroinchiesta intitolato "Gli affari di famiglia" appena uscito per Longanesi, potrebbe spiegare il motivo per cui da anni nelle casse della Fininvest Berlusconi lascia giacere un miliardo di euro completamente inutilizzato. Una somma che sarebbe utile per far crescere il gruppo, ma che nessuno tocca.
Astone racconta con dovizia di dettagli i complessi intrecci familiari del nostro capitalismo feudale, fatto per l’83% di famiglie imprenditoriali grandi e piccole. Le altre storie, pur meno note, non sono meno avvincenti di quelle romanzesche e supermiliardarie degli Agnelli e dei Berlusconi. E quasi tutte confermano l’analisi del sociologo americano Edward C. Banfield che già tanti anni fa identificò una delle ragioni dell’arretratezza italiana nell’incapacità di agire per il bene comune e per qualsiasi altro fine che vada oltre l’interesse materiale immediato della famiglia.
Al fenomeno italiano Banfield diede pure un nome: «familismo amorale».