Vincenzo Borgomeo, Affari & finanza 6/7/2009, 6 luglio 2009
IL MOMENTO DIFFICILE DEI GRANDI SALONI DELL’AUTO
I Saloni dell’auto sono in crisi, in una crisi molto più profonda di quella che stanno vivendo le varie case automobilistiche: il Motor Show di Londra ha cancellato il suo appuntamento "in attesa di tempi migliori", quello di Barcellona è rimasto in piedi solo grazie all’aiuto del governo spagnolo e il salone di Tokyo, simbolo stesso dello show dedicato ai motori è in ginocchio. Certo, la quarantunesima edizione, prevista per il prossimo 23 ottobre si farà, ma in tono talmente minore da essere stata ribattezzata dai media giapponesi come una specie di "fiera paesana": sarà frequentata solo da costruttori coreani, cinesi e, ovviamente, giapponesi che giocano in casa. Come hanno reagito gli organizzatori? In mille modi: hanno cercato di abbassare i costi per gli espositori e hanno addirittura allungato i tempi per le domande di iscrizione, ma non c’è stato nulla da fare. Il Tokyo Motor Show, nonostante gli sforzi della Japan Automobile Manufacturers Association (Jama), sponsor dell’evento, non ce l’ha fatta.
E se è in difficoltà mezzo mondo dei saloni, il Motor Show di Bologna non può certo fare eccezione. «In realtà – spiega Giada Michetti, ad della GL Events Italia, la società che organizza l’evento – il tempo dei classici saloni in cui vengono presentate le auto è finito: ora c’è spazio solo per due rassegne l’anno: Ginevra e FrancoforteParigi (che si alternano ogni due anni, n. d. r.). Gli altri devono cambiare pelle, reinventarsi». In ogni caso le defezioni di alcune case automobilistiche fanno meno paura al Motor Show che ad altri saloni: «Non possiamo ignorare questa situazione – spiega Michetti – ma il nostro salone ha una storia diversa. E’ spinto dalla passione del pubblico, al punto che appartiene alla cultura popolare italiana. E noi stiamo lavorando per tutelarlo», assicura.
Il Motor Show bolognese rivoluzionando la sua formula, tornando di fatto alle origini, con una rassegna dedicata alle gare, alle prove su strada, alle auto "da toccare", come ama il grande pubblico. Lo stesso prezzo del biglietto sarà compensato da buoni benzina, consumazioni e altro per rendere di fatto gratis l’ingresso al salone. Vedremo. «Lo sforzo – spiega Michetti – è offrire alle Case un’occasione di incontro con un milione di appassionati con una spesa che non superi quella di una piccola campagna di comunicazione e agli appassionati un evento unico».
Ma se i colossi delle rassegne motoristiche navigano in brutte acque, i piccoli godono invece di grande salute. Basta guardare "Fuoriserie", il salone delle auto e moto d’epoca che si organizza ogni anno a Padova e a Roma, per capire il discorso. Ma anche quello che succede al 4x4Fest, il salone nazionale dell’auto a trazione integrale che si svolge a Carrara. Certo, quest’ultimo è dedicato ad un segmento speciale che negli ultimi anni ha avuto un fortissimo incremento della produzione e delle immatricolazioni. Siamo alla nona edizione e, di fatto, è stata anticipata una tendenza. Basta un dato: oggi vengono immatricolati lo stesso numero di Suv e station wagon; dieci anni fa il rapporto era uno a dieci.
Perciò i saloni piccoli funzionano, questo è il dato. Lo stesso "My Special Car" organizzato a Rimini scoppia di salute. Certo, anche qui la potenza di Rimini Fiera, una società che opera da oltre 50 anni sul mercato interno e su quello internazionale aiuta. Basti dire che il fatturato consolidato del Gruppo Rimini Fiera ha sfiorato i 100 milioni di euro (di cui 77 originati dal business fieristico – congressuale), in crescita del 13,6% sul 2006, anno di comparazione utile per la presenza delle stesse manifestazioni. Non solo: in totale nel 2008, Rimini Fiera Spa, ha registrato 13.330 espositori (12.032 nel 2006), 1.725.563 visitatori (1.198.756 nel 2006) e 1.270.328 metri quadrati venduti (1.126.164 nel 2006). Il tutto articolato in un calendario (tra annuali e biennali) di 37 manifestazioni, undici delle quali con la qualifica di internazionale e per la maggior parte organizzate direttamente, alcune di leadership mondiale.
Ma una grande Fiera, da sola, nulla può per organizzare un grande salone dell’auto. E forse la ricetta vincente, quella che potrebbe essere usata da molti altri Show per uscire dalla crisi arriva dalla rassegna di Ginevra che si è riallacciata al mercato: secondo lo stesso organizzatore del salone elvetico "Un visitatore su dieci si è detto intenzionato ad acquistare una nuova auto". Ed anche se ha da poco chiuso i battenti, il team organizzativo del salone sta già pensando all’edizione 2010, l’ottantesima, in programma dal 4 al 14 marzo prossimi.
Secondo una ricerca, condotta dalla Commissione che si occupa di mostre e saloni a partire dalla qualità degli stand, indicando il livello generale di soddisfazione, la qualità dell’organizzazione è stata promossa a pieni voti. La ricerca è stata effettuata su un campione di 32mila visitatori che hanno confermato l’appeal della kermesse ginevrina: circa il 40% di essi provenivano da 93 differenti paesi dei cinque continenti. Complessivamente il 33% dei visitatori giungevano dalla Svizzera francese, il 26% dalla parte tedesca e l’1% dall’area di lingua italiana. In totale, il 72% era costituito da uomini e l’85% da persone d’età compresa tra i 18 ed i 54 anni.