Antonio Cianciullo, Affari & finanza 6/7/2009, 6 luglio 2009
Contro i Pc che divorano energia il "green computing" lancia la sfida- I computer continuano a moltiplicarsi sulle scrivanie degli italiani ma poco si fa per migliorarne l’efficienza energetica e lo spreco sta diventando consistente
Contro i Pc che divorano energia il "green computing" lancia la sfida- I computer continuano a moltiplicarsi sulle scrivanie degli italiani ma poco si fa per migliorarne l’efficienza energetica e lo spreco sta diventando consistente. In uno studio della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, curato da Pierluigi Adami, si dimostra come, con buone pratiche di "green computing", è possibile risparmiare 75 dollari l’anno per PC ed evitare fino al 65% della anidride carbonica emessa. Il "green computing" consiste in un insieme di tecnologie e buone pratiche d’uso che permettono di ridurre drasticamente i consumi elettrici: se ne avvantaggiano portafoglio e atmosfera (con una riduzione delle emissioni di CO2 che si stima pari a mezza tonnellata all’anno per PC). «Un computer per il 99% del tempo fa girare a vuoto il suo microprocessore e consuma dunque energia inutilmente: milioni di PC restano accesi per ore, senza svolgere alcuna attività, disperdendo in calore l’energia che consumano», ricorda Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile. «Questo significa elevata inefficienza energetica e, attraverso la produzione elettrica, inutile emissione di CO2 nell’atmosfera. I PC domestici e i server aziendali sono dunque responsabili di una quota non irrilevante dei consumi elettrici mondiali». In realtà il percorso dovrebbe essere iniziato da tempo. C’è infatti una direttiva europea che obbliga gli Stati membri a migliorare l’efficienza energetica nel settore dell’1,5% annuo a partire dal 2007 fino al 2012: un impegno che si inserisce nell’obiettivo più 20% di efficienza energetica entro il 2020. L’Italia però sta solo lentamente colmando il grave divario informatico dagli altri paesi occidentali (secondo una ricerca dell’Economist del settembre 2008 è al ventiquattresimo posto tra le nazioni industrializzate nel comparto dell’IT) e anche in termini di miglioramento dell’efficienza procede a rilento. Un ritardo da correggere in fretta calcolando che ormai in Italia ci sono circa 20 milioni di personal computer e ogni anno vengono acquistati nel nostro paese 6 milioni di computer e di server nuovi. Quattro italiani su 10 possiedono un PC e una connessione a Internet: aggiungendo i PC aziendali, degli uffici e delle pubblica amministrazione si arriva a decine di milioni di computer in funzione con un giro di affari di oltre 20 miliardi di euro annui e decine di milioni di tonnellate di CO2 emesse inutilmente ogni anno. A questa valutazione si arriva partendo dalle prestazioni del singolo computer da scrivania che, in media, spreca metà dell’energia che consuma producendo 417 chili di CO2. Con un’accorta politica di "green computing" è possibile ridurre del 65% le emissioni di anidride carbonica di ogni computer ottenendo ovviamente anche un significativo risparmio in termini di bolletta energetica. Il problema sprechi nasce da una somma di cattive abitudini, come lasciare inutilmente acceso il computer quando si esce di casa, e di tecnologie scarsamente efficienti e non riguarda solo l’Italia. Da una recente ricerca condotta negli Usa risulta che dei 104 milioni di dipendenti con PC in ufficio, solo 4 su 10 lo spengono alla fine della giornata di lavoro. Il che comporta uno spreco economico pari a 1,72 miliardi di dollari, mentre un’amministrazione che gestisce 10 mila computer può risparmiare 165 mila dollari l’anno con l’adozione di politiche adeguate. Ma cosa significa in pratica "green computing"? Significa rendere automaticamente attiva all’accensione la modalità risparmio energetico; promuovere l’acquisto di nuovi apparati a basso consumo ed ecocompatibili, certificati da marchi come Ecolabel ed Energy Star; usare i sistemi operativi meno energivori (Microsoft Windows Vista richiede più risorse rispetto ad altri sistemi operativi come quelli della famiglia Linux o MacOSX di Apple). Per rilanciare le politiche di efficienza nel settore nel 2007 è nato il Climate Savers Computer Iniziative (CSCI) che fornisce un catalogo di prodotti a consumo ridotto. Si tratta di un’organizzazione internazionale no profit per aziende, professionisti e consumatori ecoconsapevoli (hanno aderito oltre 400 aziende del settore tra cui Dell, Google, HP, Intel, Gigabyte, Lenovo, Novell, Microsoft e tra gli sponsor figurano Acer, AMD, Delta Electronics, Fujitsu, Hitachi, Intuit, LiteOn, NEC, Sun e Supermicro). Minimizzando il consumo di elettricità e riducendo le emissioni di gas serra, il gruppo Csci intende ridurre le emissioni globali di CO2, causate dai computer, di 54 milioni di tonnellate l’anno entro il 2010. Un taglio che equivale alle emissioni di 1215 milioni di autovetture. Dunque le possibilità offerte dal "green computing" per risparmio energetico, efficienza di calcolo e minori emissioni inquinanti sono consistenti e rappresentano un’opportunità per i produttori del settore, che possono incentivare il mercato con nuove linee di prodotto che consentano la riduzione dei consumi elettrici. Tuttavia, nei centri di calcolo italiani la presenza dei prodotti a basso impatto ambientale è ancora minoritaria e il paese è indietro rispetto a Centro e Nord Europa.