Francesca Milano, Gianluca Schinaia, ཿIl Sole-24 Ore 6/7/2009;, 6 luglio 2009
RAPINE, DROGA E USURA IL BOTTINO DELL’ILLEGALIT
In banconote da 100 euro, una in fila all’altra, i proventi delle attività illegali e illecite supererebbero la distanza tra la Terra e la luna. Quattrocentoventi miliardi, secondo una stima realizzata in base agli ultimi dati disponibili.
Un "tesoretto" frutto dei guadagni dei giri di prostituzione, dell’usura, del traffico di droga, del contrabbando, ma anche delle attività sommerse. Secondo Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia, «alcuni reati diminuiscono dal punto di vista statistico, anche se la percezione del cittadino rimane alta ». D’altra parte, «l’elemento realmente preoccupante – secondo il procuratore – è l’impatto delle mafie d’affari: continuano a crescere e mascherare le loro attività, diviene sempre più difficile riuscire a individuarle ». Per questo Grasso insiste su un approccio "glocal" alla lotta contro le mafie. «Partire dal territorio e usare strumenti tecnologici sofisticati, aggiornati all’era della società globale. Come procura nazionale, forniamo un "cruscotto" al magistrato: banche dati e strumenti conoscitivi che rendono più semplice il lavoro degli inquirenti rispetto al passato». La globalizzazione ha portato anche alla crescita dei flussi migratori nel nostro paese. «Al Nord, i gruppi criminali stranieri controllano la prostituzione e lo spaccio di droghe, mentre nel Sud c’è uno scambio di forniture e servizi tra le mafie nostrane e quelle degli immigrati: queste ultime, per esempio, forniscono armi e droga e ottengono il "permesso" di far lavorare le proprie prostitute sul territorio».
Per fare un affresco delle attività illegali in Italia è fondamentale partire da una distinzione: «La criminalità diffusa non va confusa con la criminalità organizzata », sottolinea Raffele Grassi, dirigente della prima divisione del servizio centrale operativo della polizia di stato.
Le attività investigative, quindi, viaggiano su due binari paral-leli: da una parte si cerca di contrastare i reati di strada, che colpiscono il patrimonio economico dei cittadini. Dall’altro, l’obiettivo è contrastare i fenomeni mafiosi, sia quelli nostrani che quelli "importati" dalla Cina alla Nigeria.
Una delle caratteristiche del crimine organizzato è il tentativo di controllare attività lecite: «Non si sporcano le mani con il controllo di giri di prostituzione – spiega Raffaele Grassi ”, piuttosto preferiscono gestire attività come il ciclo dei rifiuti, gli appalti, la gestione delle sale bingo e delle scommesse».
proprio il giro d’affari delle ecomafie a segnare gli incrementi maggiori nell’economia illegale. Tanto che Donato Ceglie, magistrato di Santa Maria Capua Vetere e uno tra i massimi esperti italiani di eco-reati, afferma: «Quattrocentoventi miliardi di euro è una cifra sottostimata rispetto al valore complessivo dell’economia illegale e sommersa». Non solo. «Lo smaltimento illecito dei rifiutiè un dato strutturale dell’economia italiana e origina reati che vanno dalla violazione delle norme sul lavoro alla tutela della salute». Danni sul benessere dei cittadini che, secondo il ma-gistrato, «equivalgono alle esplosioni di alcune bombe atomiche, se si guarda alla crescita delle malattie tumorali nei territori contaminati». Sulle conseguenze per l’economia del Mezzogiorno il magistrato illustra una prospettiva preoccupante: «Esiste un sistema economico parallelo a quello ufficiale che sta per spazzare via qualsiasi forma legale di iniziativa imprenditoriale ».
In tema di furti e rapine, in Italia i dati sono ancora elevati. «Colpa della mentalità degli italiani – afferma Marzio Barbagli, docente di sociologia all’Università di Bologna ”:sono ancora troppo attaccati al denaro contante, cosa che li espone a continui furti». Negli Stati Uniti e in molti paesi Nordeuropei, infatti, questi fenomeni si sono ridotti da quando i cittadini hanno cominciato a usare le carte di credito. «In questi stati, la possibilità di trovare in un portafogli, in una casa o in una banca tanti soldi – spiega il professore – è minima, e il rischio non ne vale la pena. In Italia, invece, mediamente un ladro sa che in un portafogli troverà qualche decina di euro, cosa che lo spinge a rischiare».
L’uso delle carte di credito è una misura di prevenzione situazionale. «Si tratta – spiega Marzio Barbagli ”di misure che nascono da bisogni di mercato, ma che contribuiscono anche a far calare i reati». Un esempio è quello relativo ai furti di cellulari: da quando i paesi hanno stipulato con le case di produzione accordi che permettono di bloccare il telefono (e non solo la scheda sim) in caso di furto, questo crimine è quasi scomparso. Rendere più precisi i dati è possibile «ma costa - conclude Barbagli - : bisogna affidarsi alle indagini di vittimizzazione, come fanno negli Usa. Si tratta di indagini a campione. Se fatte bene e su un campione rappresentativo, permettono di quantificare i fenomeni illegali».