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 2009  luglio 06 Lunedì calendario

I NUOVI «SPALLONI» TRA VALUTE VERE E FALSI BOND

Nell’era digitale, quando basta un click per spostare denaro da una parte all’altra del mondo, effettuare transazioni o movimentare dossier titoli, potrebbe sembrare solo un lontano ricordo l’immagine dell’anonimo viaggiatore che attraversa i valichi doganali con la classica valigia dalla quale, nascosti tra abiti e souvenir, spuntano pacchi di banconote.
Le cronache più recenti, però, ci dicono che la scena tende ancora a ripetersi, soprattutto in periodi di crisi come l’attuale, quando le difficoltà rendono più aggressive le forze dell’economia criminale e di quella sommersa, che hanno necessità di mettere al sicuro somme o valori frutto di reati o, più semplicemente, di evasione fiscale.
Certo, non ci sono più gli "spalloni" di una volta, che attraversavano il confine tra Italia e Svizzera a piedi, lungo impervi sentieri di montagna, con gli zaini colmi di denaro. Oggi i corrieri di valuta viaggiano generalmente su auto di grossa cilindrata e usano accorgimenti sofisticati per sfuggire ai controlli di polizia e doganali, dal "rivestimento" interno alle portiere finoai cassetti segreti che si possono aprire solo grazie a speciali telecomandi.
Ma il salto di qualità si misura anche, negli ultimi tempi, sulla base dell’importo facciale dei titoli. I valori balzano alle stelle, ma le successive perizie generalmente li riducono a carta straccia, perché spesso si tratta di falsi. Se, infatti, una volta gli "spalloni" rischiavano con valute vere, oggi trasferiscono anche "patacche", purchè artefatte così bene da riuscire ad alimentare maxitruffe su scala internazionale.
L’esempio più recente e,in assoluto, più eclatante riguarda il sequestro, avvenuto il 4 giugno scorso alla frontiera ferroviaria di Chiasso da parte della Guardia di finanza, di una valigia contenente presunti Treasury bond americani per l’astronomico valore facciale di 134 miliardi e 500 milioni di dollari. A portare il "bottino", su un treno di pendolari partito da Milano e diretto in Svizzera, sono stati due cittadini giapponesi, sui quali al momento pesa una denuncia a piede libero, in attesa che la Procura completi le indagini per accertare se i titoli siano veri o, come tutto lascia supporre, falsi, nel qual caso scatterebbero le imputazioni di tentata truffa e traffico di valuta falsa.
L’episodio ha destato,e continua a suscitare, grande scalpore soprattutto per l’abnorme valore dei titoli sequestrati: i primi dieci bond avrebbero un taglio da un miliardo di dollari ciascuno, i restanti 249 un nominale di 500 milioni di dollari cadauno. Il procuratore capo della Repubblica di Como, Alessandro Maria Lodolini, coadiuvato dal sostituto Daniela Me-liota, ha disposto ulteriori indagini e perizie, mantenendo sulla vicenda il più stretto riserbo. Blogger ed esperti in materia di contraffazioni, sia italiani sia americani, hanno già "votato" per l’ennesimo, clamoroso falso, anche perché non esisterebbero Treasury bond al portatore di simile importo.
Va comunque detto, in linea puramente teorica, che, se si fosse trattato di veri titoli di Stato Usa, il nostro paese avrebbe realizzato il più colossale bingo della storia, perché la normativa valutaria consente a chi intercetta trasferimenti illeciti di trattenere il 40% del valore eccedente la franchigia (12.500 euro). In questa fantascientifica ipotesi lo Stato avrebbe potuto incamerare oltre 50 miliardi di dollari, ben più di una manovra finanziaria.
Per quanto eclatante, non si tratta di un caso isolato: il 13 marzo scorso la stessa Guardia di finanza aveva sequestrato, al valico autostradale tra Chiasso e Como Brogeda, titoli Usa per 100 milioni di dollari, scovati nel bagagliaio dell’auto di un consulente finanziario svizzero diretto in Italia. Ancora più ghiotto il bottino scoperto il 3 aprile scorso: due trilioni di yen giapponesi, qualcosa come 15 miliardi di euro, nascosti nella valigetta 24 ore di un professionista romano in viaggio verso la Svizzera.
Il ripetersi delle operazioni, in successione sempre più rapida, è una spia della frequenza degli illeciti e attesta il rilievo che a tutt’oggi riveste il confine italo-svizzero, frontiera lungo la quale, non a caso, si stanno rafforzando i controlli doganali e valutari.
«Per noi si tratta di un impegno importante », conferma il colonnello Rodolfo Mecarelli, comandante provinciale della Guardia di finanza di Como. «Al valico autostradale di Brogeda si registra il passaggio di 7mila vetture al giorno; dobbiamo, inoltre, monitorare, sempre in collaborazione con le Dogane, il valico commerciale, dal quale passano quotidianamente circa 4mila mezzi, il confine stradale di Ponte Chiasso e il transito ferroviario. Su tutti questi fronti svolgiamo controlli 24 ore al giorno, anche con fonti di intelligence, ma sempre con accorgimenti atti ad evitare disagi alle persone in transito».
Le statistiche stanno già registrando i frutti dell’accresciuto impegno: secondo l’ultimo report nazionale della Guardia di finanza, tra gennaio e maggio del 2009 sono stati intercettati alle frontiere capitali per 396 milioni di euro, contro i 314 dell’intero 2008 e i 373 del 2007.