Andrea Tarquini, Affari & finanza 6/7/2009, 6 luglio 2009
LA MERKEL SALVA IL SISTEMA DALLO STATO 230 MILIARDI
Tempi duri per le banche tedesche. Tempi duri per tutte, in modo diverso ma davvero per tutte, dalle più grandi alle più piccole, da quelle private alle banche regionali semipubbliche, fino alle casse di risparmio. Ma la salvezza arriva dal potere politico: venerdì il Bundestag ha varato la legge federale sulla creazione di bad banks, che la grosse Koalition di Angela Merkel ha voluto lanciare in tutta fretta. Così a tre mesi dalle elezioni il governo (dopo aver promulgato nei mesi scorsi aiuti per 480 miliardi al settore finanziario) ha nuovamente riacceso l’ottimismo, e due degli istituti più colpiti dalla crisi economica e finanziaria internazionale e dalla pesantezza della recessione, cioè Commerzbank e Postbank, hanno visto un apprezzamento dei loro titoli in Borsa rispettivamente del 19 per cento e del 7 per cento.
La crisi internazionale sembra minacciare il sistema bancario della Repubblica federale in modo più brutale di quanto non abbia investito il suo forte apparato industriale. E siccome al contrario dell’industria tedesca, che resta la più solida dell’Unione europea e forse del mondo, gli istituti di credito made in Germany avevano rinviato da decenni quel necessario processo di consolidamento, concentrazione e fusione ed erano rimaste indietro rispetto ai concorrenti anglosassoni, elvetici, francesi giapponesi, spagnoli, italiani eccetera, l’onda lunga della crisi adesso mette a nudo i loro problemi e li fa apparire sempre più gravi e pericolosi per il complesso del sistemapaese. Per questo, la legge sulle bad banks varata venerdì dal Bundestag è così importante. Prevede che gli istituti di credito possano liberarsi dai titoli tossici in misura addirittura maggiore di quanto previsto inizialmente, per un valore fino a 230 miliardi di euro. E al tempo stesso la legge autorizza le banche a ”delocalizzare’ nelle bad banks interi comparti di attività ritenuti non redditizi e introduce limiti alle retribuzioni dei manager.
Tra l’altro, per la valutazione dei titoli in possesso delle banche, quindi per decidere quali considerare ”tossici’ e di conseguenza da parcheggiare nelle future bad banks, in base alla nuova legge si prenderà in considerazione non il valore di quei titoli a fine marzo 2009, come inizialmente si pensava, bensì il loro valore al 30 giugno 2008, con una riduzione del 10 per cento come suggerisce la Commissione europea. una modifica che rende la legge sulle bad banks molto più attraente di prima per gli istituti tedeschi. Per questo i titoli di Commerzbank e Postbank sono volati la settimana scorsa. Secondo i calcoli di Morgan Stanley, se la nuova legge disporrà di quei sistemi di calcolo suddetti sul valore dei titoli tossici, Commerzbank e Postbank potranno risolvere meglio il problema delle svalutazioni dei titoli in loro possesso, svalutazioni che pesano per la prima per 11 miliardi di euro e per la seconda 2 miliardi. La creazione di bad banks consentirà alle banche tedesche di usare il loro scarso capitale per concedere nuovi crediti, a vantaggio del mercato e dell’economia reale. Una delle prime banche che creerà una bad bank potrebbe essere la WestLB, l’istituto pubblico del NordrenoWestfalia.
Il piano d’emergenza della grosse Koalition si annuncia come la salvezza, per un settore afflitto da problemi seri, congiunturali ma anche strutturali. Solo Deutsche Bank è riuscita ad affermarsi, tra gli istituti bancari tedeschi, come unica vera banca globale con presenze e dimensioni comparabili a quelle dei grandi concorrenti mondiali e un attivo investment banking, e vanta ancora nell’ultimo anno d’affari un aumento del fatturato. Ma per tutti gli altri le prospettive sono negative. Le cinquanta maggiori banche tedesche o attive in Germania, secondo la più recente classifica (con i dati ovviamente relativi al 2008, che la settimana scorsa il quotidiano conservatore di qualità Die Welt ha pubblicato) hanno visto i loro fatturati crescere in media l’anno scorso del 4,4 per cento, cioè molto più lentamente che non negli anni precedenti. E le loro perdite in totale ammontano per il 2008 a oltre 26 miliardi di euro, mentre l’anno prima le stesse banche avevano conseguito, tutte insieme, utili per 8,1 miliardi di dollari. Il terremoto scuote e rimescola anche ordini di grandezza e rapporti di forza: Deutsche Bank resta prima incontrastata, ma Dresdner Bank, assorbita da Commerzbank, a causa del calo del giro d’affari del 15,8 per cento a 421 miliardi di euro è scesa dal terzo al settimo posto.
Il ranking, se ci limitiamo ai primi dieci istituti, è ora il seguente: a Deutsche segue Commerzbank, che controlla Dresdner ma che di fatto come si sa è stata in parte nazionalizzata: il potere pubblico ne detiene circa il 25 per cento, perché dopo i costi ben superiori al previsto dell’assorbimento di Dresdner e delle sue filiali appesantite da affari tossici Commerzbank aveva chiesto aiuto. Numero tre è Hypovereinsbank, controllata da Unicredit. Al quarto posto troviamo Lbbw, la banca dello Stato del BadenWuerttemberg, al quindi DZ Bank, al sesto la Banca lubbica bavarese, al settimo Dresdner appunto, all’ottavo Hypo Real Estate, che si è salvata da un destino tipo Lehman Brothers solo facendosi statalizzare, al nono la Kreditanstalt fuer Wiereraufbau(KfW), istituto pubblico, al decimo Eurohypo.
Particolarmente difficile appare la posizione di Martin Blessing, numero uno di Commerzbank. Assorbendo Dresdner si era aspettato prospettive ben più rosee, invece gli azionisti sono in rivolta. Se CommerzbankDresdner piange, Deutsche non ride. Deutsche, come è noto, è entrata nel capitale di Postbank. Boccone interessante, visti i 14 milioni e passa di piccoli clienti. Ma il futuro dell’operazione è incerto: il marchio Postbank dovrebbe restare, un assorbimento completo appare improbabile o poco conveniente. Intanto il comparto investment banking lamenta perdite da record nel quarto trimestre 2008. Deutsche resta comunque l’unico istituto tedesco abbastanza forte per continuare a essere global player nell’investment banking.
La rivoluzione più importante, vista da Francoforte, appare (tanto più dopo il voto della nuova legge) il crescente ruolo del potere pubblico in un settore bancario, quello tedesco, dove nel dopoguerra aveva dominato una divisione di ruoli tra grandi istituti privati, banche regionali semipubbliche e casse di risparmio. L’equilibrio a tre non funziona più, la crisi ha costretto lo Stato a sconfinare: entrando appunto nel capitale di Commerzbank, e di fatto espropriando Hypo Real Estate. Senza contare gli interventi della KfW in sostegno a istituti e aziende dell’economia reale in difficoltà e le garanzie pubbliche. Adesso i tedeschi si accorgono, con un risveglio amaro, afferma l’analista Carsten Werle di Sal Oppenheim, che la frammentazione del loro sistema bancario ha spinto molti istituti in passato a cercare rifugio in affari a rischio. Per fortuna ci saranno le bad banks ”bipartisan’, cioè ideate dalla grosse Koalition a salvare il sistema finanziario della Repubblica federale.