Laura Torretta, ཿIl Sole-24 Ore 5/7/2009;, 5 luglio 2009
BOULLE E I SUOI IMITATORI
Crisi o non crisi, le case d’asta internazionali continuano imperturbabili a macinare una manifestazione dietro l’altra. Secondo copione, dopo le vendite newyorchesi di pittura impressionista e moderna ( quest’anno di tono decisamente minore), il mercato si sposta a Londra in concomitanza con la season che, con una profusione di eventi mondani attira un pubblico numeroso e facoltoso.
E sulle rive del Tamigi per solito il primo semestre di incanti si conclude con arredi di grande valore. L’anno scorso, protagoniste furono due creazioni di Chippendale, quest’anno il testimone passa a tre mobili di André Charles Boulle, mai pubblicati finora. Una coppia di forzieri e uno stipo, decorati con intarsi à marque-terie, che esemplificano alla perfezione il suo opulentissimo stile. Tutti, da due secoli, erano conservati a Wrotham Park, dimora del conte di Strafford.
A proporli, il 9 luglio nella sede di King Street, sarà Christie’s che prevede quotazioni a sei zeri. Se ne sono viste poche nel 2009, ma Boulle è un caso particolare: l’ebanista del Re Sole gode di una fortuna e di un favore intramontabili. Ambizioso, lunatico, stravagante, si considerava architetto, mosaicista, cesellatore, pittore e nel 1664, appena ventiduenne, possedeva a Parigi un’avviata falegnameria. Il colpo di fortuna sarebbe però avvenuto otto anni più tardi: un incontro fortuito con il ministro Colbert ed ecco Boulle segnalato a Luigi XIV.
Di qui, poco tempo dopo, l’incarico di Menuisier du Roi en ébène
nonché quello di cesellatore e intarsiatore del sovrano e l’assegnazione di un alloggio al Louvre, presso i Bâtiments du Roi. Pur realizzando personalmente rari, ma eccezionali pezzi, il grande mobiliere impose il suo stile a Versailles. Per questa ragione esiste una marea di esemplari eseguiti "nello stile", "alla maniera", o "secondo" Boulle dai moltissimi suoi contemporanei che si erano specializzati nell’imitarne l’elaborata tecnica di intarsio.
Se si pensa che tre secoli fa ancora non era in uso presso i mobilieri l’abitudine di firmare la propria produzione, si comprende come diventi difficile stabilire la paternità dei "Boulle" in circolazione. Ma quando sul mercato viene offerto un esemplare "sicuro", le cifre volano. Già quindici anni fa Christie’s aveva venduto a Montecarlo un nucleo di opere, a lui attribuite e appartenute al sarto Hubert de Givenchy, ricavando 5 miliardi di lire per un bureau. Nel 2000, ancora la casa d’aste aveva spuntato a New York, con 5,7 milioni di dollari per un centrotavola della Riahi Collection, il record d’asta di Boulle.
E ora, pur in presenza di una situazione di mercato non certamente ideale, valuta che i tre mobili in vendita a Londra possano fruttare da 4 a 7 milioni di euro.