Nicola Borzi, ཿIl Sole-24 Ore 5/7/2009;, 5 luglio 2009
NON SI ARRESTA LA CORSA DEGLI ETF
Nonostante l’anno orribile delle Borse mondiali, travolte dalla furia della crisi finanziaria internazionale, anche nel 2008 gli Etf hanno continuato a correre. Anzi: i comuni risparmiatori – come pure, in modo crescente, gli investitori istituzionali – hanno puntato sempre più su questi prodotti di investimento. A livello globale, secondo la Federazione mondiale delle Borse (Wfe), l’associazione dei mercati azionari mondiali presieduta da Massimo Capuano, al 31 dicembre scorso gli asset investiti sono quasi triplicati su base annua a poco meno di 1.000 miliardi di dollari. I contratti scambiati sono quintuplicati. Anche il numero degli Etf è raddoppiato: nel mondo, a fine 2008, erano 3.631, rispetto ai 1.843 dell’anno prima.Non male,se si pensa che il primo Exchange traded fund è stato lanciato nel 1993.
Ma cosa sono questi strumenti? Gli Etf sono fondi quotati che si scambiano come azioni e che replicano quanto più fedelmente possibile un indice di riferimento, il benchmark, che può essere azionario, obbligazionario o valutario o sulle materie prime (i fondi che hanno come sottostante commodities
prendono il nome di Etc). Consentono di diversificare e di ridurre i rischi che l’investitore si accollerebbe se, invece di questi prodotti, acquistasse singoli titoli. Tra i vantaggi hanno semplicità, flessibilità, trasparenza e velocità di compravendita, oltre ai bassi costi di gestione: le commissioni sono in funzione della durata di detenzione e i prezzi di compravendita sono al netto dei costi. Quanto al Fisco, gli Etf armonizzati come i fondi comuni scontano un’aliquota pari al 12,5% del rendimento, che cresce invece per i non armonizzati.
La crescita del mercato è confermata anche dall’ultimo studio sul
trading degli Etf in Europa elaborato da iShares,
il più grande emittente mondiale di questi strumenti. Secondo l’analisi, a livello continentale negli ultimi 12 mesi il turnover è aumentato del 120%. Un dato significativo che pone i fondi passivi al vertice tra le poche categorie di strumenti in crescita, con un peso sui volumi complessivi passato dal 2,8 al 10,8%. Il tutto mentre i volumi di negoziazione delle azioni e dei future sottostanti calavano sensibilmente. Secondo Nizam Hamid, responsabile delle strategie di vendita di iShares Europa, «gli Etf costituiscono una parte sempre più importante del trading in Europa. Questa costante crescita del turnover, nonostante i mercati assai deboli, rappresenta una forte indicazione della preferenza degli investitori ». Un successo che vale anche per gli Usa: oltre il 30% del controvalore dell’S&P500, il principale indice di Wall Street, è scambiato ormai sotto forma di Etf.
L’Italia,una volta tanto,ha un ruolo preminente in Europa in questo mercato. Ai quinti Annual Global Etf Awards che si sono tenuti di recente a New York, il London Stock Exchange Group, che raggruppa le Borse di Londra e Milano, si è messo in luce come primo mercato del Vecchio continente per numero di contratti su Etf scambiati nel 2008. Secondo le statistiche della Federazione delle Borse europee (Fese) il London Stock Exchange Group l’anno scorso ha visto passare di mano 1,8 milioni contratti, dei quali 1,42 in Borsa Italiana. Ben oltre gli 1,18 milioni di Euronext o di Deutsche Boerse. Intanto Piazza Affari continua a macinare record: ad aprile il mercato Etfplus ha registrato un nuovo primato di media giornaliera di contratti, mentre il 7 maggio è stato aggiornato il picco dei contratti in una sola seduta per Etf ed Etc.
A Piazza Affari, secondo gli ultimi dati, sono quotati 371 Etf ed Etc, distinti in sei macrocategorie (azionari paesi sviluppati, azionari paesi emergenti, azionari settoriali, obbligazionari, di stile ed Etc) che raggruppano una quarantina di diverse sottoclassi, realizzate per effetto delle politiche di innovazione del prodotto. Gli Etf, da semplici, sono divenuti prodotti molto diversificati per livello di complessità, come quelli dei prodotti a leva (che amplificano rialzi e ribassi), degli strutturati, che incorporano derivati, dei prodotti che invertono la tendenza del sottostante – come spiegano le interviste in basso ”.In funzione del sottostante e della leva questi strumenti si sono rivelati spesso ottimi investimenti, come mostra la tabella a fianco che elenca i primi cinque Etf ed Etc per rendimento positivo realizzato dal primo gennaio al 30 giugno scorso in ciascuna delle sei macrocategorie di Borsa Italiana. Alcuni, come quelli sulla benzina o il rame, hanno ottenuto performance superiori al 70% (altri però hanno segnato ribassi sino al-43%).
La corsa è destinata a durare. Secondo la Federazione mondiale delle Borse, tra due anni potrebbero essere 2mila i miliardi di dollari investiti a livello globale negli Etf. Cioé qualcosa di più di 1.400 miliardi di euro al cambio attuale. Una somma pari,grossomodo,al prodotto interno lordo italiano di quest’anno.