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 2009  luglio 06 Lunedì calendario

DUELLO A SORPRESA TRA COCA-COLA E SAN PELLEGRINO


La multinazionale Usa all’assalto del mercato delle acque minerali. La difesa del marchio controllato da Nestlé

Per gli americani l’Italia è il Belpaese delle bollicine

Bollicine di ripresa. Do­po un anno sgasato, Coca-Cola riempie il bicchiere. Lo fa all’ini­zio dell’estate della grande cri­si, merito dell’afa, del caldo e forse di un barlume di ottimi­smo che inizia a diffondersi tra i consumatori. Numeri alla mano, nonostante la filtrante concorrenza delle acque mine­rali, spesso come nel caso di San Pellegrino in mano ad al­tri colossi del settore, nei pri­mi quattro mesi dell’anno Co­ca- Cola ha realizzato vendite in Italia nel canale food and be­verage per 221 milioni di euro, in volume la crescita è del 3,2 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, in valore addirittura del 4,7 per cento. Una tendenza che si è incrementata negli ultimi mesi: l’anno che si è concluso il 30 aprile ha visto il gruppo di Atlanta realizzare vendite per 721 milio­ni, con una crescita del 2,9 per cento in va­lore e dell’1,8 in volu­me.

«Non mi era mai successo – dice Ro­dolfo Echeverrìa, uru­guaiano di Montevi­deo, 48 anni, dal pri­mo febbraio 2008 am­ministratore delegato di Coca-Cola Italia ”. Sono arrivato in Italia qua­si un anno e mezzo fa: era la vigilia delle elezioni politiche.

Da una parte e dall’altra si di­pingevano quadri a tinte fo­sche. Dopo è arrivata la crisi vera e il pessimismo è dilaga­to. Una situazione per alcuni versi non spiegabile, di cui hanno risentito tutti. Adesso, finalmente, la prima inversio­ne di tendenza: dopo segnali isolati, da un mese noi vendia­mo più di quanto vendevamo un anno fa, ogni giorno più dello stesso giorno dell’anno precedente».

Echeverrìa è un globetrotter delle bollicine. Appassionato di calcio, tifoso del Peñarol di Montevideo si è recentemente convertito al rossonero del Mi­lan, imitando in qualche mo­do Juan Alberto Schiaffino.

Sposato con Lucia, tre figlie, la­vora per Coca-Cola da vent’an­ni, rimbalzando da Atlanta al Venezuela, da Buenos Aires al Cile, al Messico. Una visione globale e considerazioni che, adesso, sono diventate molto particolari. In tutto il mondo ha combattuto la battaglia commerciale con le altre be­vande analcoliche, in Italia si è tuffato contro un concorren­te del tutto diverso, le 150 aziende che commercializza­no 300 etichette di acque mi­nerali.

«In effetti non mi aspettavo un mercato così forte e fram­mentato nelle acque – am­mette Echeverrìa ”. L’Italia è una realtà unica in questo set­tore, forte anche del fatto che il costo delle acque minerali è molto inferiore rispetto sia a prodotti simili su altri mercati europei, sia al complesso del­­l’offerta dei soft drink . Un con­corrente difficile, ma questo ci permette di conside­rare altre leve del marketing: i margini per i rivenditori, ad esempio, sono a no­stro favore».

Toccata dalla crisi al punto di rilanciare con una campagna di comunicazione non convenzionale – il ri­torno alle cose sem­plici richiamate da Giulia, la protagoni­sta dello spot che instillava ot­timismo – Coca-Cola ha in­vertito la tendenza negli ulti­mi mesi. «Il nostro – spiega Echeverrìa – è un prodotto che si lega facilmente alla vo­glia di fare e al piacere di con­dividere. Ci siamo lasciati alle spalle mesi pesanti, ma credo che il peggio si possa conside­rare alle spalle. Il mondo dei prodotti di massa risente nel suo andamento di una serie estremamente complicata di dinamiche sociali, di cui noi avvertiamo immediatamente il cambiamento. Siamo un ter­mometro molto sensibile del­la fiducia dei consumatori e il fatto che i dati delle vendite dell’ultimo mese e mezzo sia­no in continua crescita rispet­to all’anno scorso ci lascia otti­misti per il futuro». Almeno fi­no alla fine dell’estate.