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 2009  luglio 06 Lunedì calendario

RAME, ALFREDO RANAVOLO PER VOCE ARANCIO

(tre link alla fine) -

La Cina tiene in piedi da sola il mercato mondiale del rame, stando a quanto mostrano i dati del primo trimestre 2009,. Il bollettino di giugno dell’International copper study group (Icsg) afferma che nei primi tre mesi dell’anno è stato utilizzato il 4% in meno di rame nell’industria mondiale. Senza il consumo cinese, il calo sarebbe stato del 10 per cento.

Le importazioni nette di rame lavorato in Cina sono quasi raddoppiate nei primi mesi dell’anno, arrivando a 750mila tonnellate. Nel resto del mondo sono calate del 19 per cento. I mercati maggiormente indeboliti sono stati quelli dell’Europa dei 15 (-25%), del Giappone (-46%) e degli Stati Uniti (-27%), che insieme assommano circa il 30% del consumo mondiale.

La produzione mineraria, secondo i dati dell’Icgs, è cresciuta nei primi mesi dell’anno dell1,6%, superando i 3 milioni e 600 mila tonnellate.

La geografia del consumo di rame è in evoluzione nell’ultimo decennio. Di pari passo con lo sviluppo economico di Cina e India, che assumono un ruolo sempre più importante tra gli acquirenti. Il maggior esportatore mondiale, invece, è sempre il Cile. Da solo detiene il 44% delle riserve mondiali dell’”oro rosso”.

8985 dollari per tonnellata. il prezzo massimo raggiunto dal rame sul London metal exchange (Lme), il mercato di riferimento per la compravendita di metalli. stato raggiunto il 3 luglio del 2008.

-69,17 per cento. il calo record che il prezzo del rame ha subito in meno di sei mesi, tra il massimo raggiunto a luglio 2008 e il dato di chiusura del 24 dicembre dello stesso anno, quando l’indicatore si è fermato a 2.770 per tonnellata.

Con un’impennata iniziata alla metà di maggio, il prezzo del rame ha accelerato il lento recupero dai minimi, giungendo attorno all’inizio di giugno a sfondare nuovamente quota 5mila dollari per tonnellata. Fine della fase più acuta della crisi o un ritorno, prevalentemente, delle speculazioni? ”Se si guarda ai cosiddetti fondamentali: la produzione che ha subito tagli piuttosto modesti e il consumo, invece, che si è ridotto di tanto, il prezzo al momento risulta eccessivo e ingiustificato”, sostiene il presidente di Centrorame, Luciano Parolai.

 il ritorno dei fondi di investimento sul mercato dei metalli a fare buona parte del prezzo dell’ultimo periodo. Gli acquisti di carattere finanziario avevano avuto un ruolo decisivo già nelle fasi in cui tutte le materie prime avevano raggiunto i loro livelli record, prima che la crisi entrasse nel vivo. ”Sono – spiega Parolai - l’altro elemento fondamentale delle quotazioni. Che fa discostare il prezzo dalle dinamiche della domanda e dell’offerta di rame”.

La Cina ha avviato da anni una politica di stretti accordi commerciali con il Cile. Nel 2006 una delle più importanti industrie dei metalli dell’estremo oriente, la Minmetal, ha stipulato un contratto col colosso minerario cileno statale Codelco. Che durerà per ben 15 anni, mentre di solito accordi del genere vanno rinegoziati ogni due, massimo tre anni. Le due società hanno costituito una joint venture paritetica, con una clausola che prevede la vendita di 55.750 tonnellate annue di rame allo stesso sodalizio da parte di Codelco.

La produzione in Cile è calata del 2,3% a maggio, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Nel periodo tra gennaio e maggio, il calo è stato del 4,4 per cento a 2.121.892 tonnellate. Ma ben più profonda è risultata la crisi complessiva dell’industria nazionale: -10,5% di produzione a maggio 2009 rispetto a un anno prima.



In Zambia, il rame costituisce circa due terzi dell’intero export nazionale. Nei primi quattro mesi del 2009, sono state vendute all’estero 211.708 tonnellate di rame delle 218.101 prodotte. Dati in risalita rispetto allo scorso anno, quando sia esportazioni che produzione, nel medesimo periodo, erano state sotto le 200mila tonnellate.

Sono 600mila le tonnellate che, in totale, lo Zambia ha previsto di produrre nel 2009.

’Diversificare”. In Zambia è la parola d’ordine da quasi 40 anni, ma finora i tentativi di ridurre la dipendenza dell’economia dal rame, e di conseguenza dalle sue fluttuazioni di prezzo, sono stati piuttosto infruttuosi. Il tema è stato recentemente riproposto dal presidente del Paese dell’Africa centro-meridionale. ”Vogliamo continuare a sfruttare le miniere già operative, ma vogliamo anche aprire industrie meccaniche e lanciare nuove iniziative in agricoltura", ha detto Rupiah Banda.

L’elevata conducibilità, sia tecnica che elettrica, è la caratteristica più rilevante del rame. E il primo utilizzo che viene in mente è proprio quello nell’impiantistica nei due settori. Ovunque vi sia un impulso elettrico c’è del rame. Nella costruzione di automobili così come nei macchinari di tutte le industrie.

Nella coniazioni di monete si fa largo uso del rame. Tutti i tagli dell’euro ne contengono. Da solo o in lega. Quelle da 1, 2 e 5 centesimi hanno un nucleo d’acciaio, ricoperto di rame. Che costituisce l’89% della lega di cui sono composti i 10, 20 e 50 centesimi. Completate dal 5% di alluminio, 5% di zinco e 1% di stagno. Il rame, in lega col nichel, costituisce anche la parte interna delle monete da un euro e l’esterna di quelle da due euro.

La concentrazione di rame puro all’interno delle rocce di minerale è appena dell’1 per cento. Ciò rende elevati i costi di estrazione e di grande interesse lo sviluppo dell’industria del riciclaggio. Il Bureau of international recycling calcola che più di un terzo del rame in circolazione nel mondo sia riciclato. In Italia, totalmente priva di miniere di rame come quasi tutta l’Europa (fa eccezione la Polonia) la quota di materiale riciclato sale oltre il 40 per cento.

L’industria del riciclo regge il passo con l’aumento della domanda, grazie alla maggior quantità di rottami a disposizione. Si calcola che attualmente siano in fase di riutilizzo i materiali impiegati per la prima volta tra 10 e 30 anni fa, contenuti in motorini o lavatrici rottamati, piuttosto che in grondaie sostituite.

Il rame è molto adatto a essere riciclato, dato che ha una struttura chimico-fisica che lo rende capace di sopportare numerosi cicli di lavorazione senza che perda le su capacità meccaniche. Il rame riciclato ha le stesse caratteristiche chimico-fisiche e tecnologiche del rame primario e quindi non subisce alcuna limitazione di utilizzo o diminuzione di valore, spiega l’Istituto italiano del rame. da sottolineare che il riciclo consente un notevole risparmio di energia, in quanto i processi di estrazione e di raffinazione vengono ”scavalcati”.

’Produzione secondaria” viene definita quella che restituisce nuovo metallo da utilizzare nelle industrie dai rottami. Anche qui la Cina comincia a farla da padrona. Aggredendo il mercato con offerte generose per acquistare il materiale da riciclo in altre nazioni. Ciò non comporta un costo finale più elevato per le produzioni dell’estremo oriente. A controbilanciare il costo in più per la materia prima ci sono quelli minori per la lavorazione. Il perché lo spiega Parolai: ”le aziende cinesi spendono molto meno per il trattamento del materiale, visto che ci sono norme molto meno stringenti sulla salvaguardia ambientale. Inoltre hanno regole fiscali vantaggiose, prezzi interni che possono essere manovrati. In sostanza ci sono vere e proprie forme di sussidio statale”.

’Purtroppo da qualche anno anche noi siamo diventati esportatori di rottami”. Parolai la definisce ”una sciagura” per l’industria italiana del rame, costretta nuovamente a incrementare l’importazione di rame raffinato, a scapito della produzione da riciclo. Anche le aziende italiane del settore subiscono le sirene del Far east.

Il riciclaggio di rame corre sul web. E precisamente sul portale www.scrapcopper.net, nato per facilitare l’incontro fra domanda e offerta nel comparto del recupero del rame.

Oltre 8 milioni di euro il volume d’affari dell’ultima banda scoperta a rubare rame. Sono stati scoperti, al termine di lunghe indagini, dai carabinieri di Torino. Il gruppo criminale colpiva grandi aziende del nord Italia. Il materiale rubato veniva rivenduto a tre italiani, titolari o dipendenti di aziende torinesi che operano nel settore della rivendita dei metalli. I furti di rame si sono moltiplicati negli ultimi anni in tutta Europa. Il settore che risente maggiormente dei furti è quello ferroviario. Si calcola che in Italia siano state sottratte alle ferrovie addirittura duemila tonnellate di rame, per un controvalore di circa 12 milioni di euro.



Icsg
L’International copper study group è un’organizzazione intergovernativa che ha lo scopo di incrementare la trasparenza sul mercato del rame. Promuove, inoltre, cooperazione e discussioni internazionali sul rame.

Centrorame
 la sezione di Assomet (Associazione nazionale industrie metalli non ferrosi, parte di Confindustria) che riunisce le aziende produttrici di rame in Italia. presieduta da Luciano Parolai, che dirige Kme, una delle più grosse aziende europee per la produzione di semilavorati in rame.

Lme
Il London metal exchange è la più importante Borsa metalli del mondo. La sua sede è in Leadenhall street, al numero 56. Fu fondata nel 1877, anche se il suo antesignano Royal Exchange risale al 1571. Vengono scambiati prevalentemente future sui contratti di acquisto e vendita di metalli. Contrariamente a quanto molti credono, su tale mercato non vengono scambiati i metalli preziosi.