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 2009  luglio 04 Sabato calendario

IL NABUCCO SI METTE IN MARCIA

Con qualche settimana di ritardo rispetto ai tempi previsti, il Nabucco compie un nuovo, importante – anche se forse non decisivo – passo avanti. Il 13 luglio ad Ankara in Turchia ci sarà finalmente la cerimonia ufficiale per la firma dell’accordo intergovernativo tra i paesi interessati al transito del futuro gasdotto: oltre alla stessa Turchia, l’Austria, la Bulgaria, l’Ungheria e la Romania. La notizia è stata confermata anche da Bruxelles, che potrebbe inviare nella capitale turca in qualità di osservatore il commissario per l’Energia Andris Piebalgs.
I dettagli dell’accordo non verranno resi noti fino al giorno della firma. Fonti vicine al progetto, consultate dal Sole 24 Ore, affermano tuttavia che si tratterà di una dichiarazione di valore esclusivamente politico: un sigillo ufficiale all’impegno nel sostenere il progetto da parte dei soggetti coinvolti. Non sarebbe invece ancora stato sciolto il nodo che recentemente ha fermato ogni possibile progresso del Nabucco: la questione dei diritti di transito del gasdotto sul territorio turco. Quest’ultimo punto, quando verrà definito, rientrerà in un secondo, ben più vincolante accordo (il Project Support Agreement), la cui firma sarebbe stata rinviata a data da definirsi.
Il Nabucco ”infrastruttura promossa e cofinanziata dall’Unione europea, che l’ha definita un’opera prioritaria ”ha l’obiettivo di garantire una maggiore sicurezza energetica nei paesi del Vecchio continente: la pipeline, secondo i piani, dovrebbe essere operativa nel 2014, consentendo l’arrivo di forniture di gas alternative a quelle russe, per una quantità fino a 31 miliardi di metri cubi l’anno a regime. Un’opera ambiziosa, non solo per l’impegno finanziario previsto ( circa 8 miliardi di euro), ma anche e soprattutto per le difficoltà con cui finora si è scontrata: da un lato il problema delle fonti di approvvigionamento (Nabucco non si è ancora assicurato le forniture di gas con cui alimentare i suoi tubi),dall’altro gli spinosi negoziati sulla concessione del transito del gasdotto in territorio turco.
Ankara ha a lungo insistito per ottenere il diritto a prelevare a prezzi scontati il 15% del gas che viaggerà attraverso il Nabucco, per soddisfare il proprio crescente fabbisogno domestico ed eventualmente riesportarne una parte. Richieste inaccettabili per i soci del consorzio (che accanto alla turca Botas, comprende l’austriaca Omv, la bulgara Bulgargaz, la tedesca Rwe,l’ungherese Mol e la rumena Transgaz): cedere significherebbe probabilmente mettere a rischio la redditività e dunque la nascita stessa del progetto, per cui non è ancora stata approvata la decisione di investimento.
Il ministro rumeno dell’Economia, Adriean Videanu, ha dichiarato ieri alla Reuters che gli risulta che la «questione del 15%» sia stata risolta, anche se non ha voluto rivelare in che modo. A fine maggio, in un’ intervista alla stessa agenzia di stampa, il managing director del consorzio Nabucco, Reinhard Mitschek, aveva fatto affermazioni simili: «Il prelievo del 15% non è più sul tavolo delle trattative ». Lo stesso aveva dichiarato qualche giorno dopo il commissario europeo Piebalgs al quotidiano britannico The Guardian. Entrambi tuttavia erano stati clamorosamente smentiti dal ministro dell’Energia turco, Taner Yildiz: «Non abbiamo affatto desistito. La nostra richiesta è tuttora oggetto di discussione».
Quattro giorni fa le trattative sembravano ancora a un punto di stallo: «Non è cambiato nulla», ripetevano funzionari del ministero turco all’agenzia Platts, sostenendo però che Ankara avrebbe chiesto di prelevare il gas solo «se disponibile» e non a prezzi scontati, bensì «al netto dei costi di trasporto ». Forse è su questi due punti che si sta costruendo una via d’uscita dall’impasse.