Duilio Lui, Italia Oggi 22/6/2009, 22 giugno 2009
Piano casa, regioni a ruota libera - In attesa della legge nazionale, si diversificano le norme locali - Avanti tutte, ma in ordine sparso
Piano casa, regioni a ruota libera - In attesa della legge nazionale, si diversificano le norme locali - Avanti tutte, ma in ordine sparso. Un primo censimento sulle attività delle regioni sul fronte del «Piano casa» rileva un grande dinamismo, anche se con modalità e tempistiche differenti. Per il momento solo la Toscana ha emanato una nuova legge nel settore, ma un terzo delle regioni attende solo l’approvazione da parte del consiglio regionale. Mentre cresce l’attesa per la legge nazionale di indirizzo in materia di semplificazione burocratica degli interventi. Un provvedimento atteso per metà giugno, che dovrebbe integrarsi con le decisioni delle varie regioni, ma il cui ritardo rischia di compromettere l’omogeneità degli interventi. Il piano nazionale. Le novità hanno preso il via dopo che lo scorso 31 marzo la Conferenza stato-regioni ha dato il via libera a un piano straordinario dell’edilizia. L’accordo prevede tre filoni: per gli edifici residenziali uni-bifamiliari o comunque di cubatura non superiore a mille metri cubi, la possibilità di ampliamento entro il limite del 20% della volumetria esistente; la facoltà di demolire e ricostruire gli edifici a destinazione residenziale con un aumento della volumetria fino al 35%, a patto di migliorarne qualità architettonica ed efficienza energetica, nonché di utilizzare fonti di energie rinnovabili; la semplificazione delle procedure. Il 31 marzo sono partiti i 90 giorni entro i quali approvare i piani regionali: se non saranno rispettati i termini, subentrerà il potere sostitutivo statale. Regioni a ruota libera. Le regioni hanno interpretato con grande libertà e autonomia l’intesa raggiunta con il governo. E hanno ammesso ai lavori non solo le villette uni o bifamiliari, ma in qualche caso tutti i condomini, senza distinzione, né limiti di metratura. Emblematico il caso della Toscana, l’unica regione arrivata fino in fondo con l’approvazione di una legge: fino al 31 dicembre 2010, sarà sufficiente una dichiarazione di inizio attività (senza necessità, quindi, del permesso a costruire) per ampliare fino al 20% case mono e bi-familiari di qualsiasi grandezza (600 mila in regione), con un limite di 70 metri quadri in più a famiglia. L’incremento può arrivare fino al 35% nel caso di demolizioni e ricostruzioni. Restano esclusi sono i centri storici e le case condonate. Per evitare il ricorso indiscriminato a nuove costruzioni, con il seguito possibile di abusi, vengono previste misure drastiche per chi sgarra, fino alla possibilità di demolizione. Le costruzioni devono seguire le normative comunali in materia di distanze e altezze minime e quelle nazionali relative al superamento delle barriere architettoniche. Se già si è goduto di un condono, la superficie condonata va a sottrarsi al 20% di ampliamento permesso: se è stata condonata una superficie del 10% del totale, si potrà crescere solo del 10%; se il condono era per il 30% non si può più crescere. Gli edifici da modificare devono essere già accatastati prima del 31 marzo 2009. Iter avanzato a Nordovest. Le normative regionali hanno fatto grandi passi in avanti nel Nordovest. La giunta della Lombardia ha varato il progetto di legge per il rilancio dell’edilizia e ora si attende l’ok del consiglio. Anche in questo caso, le direttive nazionali sono state interpretate in maniera libera. L’incremento riguarderà l’edilizia residenziale privata e pubblica fino a un massimo del 40% della volumetria del quartiere nel caso di abitazioni popolari. Il testo allarga la facoltà di ampliamento del 20% anche alle palazzine trifamiliari non superiori ai mille metri cubi. Lo stesso vale per i capannoni industriali, mediante demolizione e ricostruzione. In questo caso il premio volumetrico è pari al 30%. Un articolo ad hoc è previsto per l’utilizzo del patrimonio edilizio esistente, anche nelle aree destinate all’agricoltura. Nuove regole, in deroga alle norme regionali, riguardano i comuni del territorio relativamente agli oneri di urbanizzazione e al contributo sul costo di costruzione. Secondo stime della stessa regione, queste misure dovrebbero attrarre investimenti sul territorio per 7 miliardi di euro, con una ricaduta occupazionale di 30 mila posti di lavoro e un risparmio energetico pari a 45 milioni di euro. Il ddl è pronto anche in Piemonte. La giunta regionale ha licenziato un testo che prevede la possibilità di ampliare (fino al 20%), demolire e ricostruire (con ampliamento fino al 35%) in deroga ai piani regolatori villette mono-bifamiliari e edifici di edilizia sovvenzionata sotto i mille metri cubi, a patto che gli interventi garantiscano un sensibile risparmio energetico e il miglioramento della qualità architettonica, della sicurezza delle strutture e dell’accessibilità degli edifici. Dal piano casa sono esclusi i centri storici e gli edifici con valore storico artistico o aree esterne d’interesse storico e paesaggistico. Previsti limiti inderogabili sull’altezza massima, l’indice di permeabilità del suolo e le distanze dai confini, dalle strade e dagli edifici. Saranno però i comuni, a decidere, entro 60 giorni, se applicarne in tutto o solo in parte queste disposizioni o indicare altri parametri.