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 2009  luglio 03 Venerdì calendario

«I GONZI SI MERITANO I MADOFF CHE LI TRUFFANO»

Capita di rado che Antonio Martino si unisca al coro. Così, mentre tutto il mondo plaude alla esemplare condanna di Bernie Madoff (150 anni di carcere a un uomo che ne ha 71), l’economista e deputato del Pdl scrive un articolo sul Foglio in cui, invece di biasimare il grande truffatore (50 miliardi di dollari spariti dal portafoglio degli investitori), se la prende con i «gonzi », ovvero i truffati.
«La legge della domanda e dell’offerta – ha scritto – è veramente universale: un’offerta di gonzi finisce col determinarne anche una domanda... Madoff non avrebbe potuto dare vita al suo schema truffaldino se non ci fosse stato un gran numero di sempliciotti certi dell’esistenza di Babbo Natale».
Martino, in realtà, ha posto in tono lieve un problema delicato che governi e parlamenti stanno affrontando in molte parti del mondo: quanto e come va tutelato il risparmiatore? Basta garantire che abbia tutte le informazioni e poi lasciare le scelte alla responsabilità individuale? Oppure serve una supervisione amministrativa che garantisca i più deboli o i meno informati? L’economista, 67 anni, seguace della scuola monetarista di Milton Friedman e liberista convinto, ha accettato di discuterne in questa intervista al Sole-24 Ore.
Professore, lei non ha dubbi su che posizione prendere in questo dibattito, vero?
Certo. Se le persone si abituano a decidere sulle questioni che le riguardano, sventano le insidie. Solo così imparano a difendersi dai malfattori.
Tutti sanno che fumare fa male, però sulle sigarette si scrive che il fumo nuoce alla salute e si stampano teschi o altre immagini di forte impatto.
E infatti sono contrario a quegli avvertimenti. Se applicassimo sempre la regola dovremmo attaccare un adesivo sopra Mein Kampf o Das Kapital: "Attenzione, di rivoluzione si muore".
Quindi la legislazione sul risparmio semplicemente non dovrebbe esserci?
Su questo mi discosto un po’ dai miei amici libertari. Credo nell’importanza dell’assicurazione dei depositi e sono convinto che lo Stato o la banca centrale debbano evitare di far fallire le banche in crisi di liquidità. La crisi del 1929 lo insegna: la Federal reserve nacque per far fronte agli episodi di panico e invece non fece il suo dovere. Lasciò fallire un terzo delle banche americane. Fu così che il crollo di Wall Street si trasformò in una catastrofe economica.
Ma come si protegge il risparmiatore?
I diversi rendimenti riflettono gradi diversi di rischio. Chi è propenso al rischio può scegliere determinati strumenti finanziari, chi è avverso ne sceglie altri. Il mio maestro Milton Friedman scrisse in uno dei suoi ultimi articoli: «Attenti ai rendimenti delle azioni che superano il 7%, il 20% e oltre che si registra in questi tempi non è sostenibile a lungo. L’euforia crea una bolla destinata a sgonfiarsi». A pensarci bene non era difficile prevedere quello che è successo.
Il presidente Barack Obama vuole introdurre un’Agenzia per la protezione finanziaria del consumatore. Anche lei pensa che sia un socialistoide come molti conservatori americani?
La politica di Obama è catastrofica sotto molti aspetti. Penso che riuscirà a far peggio di Jimmy Carter, il più odiato dei presidenti democratici americani. Le riserve bancarie sono passate da 8 a 800 miliardi di dollari in sei mesi. Il governo ha speso 3mila miliardi creando deficit e debito. Dovrà aumentare le tasse affossando ogni possibilità di ripresa dell’economia. Ha posto le premesse per un periodo di stagflazione.
Ma non serve un’Agenzia che imponga contratti chiari e comprensibili?
Obama farebbe bene a mettersi una mano sulla coscienza e a ricordare quale lobby sosteneva Fannie Mae e Freddie Mac. Non è stato lui con i suoi colleghi a spingere affinché facessero mutui a tutti creando la bolla immobiliare che ha portato alla crisi? Secondo me i consumatori vanno sì protetti ma dagli errori dei politici.
Insomma, il risparmiatore si deve difendere da solo.
Responsabilità e libertà vanno insieme. Lao Tze ha scritto una massima che dice più o meno: «Se alla gente non dai ordini saprà come comportarsi. Se la opprimi aspetterà che tu dica che cosa deve fare».