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 2009  luglio 03 Venerdì calendario

FRENA LA PUBBLICIT PER MEDIASET

La recessione arriva ufficialmente nella pubblicità. Per la prima volta Mediaset vedrà la raccolta chiudere un semestre col segno meno davanti. E soprattutto sarà un meno a due cifre che oscilla tra il -12 e-13 per cento. A memoria di analisti solo nel 2006 c’era stato un segno meno(ma riguardavatutto l’anno ed era appena del 2%). L’anticipazione, data dallo stesso Pier Silvio Berlusconi, vicepresidente del gruppo televisivo, è arrivata come una doccia fredda nella serata lustrini e starlet della presentazione del palinsesto autunnale, uno degli eventi più attesi e celebrati nello showbiz della tv italiana ( si veda il servizio a pagina 24).
Ma soprattutto dà il senso di quanto grave sia la crisi nel mondo dell’editoria (che vive essenzialmente di inserzioni). Per il mercato pubblicitario questo è il peggior momento dal Dopoguerra: negli ultimi sessant’anni non si era visto un segno meno negli investimenti pubblicitari (e in particolare di questa portata). La tv va meglio della carta stampata e Mediaset va meglio della Rai per cui il network di proprietà del premier Silvio Berlusconi e della sua famiglia può comunque affermare che, nonostante «il mercato sia ancora molto complicato», Mediaset «si difende bene; andiamo meglio del mercato, ma c’è pochissima visibilità ».
Se i primi cinque mesi sono stati neri, in giugno, a leggere tra le righe delle dichiarazioni e osservando le espressioni dei manager presenti all’evento, il mercato sembra aver mostrato qualche segnale di risalita. Così il semestre vedrà «un leggero miglioramento rispetto al primo trimestre». Presto per dire come chiuderà l’anno per il gruppo: diventerà fondamentale e cruciale il quarto trimestre anche perché il terzo, quello che copre i mesi estivi, è storicamente ininfluente. Nelle ultime stime date al mercato, il gruppo televisivo aveva detto di aspettarsi un 2009 con profitti in calo rispetto al 2008 ( 460 milioni): il record di quota 600 milioni, toccati nel 2005, è oggi un ricordo.
Intanto, però, c’è da lavorare sul fronte dei costi e delle efficienze per tenere sui margini: un modo è unire le forze per creare sinergie, magari con la "cugina" Mondadori . Confermando indiscrezioni già trapelate sulla stampa nei giorni scorsi, Piersilvio ha fatto sapere che Mediaset e la casa di Segrate stanno studiano di unire le forze nella raccolta pubblicitaria online: sarà creata una concessionaria unica per raccogliere pubblicità su tutto il web. La nuova azienda non andrà a contrastare con la neonata Digitalia, la costola di Publitalia incaricata di raccogliere la pubblicità sul sito internet di Mediaset. Certo, il mercato delle tv commerciali cambierebbe radicalmente se, seguendo l’esempio francese, la tv pubblica rinunciasse agli introiti pubblicitari, ma di fronte all’ipotesi Pier Silvio ha anche notato che la «Rai già fatica ad arrivare a fine anno con la pubblicità, figuriamoci senza». Come dire: bello, ma non si può fare.
Fiducia e tranquillità, anche se inserite in un quadro che rimane negativo, c’è anche al piano superiore di Mediaset, nella controllante Finivest, la holding cui fanno capo gli interessi economici e le attività della famiglia Berlusconi (oltre a Mediaset, Mondadori,
Mediolanum , il team di calcio Milan e altre partecipazioni). Dopo aver chiuso un 2008 con utili più che dimezzati, il 2009 potrebbe riservare sorprese sui conti: la semestrale arriverà a fine settembre ma le anticipazioni trapelate all’evento Mediaset lasciano presupporre un bilancio molto soddisfacente. Che non cambierà la filosofia della holding: la parola d’ordine dell’amministratore delegato Pasquale Cannatelli, lo schivo e riservato manager che da sei anni guida il gruppo, è «rimanere dove si è ». Fininvest non si avventurerà in acquisizioni perché «non si vedono grandi occasioni in giro ». L’unica diversificazione rimane dunque l’investimento in
Mediobanca , avvenuto quasi due anni fa, con una quota dell’1 per cento (un altro 1% era già in portafoglio). «Per noi - ha commentato l’ad- è una partecipazione importante e quindi resteremo nel patto», che scade a fine anno. Ma scossoni nella banca fondata da Enrico Cuccia non ce ne saranno: «Non penso», ha osservato Cannatelli.
E se non ci saranno acquisizioni, nemmeno c’è da attendersi qualche dismissione: gli occhi sono puntati sul Milan, oggetto di numerosi e insistenti rumors nelle settimane passate su una possibile vendita. «Il Milan non è in vendita» ha tagliato corto Cannatelli. E nemmeno è in agenda l’ingresso di un socio di minoranza: «Non avrebbe senso e non ne abbiamo bisogno, con la vendita di Kakà (che ha permesso di incassare circa 65 milioni di euro, Ndr) abbiamo sistemato le esigenze».