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 2009  luglio 03 Venerdì calendario

QUANDO I MARINES ENTRANO IN SCENA - P

Protagonisti di tutti i principali conflitti degli ultimi due secoli, i marines sono destinati a svolgere un ruolo chiave anche in Afghanistan dove costituiscono la metà dei 17mila rinforzi da combattimento inviati da Barack Obama per imprimere una svolta alla guerra.
Nato come tutti i reparti di fanti di marina per proteggere le navi e condurre operazioni di sbarco, il corpo dei marines è divenuto una vera e propria forza armata nella seconda guerra mondiale, quando le sue divisioni liberarono le isole del Pacifico invase dai giapponesi.
Una capacità anfibia senza eguali, che fu risolutiva anche nella prima fase del conflitto coreano, quando lo sbarco a Inchon portò al collasso le forze di Pyongyang soccorse più tardi dall’intervento cinese. Il conflitto in Vietnam vide i marines protagonisti delle battaglie più sanguinose a Khe Sanh, Da Nang e Huè dove il nemico costrinse gli americani ad affrontare minacce diversificate, dalla guerra convenzionale alla guerriglia, alla lotta nei centri urbani. In questo conflitto, nel quale morirono 13mila truppe scelte Usa, ai mezzi anfibi e terrestri venne affiancato per la prima volta su vasta scala l’elicottero, capace di proiettare potenza di fuoco e truppe a grandi distanze.
Capacità e specialità diverse ma complementari tra loro costituiscono il punto di forza dei marines impiegati negli anni scorsi in Libano, a Panama, Grenada e nell’operazione Desert Storm che nel 1991 liberò il Kuwait invaso dall’Iraq.In grado di operare in grandi unità su tutti i terreni, i marines sono presenti in tutti i mari del mondo nell’ambito diunità anfibie di pronto impiego che hanno il compito di evacuare civili da aree di crisi e condurre rapidi blitz non solo sulle coste. A bordo delle portaerei e delle portaelicotteri da assalto i marines schierano jet da combattimento, elicotteri da trasporto e d’attacco e ai reparti di fanteria affiancano unità di artiglieria e carri armati.
Con 190mila effettivi, destinati a salire di 27mila unità entro il 2011, i marines dispongono di 500 carri armati, oltre mille blindati e altrettanti cannoni, 350 jet da combattimento e 400 elicotteri: rappresentano la più piccola tra le forze armate statunitensi (esclusa la Coast Guard) ma da soli superano per organici e potenza di fuoco tutte le forze armate dei paesi della Nato. Il loro potenziamento, così come quello dell’Us Army, è il frutto dei conflitti antiinsurrezionali in Iraq e Afghanistan, che hanno evidenziato la necessità di disporre di più truppe per controllare il territorio.
Impiegati nella fase iniziale di Enduring Freedom per rovesciare il regime talebano, i marines ebbero un ruolo chiave nella presa di Baghdad nell’aprile 2003, anche se i successi più significativi sul fronte iracheno li hanno conseguiti nella battaglia urbana di Fallujah e nella pacificazione della provincia di al-Anbar, dominata dai miliziani sunniti e da al-Qaeda. Un successo che indusse il generale James Conway, comandante del corpo, a chiedere che ai marines venisse assegnato l’intero fronte afghano, lasciando all’Us Army l’impegno in Iraq. La richiesta puntava a sottrarre le unità del corpo ai comandanti supremi dell’esercito e ad affidare a un marine la guida delle forze a Kabul, ma venne respinta dal Pentagono che punta sull’impiego interforze del dispositivo militare. In Afghanistan i marines sono tornati comunque in forze a partire dal 2008 per combattere a Helmand e, nel settore occidentale, al fianco delle truppe italiane, nella provincia di Farah.