Roberto Bongiorni, ཿIl Sole-24 Ore 3/7/2009;, 3 luglio 2009
BLITZ USA NELLE CITT DELL’OPPIO
Era già nell’aria da tempo. Da ieri è iniziata "Colpo di spada", la maggiore offensiva militare di terra in Afghanistan dal ritiro dell’armata russa, nel 1989. E la maggiore operazione aviotrasportata condotta dalle truppe americane dai tempi del Vietnam. L’obiettivo è difficile ma inevitabile se gli Stati Uniti vogliono riprendere il controllo dell’Afghanistan:liberare Helmand, la provincia afghana roccaforte dei talebani. La regione che, secondo le stime dell’"Office on Drugs and Crime" dell’Onu produce due terzi dell’oppio coltivato nel paese. Davanti agli occhi increduli degli abitanti, all’alba di ieri sono atterrati vicino a un villaggio nella bassa valle del fiume Helmand diversi elicotteri militari, sbarcando centinaia di marines. L’operazione, finalizzata a riconquistare i due distretti di Lashkar e Nawa, sarà condotta da 4mila marines e 650 soldati dell’esercito afghano.
Al di là di qualche scontro a fuoco, costato peraltro la morte di un marine e il ferimento di diversi altri, i talebani hanno preferito nascondersi, aspettando il momento o il luogo opportuno per il confronto. «Resisteremo, non avranno una vittoria definitiva», ha avvertito uno dei portavoce dei talebani, Qari Yousuf Ahmadi, confermando poi la cattura di un marine avvenuta due giorni fa nella provincia di Paktika in una distinta operazione. Il sequestro, il primo di un militare americano in Afghanistan, è stato confermato anche dal Pentagono.
Washingon intende stabilizzare la regione in vista delle elezioni presidenziali che si terranno il 20 agosto (l’Italia ha confermato ieri l’invio di altri 500 soldati e due tornado). Non sarà facile e non sarà breve, nonostante la rapidità della missione sia la priorità dell’esercito americano. «L’obiettivo è fare qualcosa di grande, farlo con forza e velocemente, così salveremo molte vite su entrambi i fronti», ha detto il brigadiere generale Larry Nicholson, comandante dei marine nelle regioni meridionali dell’Afghanistan, le più difficili. La nuova strategia americana si articola su tre punti: liberare il territorio dai talebani, mantenere le posizioni, e costruire basi e impianti. Insomma fare di tutto perché i talebani non ritornino dopo poche settimane nel loro regno, come accaduto in passato. Su indicazione delle autorità americane, le forze pakistane hanno ridispiegato molte guardie di frontiera con il compito di impedire che i talebani attraversino il poroso confine tra la provincia di Helmand e il Pakistan - 200 km di deserto - per unirsi ai combattimenti o per rifugiarsi in Pakistan.
A Helmand ci sono già 10mila marines, 8.500 sono arrivati due mesi fa in linea con la nuova strategia del presidente americano Barack Obama. Il numero dei soldati americani è salito così a 54mila unità (di cui 37mila nel contingente Nato) a cui si aggiungeranno altri 14mila soldati entro fine anno. Gli americani useranno particolarecautela per cercare di salvaguardare la vita degli 800mila abitanti di Helmand, quasi tutti di etnia pashtun per lo più dediti all’agricoltura e alla pastorizia.
Il successo non è tuttavia assicurato. Il contingente Nato non è mai riuscito a controllare interamente la provincia, anzi, dal 2000 al 2006 (anno in cui i britannici hanno installato qualche piccola base) i talebani sono rimasti i signori di Helmand. In questo lembo di terra, sono numerosi, ben armati e finanziati. Grazie soprattutto ai proventi dell’oppio, investiti in armi in una regione dove molti clan sono dediti al contrabbando.
Ci vorrà comunque tempo. E l’operazione non sarà indolore:ieri due militari britannici sono stati uccisi da un ordigno. Quando si combatte con truppe di terra, le perdite rischiano di essere consistenti. Ma Washington è decisa: la guerra che gli Stati Uniti stanno perdendo si può vincere solo in questo modo, forse.